"Un film di cui essere orgoglioso e che sai che la gente amerà" lo definisce Mark Wahlberg. Si parla di Ted 2, sequel del fortunato primo capitolo delle avventure dell'orsetto doppiato - ovviamente, in originale - dallo stesso regista Seth MacFarlane, che arriva nelle sale italiane in contemporanea all'uscita statunitense e che si è annunciato superando persino gli incassi (settimanali) dell'acchiappatutto Jurassic World. Lo incontriamo al Mandarin Hotel di Columbus Circle a New York, dove si presenta accompagnato dalla 'sua' acqua, l'energy drink AQUAhydrate che offre volentieri prima di iniziare a parlare della nuova esperienza, di sé e dei prossimi impegni. E prima di lasciare il campo alla biondissima e sorridente compagna di avventura, Amanda Seyfried.
Di nuovo al fianco di Ted
"Ne valeva la pena" di realizzare un sequel di Ted, ha dichiarato, ma quali sono le differenze con il primo? Mark Wahlberg: Il primo era sostanzialmente centrato su John e la sua relazione con Lory, in qualche modo un modello anche per Ted. Ma qui troviamo John separato, il suo matrimonio è finito e lui è depresso. Ted non sembra aver imparato niente da lui, visto che cerca di farlo distrarre con altre ragazze, pensando che sia la soluzione giusta. Cosa che ovviamente non è. Lo vediamo anche nell'esperienza di un matrimonio fatto per le ragioni sbagliate, e nella luna di miele davvero breve... E poi c'è il processo, un'idea brillante! E per quanto John sembri voler aiutare il suo amico in ogni modo possibile le cose si fanno davvero complicate. Ted potrebbe proprio essere la persona meno indicata per essere padre...
C'è qualcosa di Ted in cui si riconosce? In effetti una volta molta gente avrebbe potuto dire lo stesso di me, ma diventare padre mi ha trasmesso un senso di responsabilità e mi ha costretto a crescere. Sapevo che dovevo occuparmi di mio figlio, ed esserci per tutti loro. Credo sarebbe lo stesso per Ted. Ovviamente è proprio dai problemi legati all'essere un genitore che si sviluppa la nostra nuova avventura.
Ambientata di nuovo a Boston, per 'colpa' sua? Non saprei, credo che a Seth piaccia l'accento. È bravo a farlo. Ma la storia era già ambientata a Boston quando ho letto lo script la prima volta. Mi hanno detto di aver sempre pensato a me per la parte, sin dalla scrittura, che son sempre stato la prima scelta. Anche se poi c'erano note del tipo 'qui è dove Mark Wahlberg ha pestato a sangue quel povero ragazzo innocente'... non può esser stato scritto per me, io non ero così nella realtà! Per fortuna ho senso dell'umorismo; non mi importa. Ma devi sempre controllare lo script quando c'è Seth di mezzo.
Il momento di essere seri
Si può ridere di tutto o ci sono dei limiti? Ci sono sicuramente cose che sento come inappropriate, ma in commedie come queste spesso si discute tra cosa sia politicamente corretto o meno. Ma ognuno è diverso dagli altri e credo che questo film possa parlare a chiunque, magari per elementi o motivi differenti. Questo almeno è quello che è emerso dai test screening. D'altronde Seth non è uno che si concentri nel accontentare qualcuno in particolare, o il pubblico in generale. Ascolta le opinioni della gente, certo, è aperto, il che è una buona cosa, ma poi...
E qual è la linea da non superare? Credo che sia nel parlare di religione... Ma tanto, qualsiasi cosa io non voglia dire, Seth poi la fa dire a Ted!
Sappiamo che è molto cattolico, che ne pensa di Papa Francesco? Non ho ancora letto la nuova enciclica, anche se ne ho una copia. Ma ho letto cosa ne scriveva il New York Times. Spero di avere occasioni per incontrarlo, anche se nei prossimi mesi sarò impegnato a lavorare. Magari tra agosto e settembre... È un bel tipo. Sta portando la chiesa nell'Era Moderna. Per questo è amato da molti, non solo da noi cattolici. Era tempo che succedesse. Avevamo bisogno di un cambiamento. Personalmente non concordo con tutto quello che fa la chiesa, ed è bello avere qualcuno che possa riportare la gente al vero messaggio originario.
La versione di Amanda
Secondo lei invece quanto è importante il 'politically correct', o il suo contrario? Amanda Seyfried: In questo film molto. Credo sia la sua anima. La gente ama questo spingersi al limite, forse perché sogna di poterlo fare anche nella propria vita. Il poter ridere senza sentirsi in colpa.
Un marchio di fabbrica per Seth MacFarlane, con il quale hai già lavorato per American Dad! come doppiatrice... Ed è quello che va ne I Griffin: punta l'attenzione su qualcosa che ci ossessiona della cultura popolare, che sia la droga o la politica, e mostra quanto sia ridicolo. E quando sia ridicolo parlarne tanto e perderci tanto tempo. Ha le sue idee in merito, è un tipo intelligente, legge i giornali, è informato su quel che succede, come anche i suoi autori... In fondo ride degli argomenti che meritano di esser ridicolizzati.
Non deve essere facile seguirlo. È buffo, a volte ti ritrovi a fare le cose più strane. E quando ci pensi davvero ti domandi cosa sia, cosa significhi. Come per la scena 'alla Breakfast Club'. Era un omaggio, no? Immagino fosse divertente, ma non ho ben capito di cosa si trattasse, né cosa stessimo facendo mentre lo giravamo. Con Seth succede a volte.
Un set tutto da ridere
Non tutti possono apprezzare certo humor, non temete che questo influisca sul giudizio? Non me ne importa un fico! Senza offesa, ma davvero non me ne faccio un problema. È una commedia! Mi preoccupo delle recensioni che ho quando vado sul palco ogni sera, a teatro, ma non se a qualcuno possa non piacere il film. Non stiamo cercando una cura per il cancro! Parliamo di argomenti sensibili, è vero, di una certa rilevanza per alcuni, ma in fondo cerchiamo solo di far ridere.
Come nella scena in cui canti? Avrebbe dovuto essere più buffa, forse. Perché quando Seth mi ha detto che voleva che cantassi mi sono sentita lusingata: era una splendida canzone, intorno al fuoco, ma non volevo che la commedia si trasformasse in qualcosa di smielato. Mi ha detto di fidarmi, ché in tutte le commedie c'è un equilibrio. Ovviamente mi sono fidata. Sin dall'inizio. Quando ho firmato senza aver nemmeno visto la sceneggiatura.
Quindi non sapevi come sarebbe stato il tuo ruolo? No, non molto. Giusto ogni paio di mesi mi diceva qualcosa del personaggio. Ma lui mi conosce. Sa cosa sarebbe stato divertente per me e cosa avrei potuto portare al personaggio, per cui l'ha costruito pensandomi.