The End, intervista a George MacKay: "Gli Stati Uniti sono fondati sul mito e sull'ambizione"

L'attore inglese è il protagonista del musical sulla fine del mondo di Joshua Oppenheimer. Nonostante l'oscurità che ci circonda è ottimista: l'umanità e l'arte non moriranno. In sala.

George MacKay è il protagonista di The End di Joshua Oppenheimer

George MacKay è un attore che ama le sfide: in 1927 di Sam Mendes ha fatto tutto un film in piano sequenza, mentre in The Beast di Bertrand Bonello ha interpretato diverse versioni dello stesso personaggio. Per Joshua Oppenheimer si è chiuso in una miniera di sale per 40 giorni: MacKay è infatti il protagonista di The End, musical sulla fine del mondo, arrivato nei cinema, dopo aver aperto il Biografilm 2025.

The End George Mackay
George MacKay in The End

Il suo ruolo è quello di Figlio, personaggio senza nome, nato all'interno del bunker in cui la sua famiglia si è rifugiata 25 anni prima, in seguito a un disastro ambientale. Madre (Tilda Swinton) e Padre (Michael Shannon) nascondono diversi segreti. Quando, all'improvviso, a disturbare la loro quotidianità arriva una ragazza dall'esterno (Moses Ingram), sarà costretto a farsi delle domande.

In The End MacKay canta e balla: e lo fa in mezzo a del vero sale! Un'esperienza davvero particolare, come ci ha detto nella nostra intervista, girata proprio nelle miniere di sale Italkali, in Sicilia, dove Oppenheimer ha costruito il suo set a maggio 2023.

The End: intervista a George MacKay

The End si apre con l'immagine di un modellino a cui sta lavorando Figlio: su tutto campeggia la scritta "Hollywood". Il film sta cercando di dirci che il cinema come lo conosciamo è al capolinea?

George MacKay: "No, non con questa generazione. Assolutamente no. Penso che ci sia molta più speranza di così. Penso, spero, con la consapevolezza che tutti abbiamo riguardo alle cose che dobbiamo cambiare, che il cinema continuerà. Ci saranno molte generazioni a venire che vivranno in modo diverso da noi e penso che faranno cose straordinarie. Ho fiducia totale nel fatto che continueremo a creare".

Le radici dell'America

Nel suo musical Oppenheimer si interroga molto sulla società. Il personaggio di Michael Shannon dice, pensando al futuro: "È proprio questo il punto: costruire un Paese". Su quali basi sono stati costruiti gli Stati Uniti?

The End Tilda Swinton
Una scena di The End

Per l'attore: "Da britannico, non saprei. Sono consapevole di star parlando della cultura di un Paese che non è il mio. Ma, dal punto di vista di un estraneo, penso che l'America sia stata costruita sull'ambizione. Non è una critica. Un esempio: abbiamo presentato questo film in anteprima a Telluride, il festival cinematografico. Il paesaggio di quel paese è così straordinario: la città e la campagna in particolare. Penso alle persone che hanno sfruttato questa opportunità, che hanno superato quelle montagne, su quei carri, con quei cavalli bardati, che poi hanno scavato quelle montagne. Che lavoro incredibile, anche se sono state fatte cose terribili per portare quelle persone in quel luogo. Inoltre: da dove venivano quelle persone? È anche una nazione di immigrati".

"Penso che ci sia una grande ambizione e anche una certa narrazione che accompagna l'America, perché prima era una cosa e ora è stata ridefinita dalle persone che l'hanno popolata fin dai tempi degli indigeni. C'è qualcosa di mitico nell'America. Quindi direi mito e ambizione. Forse è proprio questo il fondamento dell'America".

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Chi è il personaggio di Figlio?

Figlio è una figura difficile da inquadrare. Ha un momento alla Flashdance, in cui si fa una doccia di sale: "Gli occhi mi sono andati a fuoco!" confessa l'attore e poi anche degli episodi alla Smeagol vs Gollum, perché parla con se stesso e non concorda. Chi è quindi veramente?

The End Tilda Swinton
Tilda Swinton in The End

Per MacKay: "È un personaggio fantastico, perché è molto innocente, ma anche represso. C'è anche dell'oscurità in lui. Prova un complesso spettro di emozioni che spesso tiene nascoste. E poi, all'improvviso, passa da un estremo all'altro: è stato molto divertente interpretarlo, perché amo le performance teatrali. Inoltre cantare insieme agli altri attori è stato fantastico: la verità si può dire in qualsiasi momento, ma la musica è in grado di trasmettere le emozioni in modo ancora più vero e sincero. Non servono nemmeno le parole: basta soltanto intonare la melodia".