Classe 1983, la regista e sceneggiatrice Lulu Wang è nata a Pechino ma vive negli Stati Uniti da quando aveva sei anni. Dopo aver realizzato alcuni cortometraggi e video musicali, nel 2014 ha esordito nel lungometraggio con Posthumous, dramma romantico su un inganno nel mondo dell'arte in seguito a un equivoco. La consacrazione è arrivata cinque anni dopo con The Farewell - Una bugia buona, acclamato al Sundance e ora considerato uno dei titoli forti in zona Oscar.
La regista ha accompagnato il film (di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di The Farewell) alla Festa del Cinema di Roma, ed è in tale occasione che ci ha concesso un'intervista video. La cineasta è visibilmente contenta di aver realizzato qualcosa di cui tutti parlano, cosa sempre più rara per titoli più piccoli in un panorama dominato dai blockbuster hollywoodiani: "È un onore essere diventati un argomento di conversazione, ma è un'arma a doppio taglio: da un lato è un buon esempio di un film più piccolo che arriva al pubblico, e può convincere gli studios ad approvare altri progetti di matrice asiatica; dall'altro, se progetti simili dovessero andare male, gli studios potrebbero pensare che il mio film fosse solo un fenomeno passeggero, una cosa che andava di moda, e non voglio che mi si consideri in quel modo."
La video intervista a Lulu Wang
Un successo internazionale
The Farewell - Una bugia buona è basato sulle vere esperienze di Lulu Wang, ma ha conquistato il pubblico nel mondo intero, cosa che in parte ha sorpreso la regista: "Nel complesso le reazioni internazionali sono state molto emotive, e la cosa incredibile è stata sentire persone dire che il personaggio di Nai Nai, la nonna, gli ricordava i loro parenti, o che alcune usanze fossero le stesse all'interno della loro famiglia."
C'era il rischio che il contenuto fosse troppo specifico a livello culturale? "Sì, quando ho proposto il progetto tutti mi chiedevano se si rivolgesse al pubblico americano o cinese, temevano che fosse troppo di nicchia." Ci sono scene che il pubblico pensava fossero inventate quando invece erano fedeli alla storia vera? "Che io sappia no. Alcuni forse possono pensare che lo zio che piange al matrimonio sia una forzatura drammatica, ma è successo per davvero. Tutti i momenti emotivi sono fedeli alla realtà."