Tell Me A Story, la recensione: niente più favole della buonanotte

La nostra recensione di Tell Me A Story, la serie antologica rilettura in chiave moderna e dark delle favole classiche con Paul Wesley e Danielle Campbell, dal 31 ottobre in occasione di Halloween su Sky Serie e NOW.

"Cos'ha che non va Cenerentola?" "Iniziamo dal degradante stereotipo della damigella in difficoltà" "Tu ti riferisci a quelle stronzate capitaliste firmate Disney, io agli oscuri violenti allarmanti racconti dei Fratelli Grimm e Hans Christian Andersen."

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Tell Me a Story: una scena della serie

È con queste parole che potremmo riassumere l'idea alla base e gli intenti di Tell Me A Story, la serie antologica che arriva dal 31 ottobre in occasione di Halloween su Sky Serie e NOW (proprio come aveva fatto negli Usa nel 2018 su CBS All Access). Oltreoceano approdava in un periodo in cui le favole in tv, dopo il lungo corso di C'era una volta e Grimm, non avevano più lo stesso appeal; oggi questa sensazione vale ancora di più, come spiegheremo in questa recensione di Tell Me A Story.

Raccontami una storia

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Tell Me a Story: un'inquietante scena della serie

Nell'intento degli autori, con Kevin Williamson in testa (il papà di Dawson's Creek e The Vampire Diaries ma anche e soprattutto di Scream), Tell Me a Story è un'adattamento del serial spagnolo Cuéntame un cuento che vuole raccontare appunto una favola della buonanotte, in chiave thriller e psicologica. Una storia ambientata in tempi moderni e ispirata più ai racconti originali dei fratelli Grimm e Hans Cristian Andersen che volevano uno sviluppo e un epilogo molto più macabri e dark rispetto alle versioni disneyane con cui molti di noi sono cresciuti. Nella prima stagione ad incastonarsi fra loro sono versioni sopra le righe e rilette dei Tre Porcellini, di Cappuccetto Rosso e di Hänsel e Gretel nella Grande Mela. Nella seconda stagione, che ha in comune con la prima due attori provenienti dall'universo seriale di Williamson, Paul Wesley e Danielle Campbell, a mescolarsi sono i racconti di tre principesse - La Bella e la Bestia, la Bella Addormentata e Cenerentola, ambientati in Texas, mentre la terza stagione mai ordinata avrebbe trattato di Biancaneve, Jack e il Fagiolo Magico e Raperonzolo. La riscrittura più matura e dark purtroppo non riesce totalmente, fermando la narrazione ad alcuni snodi da tv generalista (non in senso positivo) costringendo i personaggi a compiere azioni che non sempre rispecchiano la propria personalità e carattere, pur di puntare al plot twist e all'estremizzazione di alcune tematiche come il Male nel mondo e la disparità sociale ed economica.

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Personaggi come nelle fiabe

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Tell Me a Story: un'immagine di scena della serie

Protagonisti di questa prima stagione di Tell Me a Story sono Paul Wesley, Michael Raymond-James (che già era stato Neal in C'era una volta) e Dorian Missick che rappresentano i tre porcellini, con tanto di maschere utilizzate per una rapina finita male, in un omicidio non previsto. Dall'altra parte c'è il lupo (James Wolk), che vuole vendicare la morte della propria fidanzata nella suddetta rapina. Non è l'unico lupo di questa storia, perché vi è anche Nick (Billy Magnussen), insegnante di letteratura che si invaghisce, ricambiato, della studentessa ribelle (la Cappuccetto Rosso moderna Kayla interpretata da Campbell) con nonna al seguito (una spumeggiante Kim Cattrall di Sex and the City) e madre defunta da poco.

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Tell Me a Story: un'immagine della serie

I pericoli vanno incontro anche ai fratelli Hannah (Dania Ramirez, che già era stata Cenerentola nel capitolo finale di C'era una volta) e Gabe (Davi Santos), alter ego di Hänsel e Gretel che più che contro una strega mangia bambini avranno a che fare con un omicidio non voluto e con problemi di soldi, oltre che con i fantasmi del proprio passato (lei è un'ex soldato con cicatrici fisiche e psicologiche, lui un ex aspirante ballerino ed ex tossicodipendente). Le tre storie si intrecceranno man mano in un unico macro-racconto che trova in New York l'ambientazione perfetta, a causa dei suoi dati sulla mortalità, del suo essere una grande metropoli che inghiotte tutto e tutti, e alla fotografia cupa e scura che rende la narrazione più dark in tutti i sensi. Molti dei personaggi hanno in comune la disparità economica e quindi sociale, pretesto, teatro e strumento di violenza inaudita, di vendetta atroce, di rimorso che divora dentro, spesso con sviluppi non sempre credibili e coerenti, con personaggi che rimangono prigionieri dei propri cliché.

Conclusioni

A chiusura della nostra recensione di Tell Me A Story possiamo dire che apprezziamo l’intento – anche se abusato – di riportare le favole in tv sotto una veste ancora diversa, ma il risultato non è altrettanto efficace, peccando di caratteristiche legate troppo alla tv generalista, di tematiche spesso ridondanti e di una caratterizzazione dei protagonisti che gioca troppo sui cliché portando a sviluppi spesso improbabili o troppo esagerati.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il rileggere in chiave ancora diversa – questa volta dark e moderna – le favole classiche.
  • La fotografia scura e le scenografie, volte a sottolineare questa rilettura.
  • Il suo essere antologica permette allo spettatore di avere un finale per entrambe le stagioni prodotte
  • Il casting che pesca da mondi seriali (anche fiabeschi) già battuti…

Cosa non va

  • … con interpreti che però non sono sempre all’altezza dei propri ruoli a causa di una caratterizzazione inefficace e bidimensionale.
  • Gli sviluppi sono a volte troppo estremi e improbabili, puntando troppo sulla disparità sociale come tematica.