È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. È questa la dura vita di un cacciatore di taglie. Soprattutto se mandaloriano. Lo sa bene il nostro Mando, inscalfibile e imperturbabile anche senza quella lucente armatura che si porta addosso con quell'aria così riluttante. Con questa recensione di The Mandalorian 1x03, però, inizieremo a entrare non solo nel vivo della storia, ma soprattutto sotto la spessa corazza del protagonista.
Il grimaldello è una piccola creatura verde dallo sguardo talmente espressivo da diventare quasi un ricatto emotivo. Baby Yoda usa la Forza anche quando non la usa, catalizza l'attenzione, ti ammalia e conquista a suon di movenze goffe ed espressioni irresistibili. Quel gran furbone di Jon Favreau ha giocato subito il suo asso nella manica e la serie, ora, deve fare attenzione soprattutto a una cosa: non abusarne. Questo_The Sin_ usa Baby Yoda col contagocce e lo usa bene.
Prima ci intenerisce con qualche siparietto e poi ce lo toglie dalle mani per sondare la coscienza del suo predatore. Mando ha un cuore o è una fredda macchina da caccia? Se dopo tre episodi ci siamo già affezionati alla strana coppia, la risposta è più che ovvia.
L'eco dell'Impero
Scorie d'Impero seminate lungo la galassia. Schegge impazzite di un Male che forse ha perso solo una battaglia, ma non la guerra. Ed è lì, da qualche parte, ad agire sottotraccia, pronto a riemergere con ancora più forza e cattiveria. È questo il germe del dubbio insinuato subito da The Sin. Succede quando Mando consegna Baby Yoda al misterioso cliente che, però, non solo è accompagnato da inequivocabili Stormtrooper, ma paga anche in acciaio Beskar. Ovvero un bottino della Grande Purga e quindi materiale di derivazione imperiale. A questo si aggiunge il modo losco in cui il cliente si appropria della piccola creatura, come se fosse prezioso per piani che vanno tenuti nascosti. Dopo due episodi introduttivi assai indipendenti dalla saga cinematografia, The Mandalorian inizia a intrecciarsi lentamente alla matrice senza però perdere personalità. Come se la lunga mano del cinema sfiorasse la televisione senza però soffocarla. Così rimangono intatti i dialoghi immediati, il ritmo serrato, la sensazione di essere davanti a una formula sapiente. Perché The Mandalorian ribadisce la sua natura di serie leggera ma tutt'altro che superficiale. Piena di mistero senza essere cervellotica.
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Fascino mandaloriano
C'è un aspetto che abbiamo apprezzato in questo The Sin: la sua voglia di approfondire meglio il contesto sociale da cui proviene e in cui si muove il protagonista. Il tutto senza rinunciare alla solita azione ben dosata, che in realtà è parte integrante della cultura mandoloriana. Finalmente questo popolo battagliero ci viene mostrato con più dovizia di particolari. Un popolo ferito, arrabbiato, costretto a vivere rintanato come un branco di topi. Una tribù di guerrieri fortemente gerarchica, in cui è il rango a definire chi sei. Il nostro Mando, forte della sua abilità di cacciatore, è pronto a portare addosso i segni del suo lignaggio, con un'armatura che diventa quasi il suo aspetto, il suo volto, la sua identità.
Non ci è ancora permesso sbirciare sotto il suo elmo, ma finalmente The Mandalorian ci fa capire da dove proviene il suo antieroe. Figlio di un antico dolore, un orfano traumatizzato che la sua armatura se l'è messa addosso da chissà quanto. Un'armatura sotto la quale il nostro Baby Yoda si è infilato con grande agilità, considerando la decisione altruista presa dal nostro nel pirotecnico finale dell'episodio. Un episodio che sancisce definitivamente una cosa: a The Mandalorian sono bastati novanta minuti scarsi per far sentire lo spettatore un terzo incomodo nel bel mezzo di una coppia vincente. Il cacciatore e il bambino, coraggiosi fuggitivi in un mondo in cui il Male non ha smesso di fare il predatore.
Conclusioni
In questa recensione di The Mandalorian 1x03 abbiamo confermato quanto di buono scritto sugli episodi precedenti. Anche The Sin si dimostra solido e intrigante, soprattutto grazie alla scelta di approfondire meglio la figura del misterioso mandaloriano protagonista. Il popolo guerriero del mondo starwarsiano viene ritratto in maniera essenziale senza però perdere di fascino. E la svolta finale non può che farci affezionare una volta per tutte alla coppia più stramba della galassia lontana lontana.
Perché ci piace
- La voglia di esplorare meglio l'animo ferito del protagonista.
- Il fascino del popolo mandaloriano, ben delineato nei suoi usi e costumi.
- Il modo sapiente con cui lo show sfiora la saga cinematografica.
- I siparietti con Baby Yoda giocano sempre sporco. E funzionano.
Cosa non va
- A volte si ha la sensazione che l'episodio scivoli via troppo in fretta.