L'idea è di quelle allettanti: attualizzare le inflessioni del romanzo di Frederick Forsyth in una serie thriller dalle forti suggestioni. Del resto, la storia de Il giorno dello sciacallo, pubblicato nel 1971, e poi rivisto al cinema nel 1973 (con Edward Fox) e nel 1997 (con Bruce Willis), ha fatto scuola, influenzando la narrativa di genere. Un viaggio che potremmo dire culminato con The Day of the Jackal, adattamento tv firmato da Ronan Bennett (scrittore, ma soprattutto ex militante dell'IRA), diretto da diversi registi, tra cui Anu Menon e Brian Kirk, e disponibile dall'8 novembre su Sky e NOW.
Senza girarci troppo intorno, la serie, addirittura palindroma nella messa in scena e nello spirito (vi spiegheremo più avanti il motivo), risulta decisamente coinvolgente, nonché perfetta per una re-visione dalle forti vibrazioni contemporanee. Lo è nel tono, nella regia, nelle svolte che, senza accavallarsi troppo (e senza rivelarvele), fluiscono lucidamente lungo i dieci episodi (che sì, potrebbero essere un po' troppi). Se il midollo thriller sorregge l'impalcatura, è poi la performance di Eddie Redmayne ha rendere il tutto ancora più granitico.
The Day of the Jackal: come attualizzare lo sciacallo di Frederick Forsyth
Aperto da un incipit al cardiopalma (forse uno dei migliori incipit seriali del 2024), ecco che lo show, poco a poco, prende forma. Lo Sciacallo (Eddie Redmayne), sicario d'élite, dopo aver fatto fuori un candidato politico di estrema destra - siamo a Monaco di Baviera - attira l'attenzione dell'intelligence britannica. A dargli la caccia c'è l'agente Bianca (Lashana Lynch, che i servizi segreti li conosce molto bene, essendo stata protagonista di 007), intenzionata ad anticipare le mosse del killer, portando avanti un piano di cattura ramificato in tutta Europa (e sfruttando gli indizi dell'armamentario all'avanguardia del sicario). Dall'altra parte, Lo Sciacallo, riceve un'allettante proposta anonima che, guarda caso, coinciderebbe anche con il lavoro più rischioso (e remunerativo) della sua carriera da killer.
Ritmo, verbosità e un grande Eddie Redmayne
Scrivevamo dell'indole thriller de Il giorno dello sciacallo, e delle sorprendenti vibes di un adattamento lucido e moderno. Chiaro infatti quanto le cornici politiche e geo-politiche siano propedeutiche per la struttura della serie (guardando in parte anche a Tom Clancy). Sembra quasi che il romanzo di Frederick Forsyth sia, oggi, ancora più potente. Divisioni, rigurgiti, populismo, conflitti. Un meccanismo sociale che la scrittura di Ronan Bennett riesce a sfruttare al meglio, senza lesinare una dose di incontrovertibile tensione, ben applicata nella messa in scena di uno show (molto lungo, vista anche la durata degli episodi, 60 minuti) che ragiona seguendo un protagonista ancora efficace, e per di più proposto sotto una luce, diremmo, addirittura umana (tanto da farlo somigliare ad un anti-eroe), ponendo l'accento sulla sua capacità di osservare.
Ancora più efficace nella lettura proposta da Eddie Redmayne, attore arrivato finalmente alla maturità dopo un precoce (e discutibile) Oscar ricevuto. Se la sua prova fa la differenza, tanto nella fisicità (e il ruolo della maschera è fondamentale nella serie) quanto nella sparuta dialettica (ha ammesso di aver dato corpo ed anima ad un personaggio "impenetrabile"), è poi la struttura palindroma, come detto, a rendere la serie ancora più avvincente, offrendo una doppia lettura e un doppio protagonista: il gioco del gatto con il topo tra lo Sciacallo e l'Agente Bianca è costruito seguendo un montaggio alternato che, viste le molte puntate, si prende il tempo di approfondire i personaggi (peculiarità della serialità), dando loro una tridimensionalità che parte dalle loro rispettive situazioni famigliari.
Il resto, è poi affidato alla tecnica: lo score del premio Oscar Hauschka si rifà all'umore musicale delle colonne sonore degli anni Settanta e Ottanta, mischiando poi anche una soundtrack che, volutamente, contraddice l'austera e glaciale atmosfera (citiamo i brani di Sam Brooks, Gabriels, alt-J, ascoltati nelle prime puntate), scaldando lo spazio e la tonalità. Ecco, se la serialità odierna sembra soffrire di una certa pigrizia, adagiandosi sugli schemi già superati, The Day of the Jackal mescola al meglio le inflessioni di una narrativa classica con un moto ed uno spirito tutto nuovo. Un'unione vincente, che tiene botta episodio dopo episodio.
Conclusioni
Attualizzare e ammodernare un classico della letteratura thriller. Sfida complicata eppure vinta dalla serie Sky Studios, che sfrutta la focale polivalente e impenetrabile di un grande personaggio per addentrarsi così nelle manie e nelle ossessioni della società contemporanea, tra politica e inganni. Grande tono e grande ritmo, ben amalgamato seguendo un approccio tanto classico quanto contemporaneo. Se dieci puntate sono troppe, Eddie Redmayne non sbaglia un colpo e, anzi, dimostra di essere un attore finalmente maturo.
Perché ci piace
- La prova di Eddie Redmayne.
- Un grande incipit.
- Lo stile, asciutto e teso.
- La musica scelta.
Cosa non va
- Dieci puntate sono troppe...
- ...se consideriamo che ogni puntata dura circa un'ora.