Dal 14 marzo è disponibile su StarzPlay (visibile anche su Amazon Prime Video) The Attaché, serie scritta, diretta e interpretata da Eli Ben-David. L'autore israeliano si è ispirato alla sua vita: come Avshalom, il personaggio al centro della serie, è stato un musicista e si è trasferito in Francia, a Parigi, per seguire la moglie, diplomatica. Arrivato in Europa nel 2015, ha pensato di trasformare la sua esperienza in un racconto.
The Attaché comincia con l'attentato al Bataclan, avvenuto il 13 novembre 2015: per Eli Ben-David da allora le cose sono precipitate in Europa, è arrivata la paura, la diffidenza verso chi parla un'altra lingua. Anche questo è finito nella serie.
Con il trasferimento a Parigi tra Annabellle e Avshalom i rapporti si fanno più impegnativi: lui non è più al centro dell'attenzione, ha problemi con il francese, non riesce a integrarsi e si ritrova a dover badare da solo al figlio. A interpretare Annabelle, la moglie del protagonista, è Héloïse Godet, che abbiamo raggiunto via web.
La video intervista a Héloïse Godet
The Attaché, la recensione: Integrazione e paranoia in una serie ambientata a Parigi
La difficoltà di raccontare la storia recente
L'attacco al Bataclan è ancora ben presente nella mente di tutti: hai avuto paura di interpretare una donna che ha vissuto una tragedia che è dietro l'angolo? Eri spaventata?
È stato cinque anni fa: ci sono persone che hanno deciso di portarlo sullo schermo due anni dopo. Era davvero troppo presto. Le associazioni hanno deciso di rimandare la serie, perché era troppo recente. In Francia è stato poco rappresentato, i registi francesi non sono ancora pronti. Questo invece è il punto di vista di Israele. Quella di Eli Ben-David non è una trasposizione fedele dei fatti, ma di come li ha vissuti lui. Non è nemmeno la mia esperienza. Eli ha usato questo come base e punto di partenza per raccontare la sua biografia, dal punto di vista di israeliano che lavora in ambasciata, con le guardie del corpo, le macchine, le telefonate. La serie parla di come l'ha vissuto lui. Non io.
Uno dei temi di The Attaché è l'essere dei bravi genitori
I protagonisti cercano di essere bravi genitori, è uno dei temi della serie. Secondo te cosa ci rende bravi genitori?
Bella domanda. Ho appena finito un libro di Deborah Levy, The Cost of Living, penso sia molto amato in Europa. Sono rimasta affascinata di come parli dell'essere donna e della maternità. Come donne ci portiamo dietro da secoli la responsabilità di occuparci della crescita dei figli e il pilastro della casa. In questa storia invece c'è un totale ribaltamento del punto di vista. Il protagonista è un padre che si occupa dei figli e ha anche delle difficoltà con la lingua, non riesce a comunicare bene con i suoi figli, deve colmare questa lacuna. Sente che sta fallendo come padre. Il mio personaggio invece, Annabelle, lavora troppo e sente di non essere una buona madre. Credo che il punto di vista di questi genitori sia lo stesso che avevo io quando mi stavo preparando per la serie: lavoravo così tanto che non riuscivo più a vedere mia figlia. Ma mia figlia sa che se i suoi genitori sono felici facendo il loro lavoro e portano a termine ciò che devono fare. In questo modo si dimostra ai figli che lo scopo della vita è realizzare i propri sogni: si trasmette loro la sicurezza di credere nei propri sogni, anche perché chi ti ama ti sostiene. Si lavora tutti insieme per questo. Questa storia racconta di come si può essere indipendenti e mostrare rispetto alle persone che ami. Certo non è facile. Anche adesso: mentre sto facendo questa intervista ho proibito a mia figlia di entrare nella stanza. In questo momento è con i miei genitori. Ma lei lo sa, rispetta il mio lavoro.
The Attaché e i veri supereroi
A proposito di bambini: il figlio dei protagonisti ama i supereroi. Ha una maschera di Hulk, vuole andare a vedere i film degli Avengers. Secondo te, in questo momento difficile, chi sono i veri supereroi? Ce ne sono?
Credo che ora i veri supereroi per me siano le donne che stanno lottando per sostenersi a vicenda per fare in modo che le cose cambino agli occhi della società. Le donne e i bambini che devono difendersi e che lavorano per cambiare la mentalità: è un'impresa enorme, che punta a cambiare il modo in cui per secoli gli uomini sono stati visti come il centro delle nostre vite, portandoli a credere di avere ogni tipo di diritto sugli altri. Gli eroi oggi sono le migliaia di persone che stanno stampando migliaia di volantini per incartare le baguette, che saranno distribuiti in tutte le zone più difficili, su cui ci sono scritte le cose accettabili e non accettabili in una relazione. Stanno raccogliendo fondi per fare in modo che le donne si rendano conto se sono in pericolo o sono al sicuro. Questi sono i veri eroi: chi cerca di fare piccoli passi per cambiare grandi cose. Sono supereroi.
The Attaché e la comunicazione
Questa serie mostra come sentiamo gli altri ma non li ascoltiamo davvero. Abbiamo i social media, i cellulari, parliamo molto, ma non ascoltiamo. Perché?
Avshalom e Annabelle parlano una lingua che conoscono entrambi, ma quando vanno in Francia non sanno in che lingua parlare. C'è il francese, certo, ma parlano una lingua diversa in termini emotivi. Sono su due strade diverse, la loro relazione non funziona più bene. Nonostante questo sono una coppia che comunica, si parlano ancora molto. Almeno ci provano. Ci sono molte incomprensioni, ma ci provano. Dal primo episodio si vede Avshalom che ha un attacco di panico: ascolta il notiziario, prova paura, che viene alimentata sempre di più. Non è soltanto l'attacco: sono le notizie, la televisione, i giornali.
Succede ancora e in più ora c'è anche il Coronavirus. Se ascolti sempre le notizie vivi in un costante attacco di panico. Bisogna cercare di distaccarsi e vivere il più possibile in contatto con le altre persone. Incontrare persone reali. Dopo l'attacco alcuni sono impazziti, sono diventati razzisti. Nella serie però mostriamo anche che il migliore amico di Avshalom è il signore della porta accanto, che ha un caffè: diventano amici perché parlano dei loro problemi, che sono simili. Vivono entrambi il pregiudizio. È così: bisogna uscire e incontrare persone vere per ricordarci che viviamo nel mondo reale.