Territory, la recensione: dall'Australia ecco la serie neo-western erede di Dallas

I grandi spazi aperti dell'outback, il petrolio, gli allevamenti di bestiame. Anna Torv a capo di una famiglia che la rifiuta. In streaming su Netflix.

Anna Torv è tra i protagonisti di Territory

Ci sono serie che hanno fatto la storia della tv, e che è impossibile non ritornino non necessariamente sotto forma di sequel, remake, reboot e revival. Oppure, influenzando nuovi progetti. Nella composizione della storia, nella caratterizzazione dei personaggi, nello sviluppo dell'intreccio. Se diciamo "Chi ha sparato a JR?" più o meno tutti sanno a che titolo è riferito uno dei cliffhanger più incredibili della storia della serialità: Dallas. Un possibile erede di quel cult che non ha però collegamenti diretti con la serie originale è Territory, nuova produzione australiana in sei episodi approdata su Netflix. Un motivo per vederla? Anna Torv, protagonista.

Territory: questione di eredità

Territory Netflix
Un confronto durante il serial

Fin dal titolo, la serie Netflix fa ben capire che l'outback australiano - com'è definito il vasto semi-deserto e spazio più remoto che caratterizza il continente - è assoluto personaggio protagonista della storia. Questo perché il suo possedimento - come per gli antichi proprietari terrieri - rappresenta tutto in quella parte del mondo. Ancora oggi. Tra i nativi che popolano i luoghi sacri, e a volte maledetti. Tra li estrattori di petrolio sempre alla ricerca di un nuovo affare. Tra gli allevatori di bestiame che faticano ad adeguarsi ai tempi correnti.

C'è però un cavillo che viene portato in rilievo dallo show: chi ha la propria tenuta e attività di famiglia non possiede necessariamente anche il territorio su cui essa è stata costruita. Un controsenso e una contraddizione di partenza, che rende la questione assai grigia. Una questione su cui alcuni venditori esteri fanno affidamento, affondandoci le mani.

Una storia di famiglia per la serie Netflix

Territory Netflix Scena Serie
Un mandriano a cavallo

Al centro di Territory ci sono i Lawson, storica famiglia di allevatori e venditori di bestiame. Come da copione per un family drama l'"erede al trono", il secondogenito Daniel (Jake Ryan), caparbio e capace, scompare lasciando aperta la questione della successione. Tanti sono coloro che vorrebbero prendere il suo posto, a partire dalla cognata Emily (Anna Torv, che bello ritrovarla dopo Fringe e Mindhunter) che però è vista male dal suocero poiché originaria di un'altra famiglia rivale. Il patriarca Colin (Robert Taylor) non vuole abbassarsi al nuovo metodo di vendita ma così rischia di mandare all'aria l'eredità di famiglia.

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Una dei possibili eredi di Lawson

Non è finita qui. In lizza per la successione alla Marianne Station ci sono anche i due nipoti. Susie (Philippa Northeast) è la figlia di Emily e del primogenito Graham (Michael Dorman) che ha appena lasciato l'università perché vuole imparare sul campo a gestire la tenuta. Marshall (Sam Corlett) e il figliol prodigo ritornato a casa dopo lungo vagabondare, insieme ad un paio di amici appartenente interessati più alla cassaforte nascosta che ad una reunion di sangue.

Senza dimenticare lo stesso Graham, alcolizzato e ritenuto un buono a nulla dal padre e sostenuto a fatica dalla moglie, mentre vive da sempre la rivalità col fratello. Sul tavolo anche una vecchia fiamma di Emily, da sempre interessato alla tenuta; infine un'agguerrita donna d'affari americana, interessata a buttare giù tutto per costruire e rimodernare a scopo di lucro, il cui figlio si innamora della semplicità di Susie. Se vi sembrano tante (forse troppe) storyline a cui stare dietro, non vi sbagliate.

Drammi, complotti, colpi di scena

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Una sequenza della serie Netflix

Ci sono però tutti gli ingredienti per un intrattenimento basico, che non approfondisce esageratamente i personaggi ma mescola plot twist e rivelazioni. Compreso il mistero dietro l'incidente di Daniel. Il risultato? Un ritmo costante che si ferma solamente in occasione dei primi piani sui personaggi mentre riflettono osservando l'outback e sui grandi spazi aperti da omaggiare con panoramiche degne dei migliori western moderni. Manca un po' di mordente in alcuni passaggi e c'è una visione abbastanza patriarcale (ma forse veritiera) del luogo che racconta, eppure la serie potrebbe piacere agli appassionati del genere.

Conclusioni

Succession incontra Yellowstone con un pizzico di Dallas in Territory, una serie che ha tutti gli elementi per appassionare il pubblico di Netflix: il dramma familiare, il mystery su cosa sia successo a Daniel, il romance dai tanti personaggi coinvolti e il gioco di scoprire chi erediterà il bottino. I valori aggiunti? La location suggestiva fortemente utilizzata dall'audiovisivo negli ultimi anni tanto da essere ribattezzata New Hollywood... e Anna Torv, anche se un po’ sprecata in fondo per il ruolo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • L’outback australiano come personaggio e ambientazione inedita.
  • Anna Torv: è sempre un piacere ritrovarla.
  • Il family drama che si mescola al western e richiama Dallas, Yellowstone e Succession.

Cosa non va

  • Il ritmo è altalenante per chi non è appassionato del genere.
  • I personaggi non sono approfonditi a dovere.