Il progetto della passione di Rupert Everett ha finalmente una forma definitiva. Dopo il lancio al Sundance, The Happy Prince, biopic dedicato all'ultima fase della vita dello scrittore Oscar Wilde, è stato presentato al Festival di Berlino in Berlinale Special. La premiere tedesca ha un valore speciale. Dopo anni di disperati tentativi per trovare i finanziamenti necessari, Rupert Everett ha trovato terreno fertile proprio con una produzione tedesca e ha scelto di girare in Germania tutta la parte di film ambientata a Parigi, dove Wilde si è spento nel 1900. "The Happy Prince è girato in Bavaria, dove Wilde non è mai stato. Abbiamo trovato dei castelli meravigliosi in Franconia e li abbiamo fatti passare per Parigi anche se in realtà non ci siamo mai siamo stati".
Per realizzare l'opera che più gli stava a cuore, Rupert Everett ha deciso non solo di interpretare il film, ma di scriverlo e dirigerlo. Prima, però, ha provato a conquistare la fiducia dei finanziatori interpretando il controverso scrittore a teatro in The Judas Kiss, pièce che ha avuto un'enorme fortuna ed è stata al centro di un tour trionfale. Rupert Everett ammette: "Ho deciso di cimentarmi con lo spettacolo teatrale perché non riuscivo a finanziare il film. Se fossi riuscito a convincere nel ruolo di Oscar Wilde avrei trovato i soldi. La pièce ha sbloccato qualcosa, quasi subito ho trovato i produttori per il mio film".
Ballando sul precipizio
L'intro poetico di The Happy Prince non tragga in inganno. Nella rappresentazione della fase crepuscolare della vita di Oscar Wilde, Rupert Everett non ci risparmia niente calcando la mano sul disfacimento fisico del corpo dello scrittore, minato dal vizio e dalle malattie, che va di pari passo con la decadenza morale e sociale seguita alla condanna. La crudezza e la drammaticità delle immagini si sposano al titolo poetico del film che rievoca uno dei racconti più celebri di Wilde, Il principe felice, narrato nel film al fratellino di un giovane che lo scrittore paga in cambio di favori sessuali. "L'origine del titolo è legata ai miei ricordi d'infanzia. Quando avevo sei o sette anni mia madre mi leggeva la fiaba prima di dormire. Questo è stato il mio primo incontro con Oscar Wilde. Ricordo ancora come era vestita mia madre, sembrava quasi Jackie Kennedy con il mini vestito e gli orecchini. Era una donna poco convenzionale. Ma se devo scegliere la mia opera preferita di Wilde, dico L'usignolo e la rosa".
"Amo da sempre la versione di Orson Welles de Il principe felice" confessa la splendida Emily Watson, a cui Rupert Everett ha affidato il ruolo chiave di Constance, dolente moglie di Wilde costretta a ripudiare il marito dopo la condanna per omosessualità. "Per quanto fosse crudele, era impossibile non amare Oscar Wilde" ammette l'attrice. "Aveva il fuoco dentro di sé, era una figura estremamente attraente". In The Happy Prince non vediamo Constance a lungo, ma il personaggio ha un ruolo centrale nella psiche del marito, provato dall'allontanamento forzato dalla famiglia. "Ho scritto il ruolo con Emily in mente" ammette Rupert Everett. "Non avrei potuto pensare a un'attrice migliore. E' stata fantastica. Constance provava un amore incondizionato per quest'uomo che la distrugge" Gli fa eco Emily Watson: "Constance è una donna piena di vita, moderna, ma è vittima dell'ipocrisia dell'epoca. Deve vivere in esilio per colpa della disgrazia che ricade su di lei, morirà sola. La sua storia è molto triste, ma anche commovente, piena d'amore e passione per la vita".
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Wilde, il precursore dei diritti degli omosessuali
Pensando ai modelli di riferimento che gli sono serviti a plasmare il suo biopic, Rupert Everett cita Visconti. L'atmosfera mortifera e decadente del suo The Happy Prince ha molto in comune con Morte a Venezia e il bel Rupert, in passato, ha fatto spesso visita all'Italia e al suo cinema. "Il cuore del film è la fascinazione per la rovina di Wilde. Come si vede, il suo dramma è non aver riconosciuto il vero amore preferendo il decadente Bosie a Robbie Ross, colui che lo ha amato davvero. Oscar Wilde è una figura cristologica, ha scelto di andare in prigione per avere la vita eterna. Se si fosse sottratto al carcere fuggendo all'estero la sua opera non gli sarebbe sopravvissuta. Si è sacrificato per diventare immortale".
Per realizzare il film che gli stava a cuore, Rupert Everett ha deciso di dirigerlo in prima persona. Ripensando al suo esordio, l'attore racconta: "Dovevo urlare tutto il tempo e poi entrare al volo in un personaggio che sta morendo. Credo che la mia performance sia stata la più debole, è stato molto faticoso. Quando ho messo insieme tutto mi sono accorto che gran parte della mia performance era sbagliata e ho dovuto cambiare un sacco di cose in montaggio". Nonostante le difficoltà, la sensazione dopo la visione di The Happy Prince è quella di un autore che ha omaggiato un personaggio con cui condivide molte affinità. "Sicuramente ho una forte connessione con Wilde. Lui è stato il primo a combattere pubblicamente per i diritti degli omosessuali. Ha inaugurato il movimento di liberazione dei gay. Dovremmo prendere esempio dal suo fantastico viaggio".