Naveen Andrews è protagonista insieme ad Amanda Seyfried di The Dropout, miniserie di 8 episodi disponibile dal 20 aprile su Disney Plus. Creata da Elizabeth Meriwether, è ispirata all'omonimo podcast condotto da Rebecca Jarvis e prodotto da ABC News. The Dropout racconta l'ascesa e la caduta di Theranos, società di biotecnologie fondata da Elizabeth Holmes (interpretata da Seyfried).
Holmes, nata a Washington, ha studiato a Stanford, senza laurearsi. Ha fondato l'azienda sanitaria Theranos, diventando rapidamente una giovane miliardaria. Per poi finire processata e dichiarata colpevole di quattro capi d'accusa (in totale undici), tra cui frode milionaria ai danni di investitori e pazienti.
Nel 2003, a 19 anni, ha depositato il primo brevetto per lo sviluppo di una tecnologia in grado di rendere più economici i test sul sangue. Ad aiutarla Sunny Balwani, imprenditore pakistano della Silicon Valley, con cui ha avuto una relazione. Naveen Andrews interpreta proprio l'uomo d'affari. L'abbiamo incontrato via Zoom.
The Dropout: Naveen Andrews è Sunny Balwani
Sayid in Lost, Jonas in Sense8: in tv hai interpretato spesso personaggi che fanno cose terribili per amore. Anche Sunny è così. Cosa ti attrae di queste storie?
Il fattore primario che mi ha portato a interpretare questo personaggio è proprio che era, e penso sia ancora, profondamente coinvolto in questa storia. C'è un aspetto romantico che mi ha portato a fare la domanda: cosa saresti disposto a fare per amore? Quanto ti spingeresti oltre? Poi ho simpatia per lui perché è nato in Pakistan: si è dovuto trasferire, ha affrontato il senso di smarrimento, ha messo in discussione la sua identità. Ho sentito che potevo identificarmi in questo aspetto. Sia il mio personaggio che quello di Amanda sono avvolti dal mistero: non sono nemmeno sicuro che loro stessi sappiano chi sono! E perché hanno fatto certe scelte. Questo è interessante da interpretare.
Quanto hai approfondito il suo passato prima di arrivare sul set?
Ci separano pochi anni di età: lui è nato nel 1965 e io nel '69, ma io sono cresciuto in Occidente, quindi il mio modo di pensare è europeo, nel bene e nel male. Quando cerco di relazionarmi alla mia famiglia indiana devo sospendere i giudizi che farei normalmente. Ho dovuto fare la stesa cosa con il personaggio: la ricerca è lo scheletro, ma poi devi metterci la carne. E per farlo devi assolutamente sospendere il giudizio, non puoi filtralo attraverso la tua morale. Devi capire da dove viene, cercare di assomigliargli fisicamente, in termini di peso e movimenti, riprodurre la sua tensione e rigidità. Ho notato che non si rilassava mai. Ma la vera sfida, la cosa più difficile da fare è entrare nella sua emotività.
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The Dropout: interpretare persone reali e viventi
Quest'anno stanno uscendo molte serie tv che raccontano storie di persone reali: Pam & Tommy, Inventing Anna e ovviamente The Dropout. Come si fa pace con l'idea che queste persone non vogliano essere rappresentate?
Non ci si riesce! Nel nostro caso è ancora più particolare perché mentre eravamo sul set a girare la vera storia si evolveva. È stato come fare una recita nella recita. Finivamo di girare una scena e poi scoprivamo cos'era successo nel processo. Questo ha influenzato direttamente la sceneggiatura: Elizabeth Meriwether ha inserito nella serie messaggi diventati di dominio pubblico. È stata una situazione veramente strana.
Hai parlato con il vero Sunny Balwani?
No e penso sia stata la scelta giusta. È impossibile non giudicare le altre persone: entriamo in una stanza e lo facciamo immediatamente. È una caratteristica umana, purtroppo. Se lo avessi conosciuto non sarei stato libero di creare il personaggio. Per farlo non devi avere preconcetti.
The Dropout: lavorare con Stephen Fry
Com'è stato lavorare con Stephen Fry visto quello che è successo al vero Ian Gibbons, biochimico a capo del dipartimento scientifico di Theranos, che si è suicidato prima di testimoniare al processo?
Voglio bene a Stephen, eravamo gli unici due inglesi sul set. So che ha parlato con la vedova di Ian Gibbons. È qualcosa a cui non puoi non pensare. Queste sono persone reali, ci sono state conseguenze reali. Il modo in cui ha interpretato il personaggio è una testimonianza continua di questo. Per quanto riguarda me trovo quel tipo di crudeltà incomprensibile. Ma non conta come mi sento io: se ci avessi pensato non sarei stato in grado di interpretare Sunny.
Naveen Andrews da Lost a The Dropout: l'evoluzione della tv
Negli anni sei passato dal lavorare per la televisione classica alle serie prodotte dalle piattaforme di streaming. Come è cambiato il lavoro?
Sono vecchio: mio figlio di 16 anni sa come mettere queste cose sul telefono e sul computer. Io so a malapena usare Zoom! Leggo molto, non guardo cose in televisione. Sono un figlio degli anni '70: sono bloccato nel passato e non me ne vergogno. Sono confuso dalla velocità di tutto questo. Se devo essere onesto un po' mi spaventa. Alla première di The Dropout hanno mostrato il primo episodio e c'è uno spoiler di quello che succederà nel successivo. Mi sono reso conto che è come una puntura, che ti spinge a vedere il successivo. Come dicono i giovani oggi "a fare binge". Adesso puoi vedere una serie tutta di fila, non devi più aspettare. Questa è sicuramente una cosa buona.