Miss Americana, la recensione: c'è una sola Taylor Swift

La recensione di Miss Americana: dai primi passi sul palcoscenico all'impegno politico, un viaggio attraverso la carriera di Taylor Swift tra successi, critiche e affermazione della propria identità.

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Taylor Swift al Sundance Film Festival 2020 per il suo docu-film Miss Americana

Cosa significa reinventare te stessa quando il tuo nome viene direttamente associato all'industria discografica e migliaia di fan si aspettano che ogni tuo disco sia infinitamente migliore del precedente? Come fanno a convivere musica pop e vestiti di pailettes con un pensiero forte e indipendente? In questa recensione di Miss Americana, film documentario targato Netflix e diretto da Lana Wilson, intraprenderemo un viaggio attraverso la vita e la carriera di Taylor Swift, scoprendo lati assolutamente inediti della giovane cantautrice statunitense.

Essere Taylor Swift

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Taylor Swift in una delle sequenze iniziali di Miss Americana

Presentato al Sundance Film Festival 2020, Miss Americana è un ritratto intimo e rivelatorio di una Taylor Swift come non l'abbiamo mai vista, finalmente libera di far sentire la propria voce e non solo attraverso la musica. Il film documentario sulla vita e carriera della popstar si apre con uno spaccato di quotidianità, con un gatto, un pianoforte e un diario, dal 2003 confidente discreto di ambizioni e paure. Sulla copertina la scritta La mia vita, la mia carriera, il mio sogno, la mia realtà, nelle sue pagine il vademecum della brava ragazza e una serie di obiettivi pianificati e aspettative da non disattendere. Dopo sette album e innumerevoli riconoscimenti, questo bisogno di essere considerata una persona buona continua a rappresentare una costante nella vita della cantante, nonostante la profonda metamorfosi (soprattutto interiore) che l'ha vista impegnata negli ultimi anni. Il documentario mostra una giovanissima Taylor Swift alla continua ricerca del consenso e della perfezione assoluta, attentissima a non pronunciare mai una parola fuori posto e la cui felicità si nutre dell'approvazione del pubblico. Lana Wilson porta sullo schermo l'immagine di una ragazza tanto talentuosa e dedita al lavoro quanto spaventata dal giudizio, incapace, forse, di godersi appieno il successo a causa di un perenne senso di inadeguatezza. Il risultato è una narrazione estremamente empatica sebbene, a volte, il suo essere quasi un flusso di coscienza possa disorientare (in termini soprattutto temporali) lo spettatore non aggiornato sulle tappe professionali dell'artista.

Il caso Kanye West

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Kanye West è Taylor Swift durante gli MTV Video Music Awards del 2009

Quello avvenuto agli MTV Video Music Awards del 2009 può essere considerato un giro di boa nella vita di Taylor Swift, non tanto nel modo di fare musica, quanto per il forte impatto a livello emotivo che ha avuto sulla giovane di Nashville. Durante la consegna del premio per la categoria Best Female Video (la canzone era You Belong with Me), Kanye West ha interrotto la cantante con una frase che sarebbe diventata protagonista di innumerevoli meme, I'ma let you finish but (Adesso ti lascio finire ma), sostenendo che Beyoncé avrebbe meritato il premio più di lei. Un duro colpo per Taylor Swift, allora appena ventenne, che non ha potuto godersi il meritato momento di gloria ma, soprattutto, che per anni è rimasta ossessionata da una tale mancanza di rispetto da parte di quello che era un suo idolo.

La perfezione non esiste

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La cantante Taylor Swift in una sequenza del docu-film Miss Americana

Come dice la stessa Taylor Swift in Miss Americana: Elabori costantemente una strategia nella tua testa su come non essere umiliata per qualcosa ogni giorno. Ma poi ti accusano di essere calcolatrice perché hai una strategia. Ed è questa l'enorme presa di coscienza alla quale assistiamo nel documentario, di come si perda un sacco di tempo dietro a un ideale di perfezione che, in realtà, non esiste. Una consapevolezza arrivata dopo regimi alimentari proibitivi messi in atto a causa di una foto che sottolineava troppo le forme; o crisi esistenziali determinate da critiche sulle quali non è possibile avere alcun tipo di controllo. Dopo tanta tensione, vediamo Taylor Swift abbandonare, con coraggio, il prontuario della ragazza perfetta per lasciare emergere la vera se stessa, senza più bisogno di dover accontentare tutti per forza.

L'impegno politico

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Taylor Swift sul set del videoclip di You Need to Calm Down

Una brava ragazza non impone mai le sue opinioni. Questo era uno dei dogmi della cantante all'inizio della sua carriera; ma poi accadono degli imprevisti che ti fanno cambiare prospettiva e che spianano la strada a un nuovo modus operandi. Nel caso di Taylor Swift, questo imprevisto si chiama molestia sessuale, quella di cui si è reso responsabile il dj radiofonico David Mueller nel 2013. Da qui, la decisione di iniziare a far sentire la propria voce anche nell'ambito della politica, sostenendo i democratici e osteggiando la candidatura della repubblicana Marsha Blackburn, sostenitrice dell'abolizione di una legge a tutela delle donne. Una presa di posizione coraggiosa e completamente nuova quella di Taylor Swift, inizialmente osteggiata dal suo stesso team; per dimostrare che non vi è alcuna contraddizione nell'essere una popstar che veste di rosa e, allo stesso tempo, avere un'opinione politica forte e indipendente.

Conclusioni

Come avete potuto leggere nella nostra recensione di Miss Americana, docu-film targato Netflix sulla vita e sulla carriera di Taylor Swift, si tratta di un prodotto empatico e coraggioso, capace di emozionare grazie al sapiente montaggio di filmati d'archivio e clip di show e premiazioni. La showrunner Lana Wilson ci mostra dei lati inediti della cantante, dando vita a una narrazione onesta, seppur molto prudente; una cauta sbirciatina al mondo intimo di Taylor Swift.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Coinvolge ed emoziona.
  • Porta alla luce degli aspetti inediti della vita di Taylor Swift.

Cosa non va

  • Pecca di eccessiva prudenza.