Un annuncio che ci ha colto di sorpresa, tanto che di vederlo, quasi, non ci credevamo più. Eppure, eccolo qui: seguendo i paradigmi di una distribuzione sempre più trasversale - cinema, streaming, satellite - The Estate di Dean Craig è arrivato su Sky e in streaming solo su NOW. Lo aspettavamo per due motivi: perché la protagonista del film è Toni Collette, tra le attrici più brave e più sottovalutate, e poi perché nel cast c'è David Duchovny, a cui vogliamo sinceramente bene. E lo aspettavamo anche perché le commedie in door, o si potrebbe dire da salotto, hanno sempre un certo fascino, essendo impostate sulla sceneggiatura e sulle interpretazioni. L'essenza del cinema stesso, niente artifici, niente effetti speciali. Solo parole.
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Già, le parole. Se quelle che scorrono nel film sono davvero tante (e spesso girano a vuoto), il pretesto che accende The Estate - un pretesto riconoscibile ma sempre funzionale allo scopo - non riesce mai ad essere centrato, finendo per dissipare il suo intento in una tonalità costantemente indecisa, sbilenca su quello che dovrebbe o vorrebbe essere. L'attesa per il film, apparentemente fresco e graffiante, scena dopo scena ecco che svilisce, e purtroppo si infrange: la bravura del cast è innegabile, eppure sembra scollegato dallo script firmato dallo stesso Dean Graig; uno script incapace di trasmettere gli umori necessari, e quindi l'interesse generale di una storia che gira troppe volte su se stessa.
The Estate, la trama: un'eredità contesta...
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Come gira su se stesso l'obbiettivo comune del gruppo di protagonisti: ottenere una lauta eredità. Ma andiamo con ordine, al centro di The Estate ci sono Macey (Toni Collette) con sua sorella Savanna (Anna Faris). Sono in difficoltà economiche, e faticano a mantenere il vita la loro attività di ristorazione. La banca rifiuta i prestiti, e l'unica soluzione immediata è far visita all'anziana zia Hilda (Kathleen Turner), scontrosa malata terminale (e vorremmo pure vedere, data la situazione...).
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La missione? Rivendicare una quota dell'eredità, provando in tutti i modi a conquistare le sue grazie. Purtoppo per Macey e Savanna, la stessa idea ce l'hanno avuta anche i numerosi cugini - interpretati da David Duchovny, Ron Livingston, Rosemarie DeWitt -, arrivati nella tenuta per estorcerle indirettamente l'eredità. Di conseguenza, si apre una vera e propria lotta tra cugini, disposti a tutto (davvero a tutto...) pur di ottenere le attenzioni (finanziarie) di zia Hilda.
Il cast non salva una commedia poco ispirata
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Se l'ispirazione migliore di The Estate viene dall'idea iniziale e dal cast, è il risultato finale ad essere ahinoi modesto. Il bicchiere (di whiskey, in questo caso) non può che essere mezzo vuoto, e riempito inevitabilmente da una serie di sketch che si susseguono nei novanta minuti: un linguaggio volgarotto e una comicità fin troppo slapstick per suggerire quell'umorismo raffinato che ci si poteva aspettare da un film che cerca di essere arguto. Nascondendosi dietro un'ottima soundtrack, sfruttata per riempire i vuoi (del resto con Nick Cave ed Esther Phillips è difficile sbagliare), The Estate tradisce il suo intento, risultando incredibilmente lento nel raffazzonare insieme l'ironia necessaria che dovrebbe rendere il tutto più fresco.
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Un po' dark comedy, un po' satira, un po' dramma, un po' specchio di un'epoca profondamente incattivita, nonché materialista nella sua completa negazione emotiva. Ecco, The Estate è un po' tutto, ma dall'altra, parte, non è nulla: più attento ad apparire e più attento a chiacchierare che a raccontare qualcosa, il film di Dean Craig è una commedia prolissa che cerca la risata amara, senza però credere in ciò che racconta. E se non ci crede la sceneggiatura, non ci crede nemmeno il pubblico.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di The Estate, la commedia di Dean Craig perde subito i suoi migliori presupposti cercando un umorismo raffinato che, invece, si blocca in cerca degli sketch a buon mercato. Il cast, decisamente di primo livello, risulta poi sconnesso da una sceneggiatura che perde i suoi guizzi. Una sceneggiatura disinteressata alla storia e più attenta ad arrivare velocemente al finale. Peccato.
Perché ci piace
- Il cast.
- L'idea iniziale.
Cosa non va
- L'umorismo assente
- Gli sketch, da commedia di scarsa leva.
- Alcuni momenti volgarotti, forse non adatti a film del genere.