Sarah Linden e Stephen Holder intercettano Lincoln Knopf mentre è alla fermata dell'autobus e lo interrogano a proposito degli abusi subiti da parte di Linda Stansbury. Sospettando che il ragazzo possa essere coinvolto nel massacro della famiglia Stansbury, i due detective prima perquisiscono la sua casa, poi domandano al Colonnello Margaret Rayne di poter ispezionare la sua stanza al Saint George; la donna, però, nega loro il permesso senza un relativo mandato.
All'interno dell'accademia, intanto, Kyle non solo è soggetto a terribili incubi e a crisi di panico, ma si trova pure a subire gli atti di nonnismo da parte di A.J. Fielding, che lo costringe a partecipare ad un violento rituale di iniziazione delle nuove reclute. Linden, sempre più sotto pressione, ha un furioso litigio con la sua amica Regi di fronte al figlio Jack. Quest'ultimo, già allontanato dal padre e dalla matrigna, decide di contattare Gena Geddes, la madre di Sarah, la quale aveva abbandonato la figlia trent'anni prima; ovviamente, il confronto fra Linden e sua madre è durissimo.
Nel frattempo, le indagini giungono a una svolta inaspettata: perlustrando una stazione di benzina lungo la strada fra la casa degli Stansbury e il Saint George, Linden e Holder si imbattono in un barbone con indosso una spilletta militare dell'accademia, mentre la telecamera della stazione rivela che, la notte della strage, una Toyota Corolla di color bordeaux si era fermata in quel luogo. I due detective scoprono inoltre che Linda aveva riportato una frattura al polso, e si recano al Saint George per interrogare Kyle a proposito; il ragazzo confessa di essere stato lui a colpire la madre, la quale aveva tentato di abusare di lui. Quella notte, Kyle trova nella propria stanza una pistola e un biglietto che lo invita a suicidarsi; il ragazzo, sconvolto, tenta di chiamare la polizia e si rivolge al Colonnello Rayne. Con sua grande sorpresa, Linden scopre che la Corolla avvistata quel pomeriggio nel parcheggio dell'accademia appartiene proprio a Margaret Rayne. Ma un'altra, clamorosa rivelazione fredda subito l'entusiasmo della donna: Reddick ha appena ritrovato l'auto di James Skinner fra le acque del lago, insieme ai cadaveri delle vittime del killer...
Commento all'episodio
"Sono andati via i mostri?". A rivolgere questa domanda al fratello Kyle, con un filo di voce, è la piccola Nadine, materializzatasi all'improvviso all'interno della camera del fratello; ma Kyle non fa in tempo a rassicurarla che lungo la fronte di Nadine inizia a scorrere uno scuro rivolo di sangue, e il giovane si sveglia urlante nel proprio letto. È l'angosciante incubo con il quale si apre il quarto episodio della nuova stagione di The Killing, intitolato non a caso Dream Baby Dream: una sequenza emblematica dell'insostenibile carico di inquietudine che grava su Kyle, autentico co-protagonista di questa stagione, impersonato con formidabile intensità dall'attore Tyler Ross. Fin dall'episodio Blood in the Water, The Killing ci ha fatto vivere in presa diretta il doloroso calvario di questo sventurato adolescente, e Dream Baby Dream ancora più a fondo negli abissi dell'animo del personaggio: la sua netta repulsione nei confronti di ogni atto di violenza lo porta infatti a disobbedire ad A.J. nel corso di un sadico rituale di iniziazione delle nuove reclute, celebrato sulle note della filastrocca per bambini Itsy Bitsy Spider, e sinistri disegni del luogo del massacro compaiono fra le pagine dei suoi quaderni.
Ma l'apice dell'orrore si consuma al termine della puntata, quando Kyle trova nella propria camera una pistola e un biglietto che riporta la frase "Finish what you started". Il ragazzo tenta di dare l'allarme, ma pochi minuti dopo la pistola e il biglietto sono già scomparsi, mentre il Colonnello Margaret Rayne decide di rinchiudere Kyle nella sua stanza, incurante delle grida disperate del giovane. L'accademia di Saint George, con i suoi crudeli rituali, le severe punizioni e l'atmosfera austera e notturna, è come un tenebroso maniero fra le cui pareti qualcuno sta sottoponendo Kyle ad incessanti torture psicologiche, al fine di spingerlo nel baratro della follia.
The Killing recupera in sostanza un perverso meccanismo di suspense tipico del genere gotico, già consolidato nella letteratura e nel cinema (si ricordino, di questo filone, i memorabili esempi offerti da Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock e Angoscia di George Cukor) e qui superbamente riproposto per suscitare i dubbi dello spettatore: Kyle ha una doppia personalità o è vittima di un misterioso complotto? A.J. e Lincoln sono forse coinvolti nell'omicidio della sua famiglia? E qual è esattamente il ruolo del Colonnello Margaret Rayne, che si batte come una leonessa per difendere i suoi allievi ma sembra nascondere più di un segreto? Così come Peter Sarsgaard nella precedente stagione, qui è una meravigliosa Joan Allen a rubare la scena ai due protagonisti storici di The Killing: la sua rabbiosa invettiva contro la coppia di detective ("Avete idea di quanto siano traumatizzati questi ragazzi?") segna il vertice di esasperazione di una personalità complessa e sfuggente, che ad un materno istinto di protezione nei confronti di Kyle - in una delle prime sequenze la donna invita il ragazzo a ballare un valzer insieme a lei - unisce un'inflessibile durezza.
Accanto alla storyline principale, tuttavia, Dream Baby Dream trova spazio pure per approfondire i tormenti di Linden e Holder. Se nello scorso episodio, The Good Soldier, era stato Holder sul punto di crollare, tanto da farsi sfuggire una pseudo-confessione giunta fino alle orecchie del suo collega Reddick, in questa puntata è Linden a sfogare, nel corso di una lite devastante, tutta la tensione accumulata fino ad ora. Il turbolento rapporto fra Linden e suo figlio Jack sottolinea ulteriormente il vero tema cardine di questa stagione di The Killing: la difficoltà di assolvere il compito di genitore (una difficoltà che incute timore anche ad Holder), e di rimando la sofferenza e la "perdita dell'innocenza" di figli incapaci di ottenere la stabilità e l'amore che desiderano. Un tema che si riflette pure nell'aspro confronto fra Linden e sua madre Gena, personaggio inserito ex-novo in una rapida parentesi narrativa e interpretato dall'attrice Frances Fisher. Ma in questa Seattle perennemente grigia e battuta dalla pioggia, forse esiste ancora uno spiraglio di luce: nell'abbraccio liberatorio fra Linden e suo figlio Jack ("Non mi succederà nulla" dichiara la donna, una promessa quantomeno incauta), o nelle parole che Linden stessa rivolge a Holder per rassicurarlo sulla possibilità di essere un buon padre: "Sei qui, è questo che importa. È l'unica cosa che importa...".
Conclusioni
L'indagine di Sarah Linden e Stephen Holder ci regala un altro eccezionale e coinvolgente capitolo della stagione conclusiva di The Killing: Dream Baby Dream registra infatti nuovi picchi di tensione attraverso la storyline relativa a Kyle Stansbury, succube di spaventosi incubi e sensi di colpa, ma al contempo vittima delle manipolazioni di chi sta tentando di spingerlo verso il baratro della follia, in un racconto dalle sfumature quasi gotiche ricco di inquietudine e di suspense. Il quarto episodio riporta inoltre in primo piano il personaggio di Sarah Linden, messa di fronte alle difficoltà del suo ruolo di madre e costretta a fare i conti anche con il proprio background familiare, mentre l'epilogo è segnato da una serie di spiazzanti colpi di scena. Non a caso, nell'ultima sequenza, l'inquadratura si stringe in un primissimo piano sul volto di ghiaccio di Mireille Enos: il passato di Linden è venuto a galla - letteralmente! - e ora alla donna spetta il compito di affrontarlo una volta per tutte...
Movieplayer.it
4.5/5