The Beautiful Days of Aranjuez: enigma di un giorno di mezza estate

Tratto dalla pièce teatrale di Peter Handke, il film di Wim Wenders mette in scena un dramma dell'incomunicabilità in cui si fatica a identificare un conflitto, e soprattutto un qualsivoglia senso.

Da qualche parte, nei dintorni di Parigi, c'è un tranquillo villino di campagna, con una terrazza e un giardino rigoglioso. È qui che, un mattino d'estate, un uomo, forse uno scrittore, appronta la sua anacronistica macchina da scrivere e inizia a raccontare la sua storia. Un uomo e una donna, placidi ed enigmatici, si materializzano sulla sua terrazza e danno vita a una conversazione con delle regole precise e un ineffabile obiettivo.

The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin e Reda Kateb seduti in una scena del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin e Reda Kateb seduti in una scena del film

Queste sono le premesse del nuovo film di Wim Wenders The Beautiful Days of Aranjuez, presentato in concorso alla 73. Mostra del cinema di Venezia e tratto dall'omonima pièce teatrale di Peter Handke (alla quinta collaborazione con il regista de Il cielo sopra Berlino): una conversazione che non è dialogo, un confronto che non è dramma, un enigma che non ha una soluzione.

Lei, lui e l'estate

The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin e Reda Kateb in una scena del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin e Reda Kateb in una scena del film

Sophie Semin e Reda Kateb, intrappolati in un gioco metacinematografico di cui ci è dato di conoscere pochissimi elementi (ad esempio non ci può essere azione, solo dialogo, e le risposte monosillabiche sono mal viste), interpretano due personaggi senza nome e che si trovano nello stesso giardino ma vivono, è piuttosto scontato, su pianeti diversi, o in dimensioni alternative. Sembra esserci una connessione, un'intesa più forte con lo scrittore che tra di loro, anche se potrebbero aver condiviso un letto, o almeno un qualche legame che imponga questo debole tentativo di comunicarsi qualcosa.

The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin in una scena del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Sophie Semin in una scena del film

La donna parla - istigata dal compagno, dato che, nelle prime fasi della "conversazione", sembra esserci addirittura un rapporto di azione e reazione tra le rispettive battute - praticamente solo di sesso. Con ogni possibile espediente volto a rendere l'argomento indigeribile e, possibilmente, annichilire la vostra libido per un indeterminato periodo di tempo, cosa che può tornare utile come risposta ai vergognosi appelli del Fertility Day. Lui parla di un sacco di cose, invece; sapete com'è, l'uomo è cacciatore e esploratore. Tra una divagazione di ornitologia e una di botanica, il nostro eroe ci racconta dei due palazzi reali di Aranjeuz, a sud di Toledo, e di giorni d'estate ormai consumati la cui dipartita rende vano il nostro passaggio in Terra (con scalo rispettivamente su Venere e Marte).

Parole, parole, parole

The Beautiful Days of Aranjuez: Wim Wenders e Jens Harzer sul set del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Wim Wenders e Jens Harzer sul set del film

Il risultato è una conversazione surreale e interminabile che raggiunge livelli di tedio difficilmente sfiorati nella storia dell'umanità. C'è un evidente sforzo, da parte di Wenders e Handke, per rendere il loro testo il più possibile respingente, contraddittorio e insensato. La chiave interpretativa è evidentemente il tema dell'incomunicabilità in cui sono precipitati i due sessi, ma resta il problema che se non c'è conflitto, empatia coi personaggi e tensione narrativa, non c'è il dramma dell'incomunicabilità. Se non c'è contenuto non può esserci comunicazione. E a rigor di logica non dovrebbe esserci neanche questo film: il fatto che esista è probabilmente uno scherzo ai danni dello spettatore.

The Beautiful Days of Aranjuez: Jens Harzer (di spalle) in una scena del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Jens Harzer (di spalle) in una scena del film

Non aiuta, anche se una situazione diversa difficilmente sarebbe bastata a rendere The Beautiful Days of Aranjuez un film piacevole - il fatto che i due protagonisti siano insopportabili; soprattutto la Semin, con la sua enunciazione faticosa e innaturale, sorrisi e lacrime distribuiti a caso per spedirci alla ricerca di un dolore che non c'è, e se c'è è nostro e non ci pensiamo neanche a metterlo al servizio del ridicolo indovinello di Wim Wenders.

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Stereoscopia paesaggistica

The Beautiful Days of Aranjuez: Nick Cave in una scena del film
The Beautiful Days of Aranjuez: Nick Cave in una scena del film

Se c'è un elemento che funziona, in The Beautiful Days of Aranjuez, è quello paesaggistico (poi ci sono delle belle canzoni, sparate a caso come le emozioni di Sophie Semin, e naturalmente la "sorpresa" spoilerata nei titoli di testa). Il luogo in cui sorge il nostro villino fuori dal tempo è ameno, il giardino è bellissimo, e Wenders utilizza il 3D per donare respiro e profondità alla scena, sfoderando anche qualche (raro) movimento di macchina stimolante. Decisamente poco per giustificare 97 minuti di film che sembrano 97 ore.

Movieplayer.it

1.0/5