La storia dell'unico furto mai portato a termine alla National Gallery nei suoi quasi due secoli di storia è già di per sé una vicenda degna di essere raccontata in un film. Se poi ci mettiamo che l'unico responsabile del crimine è un pensionato che, come un moderno Robin Hood, lotta per i diritti degli anziani e dei veterani di guerra e vorrebbe - coi soldi ottenuti dal riscatto per l'opera d'arte rubata, il Duca di Wellington di Goya - migliorare così le loro vite, allora questo The Duke è un film che non vedevamo davvero l'ora di vedere. La pellicola, presentata fuori Concorso a Venezia 77, è una commedia divertentissima, capace di raccontare temi difficili come il superamento del lutto con una leggerezza mai superficiale. A rendere questo film diretto da Roger Michell ancora più speciale sono senza dubbio i suoi protagonisti: Jim Broadbent ed Helen Mirren, il primo istrionico mattatore e la seconda più contenuta ma fenomenale nel suo umorismo meravigliosamente british.
Durante la conferenza stampa di presentazione del film alla Mostra del Cinema abbiamo avuto la possibilità di incontrare il regista, i due protagonisti e la produttrice Nicky Bentham, che, in particolare, ci ha raccontato come questo progetto è venuto alla luce. "È stato il nipote del vero Kempton Bunton a farmi scoprire quest'incredibile vicenda, di cui non ero assolutamente a conoscenza." spiega Nicky Bentham, "inizialmente ero molto scettica al riguardo, ma poi facendo ricerca ho scoperto che era tutto accaduto realmente. A quel punto farci un film è diventato quasi necessario."
Un moderno Robin hood
Anche il regista Roger Michell racconta che, prima di entrare a far parte del progetto, non sapeva nulla della storia della famiglia Bunton: "Ai tempi il caso fece un incredibile scalpore tra il pubblico, ma ora se ne sa davvero poco. A mio parere è una storia così terribilmente inglese, così eccentrica. Ecco che cosa mi ha attratto e mi ha spinto a dirigere questo film." Pensiero condiviso da Jim Broadbent: "Quella che raccontiamo in questo film è una storia deliziosa ed incredibilmente divertente. Sono stato felicissimo di partecipare e di poter lavorare ancora con Roger."
The Duke, la recensione: usare la farsa per raccontare un dramma
"È una storia alla Robin Hood, si tratta di un uomo comune, della classe operaia, che vuole parlare direttamente ed apertamente agli uomini di potere," racconta il regista, "The Duke è la celebrazione di un individuo particolare che, con spirito da monello, porta avanti un atto rivoluzionario. È un ribelle, quasi un supereroe." "È un combinaguai dal grande cuore, che pensa alla comunità e vuole sempre fare la sua parte." continua Nicky Bentham. "Non è un personaggio completamente positivo, intendiamoci," sottolinea Jim Broadbent, "in famiglia è molto ruvido, non si fa problemi ad essere perennemente disoccupato mentre la moglie deve lavorare come domestica. Ma d'altra parte è estremamente gentile, premuroso, vuole aiutare i più deboli. Questi aspetti negativi e positivi che si bilanciano riescono a renderlo una persona molto affascinante, reale."
La scena del processo
Uno dei momenti più emozionanti del film - di cui abbiamo parlato nella recensione di The Duke - è senza dubbio quello del processo, in cui il protagonista può finalmente rivolgersi ai membri dell'establishment, quegli individui di potere a cui ha sempre sognato di poter parlare in difesa delle categorie più deboli. "Per girare quella scena abbiamo utilizzato le trascrizioni del vero processo, e le abbiamo utilizzate per scrivere i dialoghi,", racconta Nicky Bentham, "in particolare abbiamo riportato l'arringa dell'avvocato difensore, che fu così brillante."
Venezia 2020: la nostra guida ai 15 film più attesi della 77a Mostra del Cinema
Roger Michell racconta come tutti gli extra utilizzati durante questa scena si siano particolarmente emozionati dopo il primo ciak: "Quando li ho visti così colpiti mi sono reso conto di quanto l'intera sequenza funzioni alla perfezione." "Il processo, che nella realtà si svolge nell'arco di quattro anni, e tutta la vicenda che lo precede sono stati leggermente modificati per questioni di sceneggiatura." spiega sempre il regista. "Anche la scena in cui Kempton difende il collega in fabbrica ha radici nella realtà, l'uomo in un'occasione difese infatti un impiegato asiatico che lavorava con lui. Abbiamo un po' rielaborato la sequenza ma il senso che trasmette è lo stesso."