Si era chiuso con un'immagine indelebile l'episodio precedente. In questa serie così attenta ai simboli e al significato delle icone, vedere lo scudo di Captain America insanguinato è stato il punto più basso della parabola del sogno americano. E di quello che il suo eroe simboleggiava. In questa nostra recensione del quinto episodio di The Falcon and The Winter Soldier ripartiamo esattamente da qui. Dalle conseguenze di quel gesto, catturato dalla folla, esposto alla luce del sole e agli obiettivi delle telecamere. E da un episodio che decide di prendere una pausa prima del gran finale, che si preannuncia davvero esplosivo.
Un gesto conclusivo
Era chiaro che il gesto con cui si era concluso l'episodio precedente (dall'ottimo titolo Tutto il mondo ci guarda) avrebbe sconvolto il fluire della narrazione. Totalmente consapevole di questo punto di non ritorno, troppo ingombrante per poterlo digerire in fretta, la serie di Malcolm Spellman si prende tutto il tempo necessario per riprendere fiato. Così, dopo un paio di puntate in cui il ritmo elevato l'ha fatta da padrone, si ritorna ai ritmi dilatati e riflessivi delle prime puntate. Il gesto furioso di John Walker (ad oggi ancora il personaggio migliore della serie e interpretato da un Wyatt Russell in stato di grazia) ha il sapore di un gesto conclusivo. E in effetti, dopo un lungo prologo che conclude definitivamente le vicende iniziate la scorsa settimana, questo quinto episodio mette in stand-by la storyline principale e si concentra sui personaggi, mettendo in discussione l'intero focus di The Falcon and the Winter Soldier. Però, forse, quando definiamo la storyline principale come la vicenda in cui i nostri eroi devono fermare l'azione di un gruppo di anti-patriottici capitanati da Karli Morgenthau, in realtà stiamo compiendo un errore. Perché (e questo quinto episodio lo dimostra) la sensazione è quella che l'azione in questa serie sia solo il punto conclusivo di un percorso di consapevolezza, intima e interiore. Prima si ragiona, prima si capisce ciò che si è e cosa bisogna fare e solo in un secondo momento si agisce. Lo dimostrano tutte le sequenze in cui i personaggi hanno bisogno del dialogo e di una conversazione per avere un'epifania che poi li porta a reagire.
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L'approccio vincente
Non una storia di azioni, ma di reazioni. Come quella di John Walker che dimostra di non poter indossare i panni di Captain America e di cosa quel costume simboleggia. O come quella di Bucky, che ha bisogno di un nuovo cambiamento nella sua vita per assopire gli incubi del suo passato. E, soprattutto, come quella di Sam, il prescelto da Steve Rogers per portare sulle spalle il peso dello scudo, che deve compiere un percorso introspettivo prima di scegliere chi essere. In questo approccio vincente sta la vera forza della serie targata Marvel Studios, una serie che sorprende proprio perché diversa da tutto ciò che abbiamo visto finora in questo universo narrativo. Non solo per le tematiche politiche e sociali preponderanti, che rendono questo nuovo tassello MCU un prodotto più maturo e adulto della media delle produzioni, ma anche per la scelta di sacrificare il puro e semplice intrattenimento in modo da concentrarsi su una dimensione più personale. Dopo WandaVision, l'approccio dei Marvel Studios nel campo della serialità televisiva appare ormai chiaro: approfondire la dimensione psicologica dei personaggi protagonisti, sacrificandone il mero spettacolo cinematografico. È nei dialoghi tra i personaggi che la serie mostra la sua vera forza, è nei pensieri non detti che ribollono dentro i protagonisti che si svolge la storia, è nella loro stessa esistenza che avviene il conflitto maggiore, il più importante, quello che pone le basi per il futuro. Della narrazione e del mondo stesso.
Di simboli e metafore
The Falcon and The Winter Soldier continua a procedere per simboli e metafore, a volte rendendole semplicemente più visive (proprio all'inizio dell'episodio troviamo un'inquadratura, quasi pittorica, che prosegue la forte inquadratura con cui si chiudeva la quarta puntata), a volte sottolineandone il significato. Si potrebbe pensare che la scrittura, nonostante alcuni ottimi momenti, voglia evidenziare il racconto metaforico tanto da interessarsi in misura minore a trovare un giusto equilibrio a tutto il resto (anche in questo caso ritroviamo quelle brevi scorciatoie narrative per accelerare il ritmo, che sacrificano un po' di credibilità) ma sono minuzie. La vera storia è la presa di coscienza di Sam, è l'eredità di Steve Rogers, del suo costume e del suo scudo, del passaggio di testimone di alcuni dei più forti ideali americani che vengono messi a dura prova dagli americani stessi. Ne è vittima lo stesso John Walker, che a primo impatto risulta un antagonista senza rimorsi, ma su cui la serie si concentra così tanto da essere in grado di compatirlo. Anche questo finto Cap, un vero e proprio personaggio che simboleggia l'America più estremista che si è mostrata al mondo negli ultimi anni, è in realtà figlio, e non portavoce, della caduta di quei valori. Nel modello americano, biondo, bianco, incapace di basarsi sulle proprie forze tanto da voler usare il siero su di sé, che strappa le ali di un altro eroe, stavolta afroamericano e semplicemente umano, si compie la perfetta metafora razziale così urgente da dover essere raccontata anche in un progetto così pop qual è quello del Marvel Cinematic Universe. È qui che sta la bellezza vera della serie: sottolinea la differenza tra super-uomini che lo sono grazie a un artificio e super-uomini che, invece, lo sono per ciò che sono davvero. In quella barca da restaurare, ma di cui, allo stesso tempo, bisogna preservarne il passato già vissuto, e in quel sudore sprigionato dalla fatica e dalla volontà di essere una persona degna e valorosa, si trova il vero messaggio della storia.
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Verso la fine
La prossima settimana The Falcon and The Winter Soldier si concluderà con un episodio che, stando alle premesse raccontate in questa penultima ora, si preannuncia più movimento ed esplosivo. Nel frattempo, per i fan più legati alla costruzione dell'universo Marvel tra cinema e serie tv, questo quinto episodio vede l'ingresso di un nuovo personaggio nel cast, che sarà presente anche in Black Widow, capace di lasciare qualche porta aperta per il futuro. E a proposito di porte aperte, ritorna una vecchia abitudine dei Marvel Studios con una scena mid-credits, dopo i titoli di coda animati. Non vogliamo raccontarvi nulla, ma tanto basta per pensare che la miniserie si concluderà con molte sorprese.
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Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del quinto episodio di The Falcon and The Winter Soldier vogliamo premiare l’approccio narrativo scelto e il coraggio di riuscire a far coesistere in un progetto pop come quello dei Marvel Studios l’intrattenimento e un discorso metaforico davvero forte e urgente. Non sempre la scrittura risulta perfetta e il ritmo molto dilatato potrebbe scontentare qualche spettatore più interessato allo spettacolo, ma la serie di Malcolm Spellman vuole raccontare altro. In questo approccio così intimo, riflessivo e pieno di trovate visive forti, si trova la vera qualità della serie, che si distingue dal resto della produzione Marvel. In attesa di un gran finale che si preannuncia più movimentato.
Perché ci piace
- L’approccio scelto per il racconto, chiuso nella dimensione intima e riflessiva, risulta vincente.
- Ottime trovate visive e forti metafore per raccontare parabole e ritratti dell’America.
- Rifuggendo dai classici ruoli stereotipati, la serie si dimostra matura e adulta creando personaggi tridimensionali.
Cosa non va
- Qualche spettatore potrebbe spazientirsi per il calo di ritmo.