La Cina rurale e polverosa della remota provincia del Gansu al confine con la Mongolia, quella più povera e battuta dai silenzi, laddove il tempo è scandito dall'alternarsi delle stagioni. Applaudito nei festival di mezzo mondo, da Berlino a Toronto passando per il Far East di Udine, il cinese Terra e polvere è diventato un caso anche in patria sbancando il botteghino, salvo poi sparire sotto i colpi della censura di regime che lo ha ritirato dalle sale e da tutte le piattaforme streaming. Come avrete modo di leggere nella recensione, il sesto lungometraggio di Li Ruijun in sala dal 20 marzo è un ritratto spietato e insieme malinconico ben lontano dal racconto epico di cappa e spada o da quello che prova a sbandierare le conquiste della modernizzazione. Siamo dalla parte degli ultimi, in un sottobosco di invisibili, fame e povertà che il governo della Repubblica Popolare Cinese si guarda bene dal mostrare.
Un racconto dalla parte degli ultimi
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"I due protagonisti sono come il raccolto dopo la semina, sono figli della terra", dice il regista e sceneggiatore del film che di terra e polvere, parafrasando il titolo, è profondamente intriso. È infatti in mezzo a quella terra tra i campi da arare, le povere case e le dune del deserto che si consuma la storia di Youtie e Guiying, un uomo e una donna non più giovanissimi che solo un matrimonio combinato può salvare da un destino di solitudine ed emarginazione.
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Lei ha un handicap fisico, ha subìto diversi traumi, confinata fino a poco tempo prima in un capanno nel cortile di casa del fratello, lui è un contadino taciturno, lo chiamano "quarto fratello" e per tirare avanti è costretto a vendere il proprio sangue: due vite ai margini, due povertà sociali ed emotive a cui l'improbabile unione decisa dai familiari ansiosi di sbarazzarsene, regalerà la libertà e un amore pudico, inaspettato, declinato in tutte le forme della tenerezza. Il legame tra i due crescerà giorno dopo giorno, sotto i ritmi contadini della Cina rurale, tra il sapore della terra e il ciclo delle stagioni, lo sciabordare della pioggia e l'infaticabile lavorio nei campi. Con Terra e polvere Li Ruijun realizza un ritratto umano di rara potenza, un inno alla gentilezza e allo stoicismo degli ultimi.
Youtie e Guiying, una storia d'amore e resistenza
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La regia privilegia i piani lunghi, lontano da orpelli e virtuosismi lavora per sottrazione, mentre i dialoghi sono quasi assenti, la parola cede il passo infatti a una messa in scena abitata dalle pratiche quotidiane dei due protagonisti e dal paesaggio che attraversano: il deserto, un vecchio asino e la casa scalcinata in cui vivono, destinata come le altre della zona alla demolizione voluta dal governo per far spazio ad un presunto rinnovamento edilizio. Youtie e Guiying sono il simbolo di una resistenza silenziosa definita da piccoli e meticolosi rituali che si ripetono nella ciclicità della vita contadina: concimano, arano, falciano, irrigano, si occupano degli animali. E affrontano la vita nell'unico modo da loro conosciuto, con una rassegnata dolenza e una vocazione alla terra che è la sola in grado di dargli il sostentamento di cui hanno bisogno.
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"Tutto inizia nella terra, tutto finisce nella terra. La terra ricompensa sia i ricchi che i potenti, anche quelli come noi" dice Youtie, e a chi vuole offrirgli una delle "case comunali" in città risponde candidamente: "Dove vivranno il mio asino e le mie galline?". Piuttosto la casa se la costruiranno da soli un mattone di fango dopo l'altro, anche a costo di difenderla con il proprio corpo sotto un temporale improvviso che rischia di distruggere tutto. E il corpo, nonostante l'assenza di riferimenti espliciti al sesso, è anche il protagonista dei rari momenti di intimità: quando si lavano a vicenda nel fiume, quando si sdraiano l'uno accanto per chiacchierare o quando sul tetto lui la lega a sé con una corda per non farla scivolare via.
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Li Ruijun rimane ad osservarli da lontano con piglio documentarista e affida il ruolo di Guiying ad un'attrice di grande esperienza, Hai Qing, e quello di Youtie a un non professionista (come fa spesso), suo zio Wu Renlin, che è un vero contadino. Insieme sono la vera forza del film, l'amore passa dalle piccole azioni messe in campo ed è tutto un susseguirsi di devozione e complicità nella fatica: Guiying che lo aspetta con una bottiglia d'acqua calda a notte fonda lungo il fiume, Youtie che le compra una giacca lunga per coprirsi dalla gente che la deride per la sua incontinenza. Una storia di resistenza, tenacia e condivisione, l'ultimo lascito forse di un mondo perduto per sempre.
Conclusioni
In conclusione, come già ribadito in questa recensione di Terra e polvere, Li Ruijun ci regala un inno alla resistenza e alla lentezza, l’ultima testimonianza forse di un mondo perduto per sempre. I due protagonisti salvati e resi paradossalmente liberi da un matrimonio combinato, ne sono l’espressione più alta. I dialoghi ridotti al minimo ed una regia che li segue nelle loro vite semplice scandite dal ritmo delle stagioni, fanno il resto.
Perché ci piace
- Una storia di resistenza e stoicismo dalla parte degli ultimi nella Cina più rurale e profonda.
- Una regia essenziale e priva di orpelli: tra campi lunghi e dialoghi quasi inesistenti, il regista Li Ruijun osserva con piglio quasi documentaristico la quotidianità dei due protagonisti.
- Un melodramma che racconta l’amore pudico e inaspettato, declinato in tutte le forme della tenerezza.
Cosa non va
- Se bisogna trovare un difetto, risiederà forse nella lunghezza e nel ritmo lento che potrebbero risultare indigesti a un pubblico poco avvezzo a questo tipo di narrazione.