Nell'ambito della retrospettiva che il Festival di Roma 2009 ha voluto dedicare al giovane attore australiano scomparso il 22 gennaio 2008 è stato presentato oggi a Roma in anteprima assoluta come Evento Speciale dedicato alla memoria di Heath Ledger Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo, l'ultimo capolavoro diretto da Terry Gilliam, indiscusso genio visionario del cinema moderno che aveva scelto Ledger come uno dei protagonisti principali e si è poi trovato di fronte alla tragedia della sua morte nel bel mezzo delle riprese. Sprofondata nel caos e nella disperazione più totali, la produzione del film si è trovata a dover decidere in tre settimane il destino di un film quasi ultimato ma al quale mancavano dei tasselli fondamentali a livello di riprese. Di magie e di attori si parla nel film e Gilliam ha realizzato forse la più grande magia della sua carriera proprio in quei giorni di grande dolore per la perdita dell'amico. Il dottor Parnassus del fim (interpretato da Christopher Plummer) è il proprietario dell'Imaginarium, un piccolo teatrino itinerante dotato di uno specchio magico dei sogni, ed un uomo che in cambio dell'eterna giovinezza ha ereditato dal diavolo (interpretato da Tom Waits) il potere di realizzare i sogni e le fantasie del pubblico che si sofferma dinanzi al suo piccolo palcoscenico. Heath Ledger è invece Tony, il ragazzo di cui si innamora Valentina, la giovane figlia sedicenne di Parnassus, promessa dal padre al diavolo in cambio di vita eterna. Sarà proprio Tony l'asso nella manica che permetterà al dottore a vincere la nuova sfida che il diavolo gli ha lanciato e di salvare Valentina dal suo triste destino. Di colpo ecco arrivare l'intuizione di Gilliam: far passare attraverso lo specchio magico Heath facendogli assumere le sembianze di qualcun altro. Di lì a poco la macchina è ripartita, nel momento esatto in cui Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell, vicini a Ledger, hanno accettato di prestare il loro volto nei tre viaggi immaginari del loro grande amico al di là dello specchio dei desideri. Un film che per tanti motivi rimarrà nella Storia del cinema, un film che è destinato a lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti i fan di Heath Ledger e che lascia senza parole per la sua bellezza visiva e per il valore affettivo, umano ed artistico insito nella sua essenza più profonda.
Ad accompagnare il film a Roma il regista Terry Gilliam, la co-produttrice del film nonchè sua figlia Amy Gilliam, il produttore Samuel Hadida e l'attrice-modella Lily Cole, protagonista del film nei panni della figlia di Parnassus. Il film sarà nelle sale italiane a partire dal 30 ottobre distribuito da Moviemax.
I tre attori hanno accettato subito la sua proposta? Terry Gilliam: Si, subito Johnny, Jude e Colin sono accorsi in nostro aiuto, erano tutti e tre suoi amici intimi ed è per questo che li ho scelti, per riuscire a riportare nei loro tre personaggi alcuni aspetti della personalità di Heath. Hanno dato una grande prova d'amore e di rispetto nei confronti dell'amico scomparso. Siamo molto orgogliosi e onorati di aver avuto Heath tra noi per questo film, ha dato vita ad un personaggio che per certi versi gli assomigliava moltissimo.
Nel suo film la narrazione si svolge quasi interamente sul fronte nell'immaginazione dei singoli personaggi. Come ha lavorato su questo aspetto durante le riprese e la scrittura? Terry Gilliam: Nel film è lo specchio magico a rappresentare il cinema e più in generale a rappresentare quello che fa l'arte per permetterci di evadere dal nostro piccolo mondo reale per tuffarci in quello assai più vasto del nostro immaginario. Ogni volta che si attraversa quello specchio non si sa quel che accadrà mentre quando oggi vado al cinema so già quel che vedrò, gli stessi attori, le stesse storie di sempre, non riesco più a sorprendermi, la fantasia si va sempre più omologando. Questo film è il mio tentativo di andare contro corrente, di sorprendere e dare gioia allo spettatore. Questo il motivo che mi ha spinto a scriverlo e poi dopo la morte di Heath a portarlo a termine.
La scelta della successione temporale nella comparsa dei tre attori nel film è stata sua? Terry Gilliam: Non abbiamo cambiato nulla del copione origiinale, solo dato la possibilità al personaggi di Heath di cambiare le sembianze assumendone altre una volta attraversato lo specchio. Come sapete Heath ci ha lasciati proprio durante il periodo delle riprese e qualcuno degli attori ha avuto dei comprensibili momenti di sconforto nel proseguire il lavoro come niente fosse, ricordo che Plummer ebbe grosse difficoltà a girare la scena del monastero in cui pronuncia delle frasi sulla morte che non aveva più la forza neanche di leggere. Si, ho scelto io la successione delle apparizioni, volevo che Johnny fosse il primo, e doveva essere il primo perchè non ero sicuro che la cosa avrebbe funzionato bene. Ero dell'idea che se lui ce l'avesse fatta allora avrei potuto proseguire per questa strada e finire finalmente il film. Con Jude parlai di Parnassus ancor prima di scritturare Heath per il ruolo di Tony, gli raccontai della scena in cui Tony avrebbe dovuto camminare con dei trampoli altissimi e quando gliel'ho proposta dopo la tragedia ha accettato subito. Il finale doveva poi essere affidato alle mani di Colin, quello dei tre che ha più la faccia da cattivo e un aspetto dark, e così è stato.
Oltre ad essere un regista lei è anche e soprattutto un illustratore di mondi surreali. Quello che vediamo sul grande schermo è unicamente frutto dell'immaginario di Terry Gilliam o qualche volta prende ispirazione da qualche autore contemporaneo? Terry Gilliam: Mi ispiro spesso ai quadri di Grant Wood, mentre nel film la scena della barca è ispirata ai quadri di Maxfield Parrish, uso spesso come fonte i lavori di grandi pittori e disegnatori di talento, per lo più a coloro che sono morti da tempo e non possono chiedere i diritti (ride).Abbiamo scoperto proprio durante la retrospettiva dedicata a Heath Ledger durante il Festival di Roma che l'attore si cimentava anche come regista. Ha dato un qualche contributo in questo senso durante la lavorazione del film? Terry Gilliam: Heath era deciso a diventare regista già ai tempi de I Fratelli Grimm e l'incantevole strega, durante la cui lavorazione non faceva che chiedermi "_perchè fai questo, perchè lo fai così?" _ Era desideroso di imparare, sono sicuro che sarebbe stato un grande regista, mi cambiava i dialoghi e le sue battute, era difficile per me tenere il passo con la sua energia. La regia di Parnassus avrebbe dovuto essere firmata da entrambi, poi per ovvi motivi abbiamo deciso che la cosa non era più fattibile. Mi chiese espressamente di avere la parte di Tony, scrivendomelo su un pezzo di carta durante la proiezione del cortometraggio animato su cui stava lavorando nei miei studi londinesi. Purtroppo nessuno di noi vedrà mai realizzata questa sua ambizione purtroppo.
E' vero o è solo un gossip che molti attori si sono proposti per il ruolo di Tony dopo la morte di Heath Ledger tra i quali anche Tom Cruise? Terry Gilliam: Si, fummo contattati dai suoi agenti ma Tom Cruise non era quel che si poteva definire un amico stretto di Heath ed io volevo intorno a me solo persone che lo conoscevano bene ed ho risposto 'no, grazie'.
Il problema più grande che avete dovuto affrontare dopo la tragedia della sua scomparsa? Samuel Hadida: Il problema più grande era quello di fare in modo che nessuno dei nostri finanziatori abbandonasse il progetto e così per tre settimane Terry e gli altri hanno lavorato duramente sul film, pensando a quali modifiche fare cercando poi di coinvoglere altri attori, inizialmente uno, poi due e poi ben tre.I passaggi nello specchio ci risolsero molti dei problemi e Terry ha vinto la sua sfida superando brillantemente l'ostacolo. E' stato fondamentale per noi lavorare con attori di grande talento come Farrell, Law e Depp, grandi star che per amore di Heath e di Terry hanno accettato di partecipare. E' stato difficile tenere duro in quei giorni, ma ce l'abbiamo fatta tutti insieme. Dopo l'ok dei tre attori abbiamo tirato un sospiro di sollievo perchè i distributori furono tutti d'accordo nel concederci il tempo necessario al completamento del film.
Signora Gilliam, qual è stato per lei il momento più difficile? Amy Gilliam: Il momento più emozionante è stato quello della telefonata con cui mi è stata annunciata la morte di Heath. Non si trattava solo della perdita di un grande attore ma anche di un grande artista, di un padre e di un uomo. E' stata una perdita terribile per tutti noi. Ad un certo punto ci siamo guardati io e Nicola Pecorini, direttore della fotografia del film, e ci siamo consolati a vicenda leggendo l'uno negli occhi dell'altra che ce l'avremmo fatta. Come una grande famiglia ci siamo mossi tutti insieme e abbiamo aiutato mio padre a trovare la soluzione.In alcune scene del film ci sono dei precisi riferimenti alla simbologia indiana, alle storie che tengono in vita l'universo come nella cultura degli aborigeni ma è anche forte il riferimento agli anni '60... Terry Gilliam: Beh eccomi, io sono un prodotto degli anni '60, un periodo in cui ebbi l'impressione che il mondo si stesse allargando, in cui si ricorreva alle droghe per riuscire a pensare, in cui abbiamo scoperto le filosofie indiane perchè allora il mondo non sapeva ancora nulla di tutto ciò, anni in cui abbiamo potuto reinventare il mondo, in cui sono nati i movimenti per i diritti civili, un momento molto vitale e vibrante per il mondo in cui si andava in tante direzioni diverse quindi si, il mio film parla proprio di questo in fondo. La verità è che viviamo in un mondo in cui si raccontano storie sempre meno originali e interessanti. Io non guardo tv né vado al cinema ma leggo molto perchè è l'unico modo per ascoltare un'unica voce e di avere un'unica visione del mondo, non una visione collettiva, non amo le storie concepite per le masse, amo le buone storie, quelle che stuzzicano la fantasia, l'unica cosa che ci aiuta a vivere meglio.
Un ultimo ricordo di Heath Ledger, com'era sul set? Terry Gilliam: In un'unica parola era 'sorprendente'. Lo guardavo, lo ascoltavo e mi chiedevo: 'oddio e ora che sta facendo?'. Era un burlone, un provocatore di reazioni, uno che aveva voglia di creare, di divertirsi, mai fuori luogo, un grande sperimentatore nella sua professione, capace di creare dal nulla personaggi camaleontici cambiando persino gli accenti e i dialetti. I suoi occhi erano sempre vispi e attenti, pronti a carpire insegnamenti e particolari apparentemente insignificanti, brillavano di una luce che non vedrò mai più ma che non dimenticherò mai.