The Creator, la recensione: Gareth Edwards, l'Intelligenza Artificiale e i conflitti futuri

La recensione di The Creator, il film di Gareth Edwards con John David Washington che guarda al futuro e racconta di un'umanità in conflitto con le intelligenze artificiali.

The Creator, la recensione: Gareth Edwards, l'Intelligenza Artificiale e i conflitti futuri

È sempre stato difficile scrivere di fantascienza. Lo è ancora di più oggi, e se si sceglie di immergersi negli sviluppi dell'intelligenza artificiale, per la rapida evoluzione del contesto tecnologico in cui ci si muove: è necessario guardare molto più avanti per poter raccontare qualcosa che mantenga quel gusto da science fiction, quella sensazione di parlare di un possibile futuro. Oppure limitarsi a usare lo spunto per parlare (anche) di altro. Come ha fatto Gareth Edwards. Come vedremo in questa recensione di The Creator, il nuovo film del regista di Rogue One, che promette spettacolo, azione e riflessioni sull'umanità. Promesse, almeno in parte, mantenute.

L'intelligenza artificiale e la trama di The Creator

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The Creator: un'immagine del film

Ma di che parla The Creator? Il background del film è una guerra futura tra razza umana e forze dell'intelligenza artificiale, un conflitto che fa da sfondo alla storia di Joshua, un ex agente delle forze speciali che soffre del lutto per la scomparsa della moglie e viene reclutato per uccidere il Creatore del titolo, l'entità inafferrabile che è responsabile dell'avanzata IA e ha sviluppato una misteriosa arma che potrebbe portare alla fine della guerra e, con essa, della razza umana. Joshua e la sua squadra si infiltrano così in territorio nemico per portare a termine la missione e distruggere questa arma dalle potenzialità apocalittiche, ma scoprirà che si tratta di un'intelligenza artificiale con le sembianze di una bambina.

The Creator: le aspettative sul film di Gareth Edwards

Guardare a domani, parlare di oggi

Un grande merito della fantascienza, da sempre, è di guardare oltre l'orizzonte verso un futuro più o meno prossimo per parlare dell'oggi, delle problematiche relative al mondo che ci circonda. The Creator lo fa in modo differente da quanto ci si potrebbe aspettare dato il tema dell'intelligenza artificiale, che spopola nelle cronache degli ultimi tempi. Gareth Edwards, qui anche sceneggiatore come in Monsters, sfrutta il tema per parlare di militarismo e colonialismo (ci è sembrato chiaro il riferimento al Vietnam e altri conflitti problematici della storia americana), ma anche di discriminazione e diffidenza nel mettere in scena il conflitto, sociale prima che militare, tra entità artificiali e umani. Il mondo di The Creator è diviso tra chi accetta e chi osteggia le creature basate su intelligenza artificiale, tra chi è pro e chi è contro.

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The Creator: una sequenza

Se c'è un difetto in questa costruzione narrativa messa in piedi da Edwards è nel poco tempo che impiega a tratteggiarne i presupposti, affidati a un solo breve prologo e alle dinamiche che si vengono a creare tra i personaggi, Joshua in primis. Ma l'intento è intelligente, solido e sensato per parlare dei possibili sviluppi di quanto ci circonda oggi, in una quotidianità in cui il concetto di IA sta diventando sempre più presente, con tutti i dilemmi e contrasti etici che andranno affrontati di qui in avanti.

Poco equilibrio, ma grande spettacolo

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The Creator: John David Washington in una foto

Apprezziamo molto Gareth Edwards per i suoi lavori precedenti, dal meno noto Monsters ai più celebri Godzilla e Rogue One, e abbiamo ritrovato anche in The Creator alcune delle caratteristiche che ce lo avevano fatto amare: la potenza visiva e lo spettacolo sono una di queste; un altro riguarda la componente umana, che emerge nel rapporto che si delinea poco a poco tra Joshua e l'arma/bambina che deve eliminare, vero cuore del film. Quel che manca è un certo equilibrio nella gestione dei tempi: abbiamo già accennato al poco spazio dato alla definizione del contesto socio-politico che fa da sfondo alla storia, ma abbiamo riscontrato lo stesso passo frettoloso nell'affrontare altri passaggi della storia, mentre lo script si sofferma molto, forse più del necessario, su altri passaggi diluendo il ritmo del racconto e dell'azione.

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Nel cuore della guerra

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The Creator: una foto

Ed è un peccato, perché un altro elemento riuscito di The Creator è quello visivo, sia dal punto di vista del look del mondo in cui ci muoviamo, tra scenografie, costumi e design delle "macchine", a quello più generale della messa in scena, come sempre potente e ben orchestrata, soprattutto nelle sequenze di battaglia, forti, coerenti, chiare nello sviluppo dell'azione. Se è vero che queste ultime richiamano in parte quanto visto in Rogue One, suscitando qualche sensazione di deja-vu, è pur vero che parliamo del confronto con scene di guerra riuscite dal punto di vista visivo ed emotivo, che fa piacere veder rievocate anche nel nuovo lavoro del regista: Gareth Edwards ci immerge nell'azione, ci rende partecipi del conflitto e delle emozioni che ne derivano, ed è il tipo di spettacolo che il pubblico sta dimostrando di apprezzare su grande schermo.

Conclusioni

Arriviamo alle battute finali della recensione di The Creator, in cui vi abbiamo parlato di un film potente e imperfetto, che sa esprimere cuore e coinvolgere lo spettatore nella storia personale di Joshua, sullo sfondo di un conflitto tra IA e umanità che avrebbe avuto bisogno di più approfondimento. Non sorprende che sia efficace e solido l’impianto visivo, con Gareth Edwards che conferma la capacità di orchestrare grandi battaglie già apprezzato in Rogue One, con almeno una sequenza d’azione di ampia portata che vale il grande schermo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La prova di John David Washington, un Joshua con cui si riesce a empatizzare.
  • Il look del mondo che fa da sfondo alla storia, tra scenografie, costumi e design delle creature artificiali.
  • La messa in scena potente ed efficace, soprattutto nelle sequenze delle battaglie e d’azione.
  • La capacità di sfruttare il tema dell’intelligenza artificiale per raccontare qualcosa di diverso e accessorio…

Cosa non va

  • … che però avrebbe meritato un maggior approfondimento per tratteggiare il contesto in cui ci si muove.
  • Sarebbe stato necessario un maggior equilibrio nella gestione dei tempi, tra passaggi troppo rapidi ed altri su cui ci si sofferma inutilmente a lungo.