Siamo tutti abituati a immaginarlo gelido, altero e cattivo nel ruolo di Tywin Lannister in Game of Thrones, ma dal vivo Charles Dance ha in comune con il capo della casata Lannister soltanto i modi regali. Protagonista di The Book of Vision, presentato in anteprima a Venezia 77, dove ha aperto la 35esima Settimana della critica, l'attore inglese interpreta un medico che si interroga sulla vita e la morte quando la sua domestica comincia a parlargli di uno strano albero, su cui si rifugiano le anime dei bambini mai nati.
Coproduzione italiana, belga e anglosassone (produttore esecutivo è Terrence Malick), The Book of Vision è diretto da Carlo S. Hintermann, al primo lungometraggio di finzione. Oltre a Dance nel cast anche Lotte Verbeek, Filippo Nigro e Sverrir Gudnason, tutti impegnati in un doppio ruolo, sospesi nel tempo tra passato e futuro.
Charles Dance dà vita a due dottori, Baruch Morgan e Johan Anmuth, che si chiedono come mai i medici abbiano smesso da tempo di vedere i pazienti come persone. E noi a che punto siamo? Secondo l'attore: "Credo che la situazione che stiamo vivendo stia accelerando grandi cambiamenti sociali: spero che ci stia facendo capire quanto siano importanti le persone. Non le macchine delle persone, o i loro affari, treni, aerei, aziende, ma le persone. Il Covid ci ha messo di fronte a uno specchio chiedendoci: che stiamo facendo? A causa di questa situazione ci dobbiamo comportare in un certo modo, che sta davvero influenzando come viviamo: ci ha spinto a metterci in discussione, a farci domande su come abbiamo vissuto fino a ora. Si spera che capiremo quali siano le cose davvero importanti e quali no. Quindi penso che ci sia un aspetto positivo in questa situazione: quando torneremo a una realtà quasi normale, sarà una realtà diversa da quella che davamo per scontata. Abbiamo creato uno stile di vita che seguisse i nostri desideri e ora ci dobbiamo fare delle domande. Che è una cosa positiva."
La video intervista a Charles Dance su The Book of Vision
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Le tante vite di Charles Dance
In The Book of Vision si dice anche che "nessuno muore mai veramente". Un attore come Charles Dance, che ha vissuto molte vite grazie ai suoi personaggi, ci crede? La risposta è molto concreta: "No, muoriamo. Abbiamo una sola vita e dobbiamo viverla al meglio. Questa non è una prova. Nel film è un elemento di finzione, ma, certo, quando parliamo di attori, specialmente quelli che lavorano al cinema o in televisione, accendo la tv e vedo repliche di un film, o di una serie, in cui c'è qualcuno che conoscevo, morto dieci anni fa, ed eccolo lì. È straordinario. Non so se sia una cosa positiva o negativa. È una cosa."
Il "metodo Charles Dance"
In The Book of Vision si riflette anche sul fatto che si capisce meglio com'è fatto un oggetto quando lo vediamo da lontano, non da vicino. Anche per l'attore è così? Quando prepara un personaggio lo inquadra meglio osservandolo da lontano? Ecco il "metodo Dance": "Meglio da lontano: ho in mente tutto ciò che riguarda un personaggio, ma, conosci l'espressione 'il diavolo è nei dettagli'? È in quel momento che cominci a lavorare sul personaggio e scopri quali sono i dettagli che fanno l'intero. Gli attori hanno diversi metodi di lavoro: io cerco di non diventarne ossessionato. Il mio lavoro è fare finta: è quello che faccio. Non vado in miniera, non combatto incendi, non metto in pericolo la mia vita nei boschi. Faccio finta. È quello che facciamo tutti. E cerco di farlo in modo che le persone ci credano. Do a ogni ruolo il suo valore: dipende da quanto è lunga una parte, il regista con cui sto lavorando, la qualità della sceneggiatura. Ci sono molti elementi. Parto dal quadro generale e poi presto attenzione ai dettagli. È il mio metodo. Altri potrebbero farlo in modo diverso."