Per ingannare l'attesa della terza stagione della serie principale, Prime Video espande il suo universo supereroistico con lo show di cui si parla in questa recensione di The Boys Presents: Diabolical, spin-off animato che punta sull'antologico e sugli angoli più peculiari e inesplorati del mondo creato sulla carta da Garth Ennis e Darick Robertson e portato sul piccolo schermo da Eric Kripke. Angoli che spesso, traendo ispirazione da molti dei momenti cult della serie madre, sono caratterizzati da violenza volutamente eccessiva e humour nerissimo, all'insegna della dissacrazione della figura del supereroe che è parte integrante del franchise. Dissacrazione che in questo caso è in dose ridotta (ogni episodio dura una decina di minuti, credits esclusi), ma non per questo meno potente o esilarante.
Ritrovare i ragazzacci
Ogni episodio di The Boys Presents: Diabolical racconta una storia a sé, in qualche modo legata all'universo di Vought e dei Super. C'è il racconto umoristico, completamente muto (a parte sospiri e urla), di un impiegato dell'azienda che deve monitorare il progresso di una neonata a cui è stato somministrato il Composto V; c'è quello ambientato nell'universo dei fumetti (con nuovi design e interpreti vocali per Hughie e Butcher, con il primo che per l'occasione è doppiato da Simon Pegg, l'ispirazione grafica per la versione cartacea del personaggio); c'è quello dove si affronta la questione "E se alcuni dei Super avessero poteri sostanzialmente inutili?", con uno dei personaggi che ha l'abilità di raccontare tutto sotto forma di voce narrante; e quello dove la componente scurrile e a tratti scatologica del franchise raggiunge il suo volgare, glorioso apice. E questi sono solo quattro degli otto capitoli che compongono l'espansione di un universo che si appresta a diventare ancora più spudoratamente eccessivo nei mesi a venire (la terza stagione arriverà a giugno).
The Boys 2, Eric Kripke: "Nella terza stagione affronteremo il tema del Covid"
Interludio libero
Lo spin-off è nato come soluzione al problema della pandemia, che ha comportato ritardi di produzione per la serie madre, ed è stato concepito sulla falsariga di Animatrix, raccolta di cortometraggi ambientati nell'universo di Matrix e usciti nel 2003 in concomitanza con i primi due sequel. Allo stesso modo, questi brevi racconti sono tutti ambientati nell'universo di The Boys, a eccezione del terzo che è situato nel mondo fumettistico. Pertanto, come spiegato da Kripke, chi proponeva una storia doveva attenersi a qualche regola basilare (nella fattispecie, tutti i superpoteri sono causati dal Composto V, quindi assolutamente vietato introdurre alieni e divinità), ma per il resto aveva carta bianca. E il fascino maggiore dello show (ma anche, per certi versi, il suo unico vero difetto) è proprio la varietà di soggetti e stili proposti dai vari autori, tra cui ci sono Seth Rogen e il socio Evan Goldberg (già produttori esecutivi della serie principale), Andy Samberg e Awkwafina.
The Boys 2x08, recensione del finale di stagione: Boys & Girls
Samberg, ad esempio, ha scritto una storia che è una meditazione sul lutto imminente e sulla necessità di lasciare andare, dove l'attività supereroistica è quasi interamente sullo sfondo e l'estetica è quella del cinema coreano. Rogen e Goldberg fanno incontrare/scontrare il mondo dei Boys con il look dei cortometraggi classici in stile Looney Tunes (con tanto di "That's all, Boys!" alla fine), mentre altrove ci sono influenze stilistiche del fumetto francese, degli anime e di Justin Roiland, il co-creatore di Rick and Morty. In altre parole, ce n'è per tutti i gusti, anche qualora lo spettatore non fosse necessariamente un appassionato dell'universo originale (solo un episodio si ricollega esplicitamente agli eventi della serie madre, mentre negli altri i Super esistenti sono per lo più dei camei), con il potenziale di ampliare il bacino d'utenza del franchise. È un'esplosione di creatività, turpiloquio e splatter, da assaporare in due ore prima di rivedere le due stagioni del prototipo per rinfrescarsi la memoria. E a tal proposito: se pensavate che la sequenza della balena fosse eccessiva, non avete ancora visto cosa succede con il cavallo...
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Boys Present: Diabolical, sottolineando come si tratti di unoo spin-off che amplia l'universo di The Boys con divertita, ispirata irriverenza, con racconti animati che approfondiscono vari elementi del franchise.
Perché ci piace
- La varietà stilistica è molto interessante.
- L'omaggio diretto ai fumetti è un gioiello di filologia dissacrante.
- Lo spirito irriverente della serie madre è rimasto intatto.
Cosa non va
- La qualità dei singoli episodi è un po' altalenante, dato il format antologico.