Un adagio oramai celeberrimo del Batman Nolaniano recitava: "O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo". Potremmo applicare un concetto simile agli agenti sotto copertura, che spesso si dimenticano della propria reale identità se vivono per troppo tempo sotto mentite spoglie, tanto da non voler più tornare indietro e, a volte, addirittura passare dall'altra parte della barricata. È su questo concetto che si basava Le Bureau - Sotto copertura, la serie francese di successo per cinque stagioni fino al 2020.
Non stupisce quindi che Paramount+ abbia deciso di farne un remake puntando sui nomi altisonanti del cast. Stupisce invece che il risultato sia fin troppo simile all'originale. Dal 30 novembre in piattaforma con appuntamento settimanale.
The Agency: mai fidarsi di nessuno
Il concetto alla base della serie Paramount+ è semplice e allo stesso tempo molto efficace per raccontare un sottoinsieme del vasto ed affascinante mondo dello spionaggio, ovvero quelle spie sotto copertura. Per tutto il tempo quindi non si sa di chi fidarsi davvero e anche il punto di vista del protagonista da cui ci viene raccontato l'incipit di questa "missione" non siamo sicuri che sia così super partes. Lo stesso vale per le persone che finiscono per interagire con lui. Esiste infatti la sindrome dell'infiltrato, ovvero l'essere talmente dentro una doppia vita da voler minacciare la vecchia e farla sparire. Sembra folle eppure accade per il gioco psicologico pericoloso messo in atto, soprattutto se per tanti anni si finisce ad interpretare qualcun altro, proprio come un attore o un'attrice, rischiando di dimenticare se stessi.
Le Bureau des Legendes è il principale servizio di sicurezza esterno francese, responsabile dell'addestramento e della gestione di agenti sotto copertura in missioni a lungo termine in aree con interessi francesi, con lo scopo di individuare e reclutare buone fonti di intelligence. Cosa succede però quando il cuore vince sulla ragione? A Martian (un nome scelto non a caso, marziano e quindi lontano da sé), un agente segreto della CIA, viene ordinato di abbandonare la sua vita da infiltrato e di tornare alla stazione di Londra. Quando sceglie di non lasciare nel passato l'amore, innesca un gioco pericoloso mettendo a rischio il lavoro e la vita privata, la sua vera identità e la missione, finendo in mezzo ad una serie di intrighi internazionali.
Una serie spionistica copia carbone
Una storia del genere quindi ha senso che si prestasse ad un remake estero. Tuttavia l'adattamento a cura di Jez Butterworth & John-Henry Butterworth The Agency segue quasi pedissequamente l'originale, sia a livello di causa e conseguenza nell'intreccio del racconto, sia a livello di dialoghi (alcuni ripresi parola per parola) sia a livello visivo. La regia dei primi episodi è affidata nientemeno che a Joe Wright (inizialmente doveva essere di Clooney, che figura tra i produttori), eppure non sembra particolarmente ispirato come invece è stato per il suo debutto nella serialità di M - Il Figlio del Secolo. Anzi, sceglie di riprendere inquadrature e movimenti di macchina dell'originale francese.
Nonostante ciò, vi è una qualche geolocalizzazione nella nuova versione: la CIA al posto dei servizi segreti francesi; l'amante segreta del protagonista è afroamericana e non mediorientale; la scelta della spia, su cui il protagonista è chiamato ad indagare, ha scelto di non sostenere la prova di interrogatorio da ubriaco non per le proprie credenze religiose ma perché è un ex alcolista ora sobrio. In entrambi i casi, se beve vuol dire che la copertura è saltata. Viene meno quindi la tensione narrativa e il sussulto al colpo di scena, su cui dovrebbe basarsi l'intera operazione, soprattutto se si conosce già la storia, almeno dalle prime puntate viste. Perfino il materiale fotografico promozionale riprende la stessa struttura originaria.
Cast stellare, ma a che pro?
È evidente sia da questa che da Dexter: Original Sin in arrivo a dicembre, oltre al nuovo spin-off di Yellowstone atteso per il prossimo anno, come Paramount+ stia puntando sempre più sui grandi nomi per (ri)lanciare alcuni suoi brand forti. In questo caso, lo ammettiamo, anche noi siamo saltati sulla sedia alla prima lettura degli interpreti e anche nel vederli in scena grazie al loro carisma. Michael Fassbender e Richard Gere (entrambi al debutto nella serialità) guidano Jeffrey Wright, Jodie Turner-Smith, Katherine Waterston, John Magaro, Alex Reznik, Andrew Brooke, Harriet Sansom Harris, India Fowler, Saura Lightfoot-Leon, Reza Brojerdi, Dominic West, Hugh Bonneville. Una sfilza impressionante di nomi che però viene frenata da narrazione e messa in scena, troppo simili alla controparte francese ideata da Eric Rochant per Canal+.
Conclusioni
The Agency è una produzione di indubbio spessore, tanto a livello di personalità coinvolte quanto di intenti produttivi. Il risultato però è una copia dell’originale che, almeno dai primi episodi visti, può colpire solo chi non abbia mai visto il serial francese di cui è remake. Troppe poche modifiche che smorzano quindi la tensione narrativa, che dovrebbe essere l’elemento portante in una buona storia di spie. Sempre interessante lo scegliere di concentrarsi sulla sindrome dell’infiltrato e sul sottoinsieme di chi lavora sotto copertura per lungo tempo, rischiando di passare alla nuova identità, e buone le prove del cast, altisonante più che mai.
Perché ci piace
- L’impianto produttivo.
- Il cast stellare.
Cosa non va
- La serie è una copia carbone dell’originale francese, tanto a livello narrativo che di regia.
- Manca la tensione narrativa se si è già vista Le Bureau.