The Good Nurse, la recensione: la morte in divisa

La recensione di The Good Nurse: il film Netflix con protagonisti Eddie Redmayne e Jessica Chastain mostra come la potenza dell'immagine e la forza empatica scaturibile da performance complesse possano restituire la stessa sete di angoscia e dolore della storia vera da cui trae origine.

The Good Nurse, la recensione: la morte in divisa

A volte la morte non ha tra le mani una falce, e non è nemmeno abbigliata di un manto lungo e nero; a volte la morte ha tra le mani una sacca di fisiologica con all'interno una doppia dose di glucosio. Lo zucchero, da elemento edulcorante di mancanze profonde, si fa ora strumento violento, arma letale. La morte a volte ha un volto dolce, e un fare gentile; un corpo vestito da una divisa azzurra, quella di un infermiere, che si muove silente tra stanze di un ospedale alla ricerca di nuove anime da rapire.

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Locandina di The Good Nurse

Abbiamo imparato a conoscerli bene gli infermieri; una conoscenza iniziata sul piccolo schermo con le anime in divisa di E.R. - Medici in prima linea, Grey's Anatomy e una mole di medical drama che hanno riempito lo spazio di termini tecnici, e nomi complessi di farmaci ormai divenuti familiari. Poi gli anni sono passati, le pagine dei calendari strappate mese dopo mese, fino ad arrivare a quel 2020 di pandemica memoria; e allora il ruolo dell'infermiere ha superato il confine schermico, facendosi presenza fissa, guida salvifica verso la guarigione tra tamponi e termometri. Ma, come sottolineeremo in questa recensione di The Good Nurse, disponibile su Netflix dal 26 ottobre, vi sono stati momenti in cui da portatori di ottimismo gli infermieri si sono tramutati in contenitori nefasti di lutti e decessi improvvisi. Tra le loro mani le siringhe si trasformano magicamente in strumenti di morte; nei loro occhi pieni di dolcezza, brucia il fuoco dell'inferno. Una luce che trascina le anime come Caronte nel fiume del sonno eterno; sono Parche in divisa, pronti a recidere il filo della vita senza apparente motivo e con estrema facilità.

The Good Nurse: la trama

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The Good Nurse: Jessica Chastain in una scena del film

Ispirato all'omonimo romanzo del 2013 pubblicato da Charles Graeber, a sua volta tratto dalla vera storia circa la cattura e l'arresto di Charles Cullen, The Good Nurse segue le vicende di un infermiere statunitense accusato di aver ucciso quasi quattrocento persone nell'arco dei sedici anni di servizio in più di dieci ospedali statunitensi. Da operatore sanitario, Cullen si tramuta così dal 1987 al 2003 in uno dei serial killer più prolifici della storia degli Stati Uniti.

Raccontare l'inferno tra le sale d'aspetto

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The Good Nurse: Eddie Redmayne in un'immagine

Nelle mani di Tobias Lindholm la vera storia di Charlie Cullen (Eddie Redmayne) si fa materiale cinematografico da trattare con delicatezza, e linearità; al regista non interessa confezionare un esito finale dalla portata giuridica, a quello ci ha pensato già la Storia. È il viaggio lungo il quale la verità si è fatta largo, tra ospedali e distretti di polizia, attorno al tavolo di un locale, o sul divano di casa, a infondere linfa vitale a un'opera come The Good Nurse. Il substrato narrativo è solo un correlato di ventricoli attraverso i quali far passare il sangue vitale del film; un corpo di celluloide fatto di sguardi intensi, e gesti ridotti al grado zero, sintomi diretti di un'umanità che perde il proprio calore, per congelarsi in una mano che tutto copre, e tutto investe di un buio eterno; il buio della morte.

È dunque nella portata visiva, e soprattutto attoriale, che si può auscultare il battito cardiaco di una pellicola come The Good Nurse. Un quadro medico ammantato da un'atmosfera glaciale, di un respiro freddo, e anticipatore di morte. A investire ogni strato epidermico dell'opera è dunque una fotografia cerulea, dove il calore di un cuore che batte, ha lasciato spazio al brivido del corpo esanime.

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The Good Nurse e gli angeli della morte in divisa

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The Good Nurse: Jessica Chastain in una foto

Gli angeli della morte si muovono in silenzio. Nulla deve presagire la loro presenza, o tradire le conseguenze delle loro azioni. Gli angeli della morte agiscono in incognita, nascosti tra sguardi docili ed espressioni tenui. Una maschera, la loro, che Eddie Redmayne si modella sul proprio volto, sacrificando quella galleria di micro-espressioni fortemente caricate che ne indebolivano le performance, per sviluppare un personaggio in sottrazione, silenzioso, quasi invisibile. Una performance compiuta in stasi, la sua, nell'eterna attesa di un'esplosione improvvisa, restituita entro i dettami di un'interpretazione coerente con la tempesta emotiva che affligge il suo Charlie Cullen, diavolo in incognito, espressivo tanto basta per conquistare la fiducia altrui, ma letale per appropriarsi di anime e cuori deboli e indifesi. Un volto, quello dell'uomo, spesso e volentieri avvolto da un manto di ombra che ne preclude i lineamenti. Un gioco di sfumature oscure che si oppongono alla flebile luce che invece ammanta il viso di un'Amy dai tratti angelici. La salvezza e la condanna: sono due facce della stessa medaglia, Amy e Charles. Due cuori che battono all'unisono agendo in nome di due fini contrapposti. Se la donna (interpretata da una Jessica Chastain in stato di grazia) sfiorerà con il proprio tocco anime in pena, poste in attesa di un barlume di guarigione, l'uomo agirà all'ombra della morte, chiamando a sé 400 vite innocenti, adesso lasciate vagare nel buio del sonno eterno.

Lotta di sguardi

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The Good Nurse: Jessica Chastain in una sequenza

È un campo di battaglia attraversato da sguardi profondi, e pronti a colpire, l'ospedale di The Good Nurse. Una lotta intestina, combattuta in silenzio tra i due protagonisti lungo sale di attesa e mura domestiche; Amy e Charlie si fanno adesso pistoleri sui generis, due cowboy che al posto delle pistole sfoderano parole taglienti e letali. Quella da loro innescata è una battaglia di occhi fissi che guardano e scrutano, bagnandosi di lacrime, o ispessendosi di ansia; una lotta di sguardi, sottolineata nella portata emotiva non solo da un montaggio improntato su continui campi e controcampi, ma anche e soprattutto dalla freddezza angosciante dei due interpreti. Eddie Redmayne e Jessica Chastain lasciano nel fuori campo la propria individualità per prendere in prestito quella dei loro personaggi. Ne consegue un'antitesi esistenziale su cui fondare la portata narrativa e sentimentale dell'intera opera, facendo sì che The Good Nurse nel buio dell'inferno, sia davvero un'opera fortemente umana, perché fragile, imperfetta, dilaniante.

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Il dolore alla seconda

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The Good Nurse: Jessica Chastain in una scena

Mai sopra le righe, ma perfettamente rientrante nei confini stabiliti del genere dei dramma biografico, The Good Nurse affonda la propria natura inedita sulla portata criminale compiuta dal suo protagonista. L'infermiere fattosi omicida lascia senza parole, ed è nel racconto, e nella riproposizione in chiave interpretativa di questa storia angosciante - e maledettamente reale - che si cela la chiave di volta dell'intera opera. Nessun virtuosismo registico, nessuna eccedenza tecnica; Tobias Lindholm lascia che la storia si sviluppi da sola, innestando l'illusione che quelli ora immortalati dal suo sguardo, siano personaggi che già pre-esistono all'accensione della cinepresa. Limitandosi nei movimenti, il regista segue e registra i propri personaggi con riprese abbastanza ampie da inserirli e avvolgerli nell'ambiente circostante, elevandoli a parti integranti lo spazio di azione. Gli infermieri sono così un tutt'uno con quelle stanze ospedaliere assurte a palcoscenico di vita e di morte, mentre il comparto umano si fa corollario di primi attori di un dramma in essere, pronto a volgersi verso un epilogo funesto, tra condanne e arresti cardiaci, manette e defibrillatori.

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The Good Nurse: Eddie Redmayne in una scena del film

È un mondo che si muove in punta di piedi, The Good Nurse. Una messa in ordine di passi silenziosi, attenti e cauti quasi non volessero far percepire la propria presenza sulla scena. Ed è proprio nel corpo di queste ombre silenziose che l'angoscia e il dolore si fa ancora più forte; un conflitto estenuante, di sentimenti ambivalenti, che prendono e trascinano l'anima degli spettatori nel buio di azioni indicibili, dove l'assurdità del reale si fa dolore del dramma in celluloide. Una lotta intestina che prende e travolge l'anima, dove il cinema da cura pallativa diventa strumento di precaria e limitata sofferenza, elevata però verso una catartica, salvezza, finale.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di The Good Nurse sottolineando come il film con protagonisti Eddie Redmayne e Jessica Chastain prende tra le mani la storia vera dell'infermiere killer Charlie Cullen per redigere un saggio sul dolore e della violenza ingiustificata. Avvolto da una fotografia gelante e dalle tinte fredde come la morte, il film porta al grado zero il senso di umano calore, per elevarsi verso una catartica sete di giustizia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • La performance della coppia Chastain-Redmayne.
  • La mancanza delle solite espressioni caricate di Eddie Redmayne.
  • La fotografia cerulea e glaciale, presagio di morte.
  • La lotta intestina compiuta con la sola forza dello sguardo.

Cosa non va

  • L'adesione fin troppo stretta ai canoni del genere.