La serialità recente si è occupata spesso di truffe eclatanti - pensiamo alle miniserie The Dropout e WeCrashed - che hanno fatto la storia degli Stati Uniti d'America, tra schemi piramidali e vendita del "nulla" più assoluto. In questo frangente si potrebbe inserire anche la storia di The Beanie Bubble - Inflazione da peluche, il nuovo film originale Apple Tv+ dal 28 luglio sulla piattaforma, anche se qui si tratta propriamente dell'ascesa e della veloce ricaduta in un decennio di un'azienda produttrice di peluche ma che non truffò nessuno, semplicemente cavalcò un'onda commerciale che si inabissò con la stessa forza e velocità con cui si era fatta largo nel mercato di giocattoli per bambini e non solo.
Il punto di vista scelto inoltre non è quello del suo creatore Ty Warner, "l'uomo dei peluche", bensì quello delle tre donne che resero possibile tale successo ma i cui nomi non appaiono sulle etichette dei giocattoli e sulle copertine delle riviste. Con Barbie in sala, sembra quasi un riverbero speculare in streaming l'aver scelto questa prospettiva narrativa. Una rivalsa femminile in un racconto che vuole provare a svelare i veri "eroi" di un certo tipo di storie, come spiegheremo nella nostra recensione di The Beanie Bubble.
Sguardo nuovo
Il cast stellare che i coniugi Kristin Gore (Foxcatcher - Una storia americana) e Damian Kulash Jr. (cantante principale del gruppo rock OK Go) hanno scelto per mettere in scena questa storia vera, fa capire ancora una volta la portata dei progetti su Apple Tv+. La storia della Ty Inc. tra il 1983 e il 1993 viene narrata nel film in modo assolutamente non lineare e con degli importanti e continui salti avanti e indietro nel tempo (che potrebbero destabilizzare qualche spettatore più distratto) per mostrare ascesa e caduta della società multimiliardaria. Parlare del successo ma anche del tracollo, come anticipavamo, attraverso le vite e i punti di vita di tre donne che ne decretarono la nascita e il boom economico, ma che spesso non vengono menzionate nelle pagine di storia, poiché l'importante è che appaia il nome del creatore, ritenuto erroneamente solo ed unico.
Robbie (una sempre divertente caratterista Elizabeth Banks) è una donna dalla vita poco soddisfacente che, una volta conosciuto Ty, pensa di poter fare il salto di qualità una volta per tutte. Sheila (una sorprendente ironica Sarah Snook, reduce dai successi di Succession e de Il Morso del Coniglio) è una madre single con due bambine a carico che, quando incontra Ty, lo respinge fortemente perché non ha nessuna intenzione di stravolgere la propria vita e soprattutto quella delle proprie figlie per un uomo, eppure forse si troverà a rivalutare le proprie priorità. Maya (Geraldine Viswanathan, già vista in Miracle Workers) è una diciassettenne che vuole lavorare per mettere dei soldi da parte per il college, poco convinta di voler diventare un medico come vorrebbero i genitori: quando conoscerà Ty, le sembra di aver trovato le risposte a tutte le proprie domande. L'idillio per tutte e tre è però destinato a rivelare ben presto la sua vera natura.
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Una storia di donne
Ciò che attira le tre donne in modo diverso nella vita di Ty è il suo irresistibile essere un eterno Peter Pan che sa come far sognare le persone da buon venditore, come affascinarle, come renderle parte della sua fiaba che non conosce limiti ai desideri e ai sogni da realizzare. Ma allo stesso tempo è un uomo tossico, egocentrico che ha bisogno di avere sempre il controllo su tutto, così come il proprio nome sui prodotti, un bambino che ha bisogno di qualcuno che lo accudisca invece di prendersi cura degli altri. La "sua" è una società che continua ad ingaggiare uomini anche esterni pur di non dare il giusto riconoscimento alle donne che hanno reso possibile questo sogno finanziario dall'interno.
L'intuizione dei protagonisti di questa storia vera sta nell'aver individuato il "posto giusto nel momento giusto" per un certo tipo di produzione come quella dei peluche morbidi e ripieni di stoffa. Il film quindi con una sceneggiatura e una messa in scena sopra le righe vuole raccontare la complessità dei rapporti sul lavoro e soprattutto fare una riflessione sull'andamento imprevedibile (ma non troppo) dell'economia. Tra le righe la pellicola strizza anche l'occhio all'avvento di internet, dei forum, di eBay e al concetto di rivendita (oggi estremamente attuale) per acuirne il valore di mercato e far guadagnare un privato cittadino con un brand (il concetto delle limited edition, dei fuori catalogo e fuori produzione, patria dei collezionisti). Quello che ritrae Zach Galifianakis, anche produttore insieme a Ron Howard, da premiare per come si sia trasformato in qualcuno di irriconoscibile nei panni di Ty, è un uomo vanesio, chiuso in sé stesso e ossessionato dalle apparenze.
La palette di colori utilizzata da The Beanie Bubble - Inflazione da peluche non è casuale e dipinge le abitazioni, l'azienda e gli uffici come se fossero uscite da La Fabbrica di Cioccolato o da un qualsiasi romanzo di Dahl, dove i sogni si realizzano a tutti i costi. Finché quei sogni non si spezzano e non portano alla rovina, soprattutto vedendo a quale prezzo vengono spesso messi in pratica. A meno che non se ne esca giusto in tempo come faranno le donne della vita di Ty. La bolla del titolo è quella in cui viviamo, commerciale ed economica, che prima o poi è destinata a scoppiare riportandoci alla realtà.
Conclusioni
A conclusione della recensione di The Beanie Bubble siamo elettrizzati dal ritmo messo in scena dal film per raccontare la storia di un uomo ma soprattutto di tre donne e del loro sogno comune e di come riuscirono a fondare la casa produttiva dei peluche rinforzati ed a farla diventare un business da miliardi di dollari. L'ascesa e la caduta, i rapporti familiari e lavorativi, con un cast in gran forma e un'ottima scenografia per mettere in scena il sogno americano destinato a spezzarsi.
Perché ci piace
- Il cast (a volte irriconoscibile) in gran forma.
- La riflessione sull'economia di massa.
- I colori utilizzati.
- Il punto di vista femminile del racconto, senza dimenticare lo spazio a Ty Warner…
Cosa non va
- … scelta che non tutti potrebbero apprezzare, confondendolo per un manifesto.
- La sceneggiatura e la messa in scena sopra le righe non saranno apprezzate da tutti.
- I continui salti temporali rendono un po’ faticosa la visione.