Pur avendo recitato nel torbido Byzantium, Gemma Arterton ammette candidamente di non amare generi come l'horror o la fantascienza. "Non mi piacciono quei film con le porte scorrevoli che si aprono e si chiudono, come Star Wars" ammette candidamente. Questa dichiarazione in bocca a chiunque altro avrebbe scatenato l'ira dei fan irriducibili, ma a Gemma si può perdonare tutto. Alta, pensierosa, da vicino la star di Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese e Gemma Bovery è ancora più bella, con il viso ricoperto da lentiggini e senza un filo di trucco. I capelli castani sciolti sulle spalle fanno da contrasto all'abito chiaro, lungo quasi fino ai piedi, dal taglio vagamente ottocentesco. Della fragilità da dama di un'altra epoca, però la Arterton ha poco e niente. L'attrice parla di rado, ma quando lo fa dimostra un piglio volitivo molto british.
In occasione dell'inaugurazione della 69° edizione, Locarno ha scommesso proprio sull'attrice, presentando in apertura di festival la sua ultima fatica, lo zombie movie inglese The Girl with All the Gifts. Nel film, un'avventura distopica ispirata al romanzo di Mike Carey La ragazza che sapeva troppo, ad affiancare Gemma vi sono la star Glenn Close, il collega britannico Paddy Considine e la rivelazione Sennia Nanua, presente al Festival svizzero insieme all'attrice e a Mike Carey, anche sceneggiatore del film. "Cosa mi ha spinto a recitare in questo film?" esordisce la Arterton. "Non sono una spettatrice abituale di horror o fantascienza e raramente ho preso parte a questo tipo di film, ma in questo caso il personaggio era scritto molto bene e la storia era così bella. Il regista Colm McCarthy mi aveva vista a teatro in un ruolo completamente diverso e ha deciso di propormi il personaggio di Helen".
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La Brexit genera zombie
In assenza di Colm McCarthy, è Mike Carey a parlare del concept del progetto. "La ragazza che sapeva troppo è nato come racconto breve che avrebbe dovuto far parte di una raccolta. La mia idea era ambientare il mio racconto in una scuola superiore, in più volevo come protagonista una ragazzina. Questo personaggio è rimasto nella mia mente a lungo e quando il mio _publicist ha letto il racconto, abbiamo deciso di andare a fondo riflettendo sull'innocenza dell'adolescenza". Lo sceneggiatore è ben consapevole del messaggio politico insito in The Girl with All the Gifts, in particolar modo vista la scelta di aderire ai canoni dello zombie movie. "Il mio paese ha appena votato per autoescludersi dall'Europa in un'illusione di indipendenza. Hanno detto sì a Brexit sperando in una grandezza futura. Non vogliono gli immigrati, ma non lo siamo tutti? Proveniamo da diverse ondate di immigrazione, i veri britanni sono morti secoli fa. Credo il tema centrale del film sia legato proprio a questa situazione, è il problema che viviamo oggi, non riuscire a trovare più l'umanità nell'altro. La fantascienza e l'horror sono metafore per raccontare i problemi di ogni epoca. Tutti i più grandi mostri li ritroviamo in epoche diverse perché ci rispecchiamo in loro. I vampiri, le mummie o gli zombie non passano mai di moda perché raccontano l'epoca in cui viviamo"_.
All'interno dell'apocalisse zombie provocata da un virus che ha contagiato l'umanità, uno dei punti chiave del film è il rapporto che si consolida tra Helen e la giovanissima Melanie, interpretata da Sennia Nanua. Trovare la giovane interprete da affiancare a Gemma Arterton non è stato semplice. Come racconta l'attrice esordiente "Colm McCarthy aveva un'idea chiara di come doveva essere la ragazzina protagonista. Io ho sostenuto un lungo provino. Sono stata vista per ultima, dopo altre 400 ragazze, ma alla fine sono stata io ad avere la parte".
Realismo in salsa inglese
Gemma Arterton dimostra di aver stretto un forte legame con la sua giovane partner e ammette che la complicità sul set di The Girl with All the Gifts era palpabile. "C'era una grande energia tra noi attori. Io e Sennia ci siamo trovate subito bene, senza bisogno di provare. È raro per me trovare un film in cui mi diverta dalla prima all'ultima scena, ma in questo caso è stato proprio così". Gli fa eco la giovane Sennia: "I momenti migliori per me sono state le scene di lotta, quelle in cui dovevo sparare a Paddy Considine. Abbiamo provato a lungo insieme, e il regista mi ha aiutato attraverso una serie di consigli, è stato molto preciso, molto tecnico. La mia relazione con il personaggio di Considine era la più complicata. Melanie capisce di non essere come gli altri bambini, ma come lui".
Come Mike Carey, anche Gemma Arterton sembra avere molto a cuore l'aspetto metaforico del film, sottolineando come uno degli aspetti più importanti della storia sia mostrare gli effetti del comportamento umano sull'ambiente. "La nostra intenzione era lanciare un messaggio per far aprire gli occhi al pubblico. Cosa stiamo facendo al pianeta? Abbiamo girato gran parte del film in mezzo alla natura e poi abbiamo integrato con le parti girate a Londra. Quasi tutto ciò che vedete nel film è girato davvero perché Colm ama il realismo. Tutti gli zombie sono realizzati con trucco prostetico, c'è pochissimo green screen. Abbiamo girato anche in un ospedale chiuso da dieci anni, un posto incredibile, completamente marcio. In Inghilterra abbiamo molti posti come questo, è stato molto divertente. Amo questi set così reale e l'aspetto che mi ha appassionato di più della storia è che potrebbe succedere davvero". Tra poche settimane Gemma Arterton sarà a Venezia in veste di membro della giuria del concorso ufficiale. Visto che ammette di non amare horror e sci-fi è inevitabile provare a sondare il terreno per capire i suoi gusti: "Sono attratta dalle storie che mi toccano nel profondo, non ho un genere preferito. Mi commuovono i fatti del quotidiano. E sono una fan del cinema italiano. Per questo sono onorata di essere in giuria a Venezia".