The Enfield Poltergeist, la recensione: dentro la casa dei fantasmi di The Conjuring 2

The Conjuring 2 trova nuova vita attraverso The Enfield Poltergeist, la docu-serie che indaga la storia vera che ha ispirato il film. Quattro episodi su Apple Tv+ dal 27 ottobre, dai produttori dell'apprezzato Still: la storia di Michael J. Fox.

The Enfield Poltergeist, la recensione: dentro la casa dei fantasmi di The Conjuring 2

Proprio come il true crime, le storie dell'orrore tratte da fatti realmente accaduti hanno una marcia in più sugli spettatori. Se poi questa storia vera ha ispirato uno dei franchise horror più amati e di successo dell'ultimo decennio, ovvero il The Conjuring Universe di James Wan, come si fa resistere? Ne parleremo nella recensione di The Enfield Poltergeist, la docu-serie disponibile dal 27 ottobre su Apple Tv+, che prova ad indagare fatti reali e soprannaturali dietro il caso che ha generato il secondo capitolo del franchise cinematografico, con testimonianze inedite e un nuovo punto di vista.

Chi dice la verità?

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The Enfield Poltergeist: una scena della docu-serie Apple TV+

Il caso Enfield, come è stato chiamato nel sottotitolo italiano di The Conjuring 2, è stata la più famosa infestazione di poltergeist di sempre, e anche la più documentata. Questo grazie al lavoro certosino di Maurice Grosse, inventore e studioso del paranormale che nel film di finzione era interpretato da Simon McBurney. Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, la docu-serie prende il punto di vista di quest'ultimo e non quello dei coniugi Warren, i demonologi realmente esistiti e protagonisti della saga di James Wan che provarono a praticare un esorcismo sulla povera Janet, la ragazzina posseduta dal poltergeist, e a liberare quella casa infestata nella Londra degli anni '70.

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The Enfield Poltergeist: una scena della docu-serie Apple TV+

La docu-serie sceglie di utilizzare interpreti diversi dal film, ovviamente, ma di mettere comunque in bocca ad attori e attrici, allineandoli al lip-sync delle registrazioni originali e creando un effetto un pochino straniante nel risultato finale. Fin dalla sigla, molto suggestiva, la docu-serie gioca tra ciò che è reale e ciò che è finzione. Viene esplicitato chiaramente che tutto quello che viene mostrato è frutto di un set abilmente ricostruito dalle foto e materiali originali del caso, mentre l'audio è quello delle registrazioni, chiedendoci come spettatori di credere a ciò che sentiamo ancora più che a ciò che vediamo sullo schermo. È interessante e quasi paradossale quindi scegliere di sottolineare la finzione ricostruita di qualcosa per poi domandare di crederci al massimo delle proprie facoltà e sensibilità.

Reale e soprannaturale

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The Enfield Poltergeist: una scena della docu-serie Apple TV+

Da questa terrificante storia vera datata 1977 furono tratte anche una serie tv e due spettacoli teatrali, perché rivoluzionò nell'opinione pubblica di tutto il mondo il concetto di casa infestata, dato che si trattava non di un maniero affascinante e suggestivo ma di un vecchio appartamento in un quartiere povero della city, abitato da una madre divorziata con quattro figli a carico. Un orrore che poteva capitare a chiunque. I produttori di The Enfield Poltergeist, diretta da Jerry Rothwell, sono gli stessi del doc. Still: la storia di Michael J. Fox, sempre targato Apple Tv+ e nominato agli Emmy, che aveva mostrato un punto di vista inaspettatamente ironico sulla storia della malattia dell'attore. Anche qui si va contro le aspettative del pubblico, come dicevamo, e si prova a sviscerare il dualismo tra reale e soprannaturale che ci fa essere sempre molto scettici e allo stesso tempo ci rende curiosi verso l'Aldilà e soprattutto ciò che nel mezzo ed è ancora legato al nostro mondo.

Testimonianze dirette

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The Enfield Poltergeist: una scena della docu-serie Apple TV+

L'aspetto che sicuramente più sorprende ed incuriosisce di questa docu-serie è il coinvolgimento di alcuni testimoni diretti delle vicende, che finora avevano parlato poco o quasi per nulla; soprattutto in progetti documentari che rimangano su nastro (anzi, digitale), per i posteri, per loro stessa ammissione nel corso delle quattro puntate. Una di questi è sicuramente Janet Hodgson, proprio la ragazzina che fu posseduta e che ora a distanza di anni prova a tornare su quel trauma. La macchina da presa indugia sui primi piani di lei e della sorella mentre arriva sul set della loro casa a Londra ricostruita, immortalando l'effetto straniante che inevitabilmente le due si trovano a provare.

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The Enfield Poltergeist: una scena della docu-serie Apple TV+

Ma anche il figlio di Maurice Grosse, bambino all'epoca degli eventi inspiegabili, e ancora altre persone di interesse sentite all'epoca dei fatti. In molti si interessarono al caso, dalla BBC radio ai vari giornali e riviste dell'epoca, e anche di questo viene riportata documentazione e testimonianza. Proprio queste interviste moderne che si mescolano continuamente agli interpreti sul set e all'audio originario possono però confondere lo spettatore e creare confusione nella visione. Una cosa è certa: la verità vera non la sapremo mai fino in fondo ma possiamo scegliere a cosa credere, secondo la nostra esperienza e sensibilità, dopo aver assistito a questa sorta di processo documentario, come se facessimo parte di una giuria, all'insegna del soprannaturale.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di The Enfield Poltergeist affascinati ed inquietati dalla storia vera che racconta e che ha ispirato il secondo capitolo della saga cinematografica di The Conjuring, ma allo stesso tempo perplessi dalla scelta di mettere insieme attori e un set esageratamente fittizio con le registrazioni originali e le interviste attuali dal vivo. Il dilemma esistenziale legato a cosa credere però resta.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il fascino della storia senza tempo.
  • Il punto di vista di Maurice Grosse.
  • Le testimonianze inedite e dirette come quella di Janet.

Cosa non va

  • La confusione che crea il metodo narrativo utilizzato, che mescola vari linguaggi, forse troppi.
  • A tratti risulta eccessivamente didascalica.