Storia della fine di un sogno, di rinascite e fallimenti, ma anche di resistenza, caparbietà e passione. Nella recensione di Tango con Putin, in sala dal 3 novembre, proveremo ad analizzare l'impresa della giornalista Vera Krichevskaya, che attraverso un mosaico bizzarro di immagini di repertorio, testimonianze dirette e interviste, ricostruisce dodici anni di ostinata lotta per la sopravvivenza dell'ultima emittente russa indipendente: Dozhd TV. Il documentario che ne viene fuori è una strana creatura: da un lato compendio storico sulle trasformazioni di un Paese e la sua deriva autoritaria nel giro di poco più di un decennio, dall'altro manifesto di una professione, quella giornalistica, la cui missione "è mostrare l'ingiustizia", come ci tiene a sottolineare la regista.
Dozhd TV: alle origini del sogno
Vera Krichevskaya, autrice di Tango con Putin, è anche la voce narrante del documentario nonché una delle prime ad essere stata coinvolta dal progetto Dozhd TV, il "canale della pioggia e dell'ottimismo", di cui pur essendone uscita quasi subito si sarebbe ritrovata a filmare battaglie, rivolte e speranze, una storia lunga dodici anni nel corso dei quali la fine è sembrata vicina più di una volta. Almeno fino al 3 marzo 2022 quando, dopo sei giorni di trasmissioni no-stop sulla guerra in Ucraina scoppiata il 24 febbraio, fu costretta a staccare la spina e la redazione a lasciare la Russia. Oggi Dozhd TV è tornata in onda su Youtube e ha ripreso a far sentire la propria voce dai nuovi studi rimessi in piedi tra Riga, Amsterdam, Tbilisi e Parigi: l'esilio ha permesso all'intero staff di riprendere un sogno cominciato quattrodici anni prima a Mosca.
Krichevskaya ce la racconta in un reportage di cui è protagonista insieme alla donna che a quell'isola di libertà ha dato inizio, Natasha Sindeeva, che nel 2008 alla vigilia dell'elezione di Medvedev ha 35 anni, una passione smodata per la danza, una radio e nessun interesse per la politica, il giornalismo o le battaglie per i diritti civili. Ricca, ambiziosa, intraprendente, avvolta in pellicce di zibellino, tra una coppa di champagne e un passo di tango, se ne va in giro a bordo della sua Porsche rosa a coltivare sogni di gloria, come quello di fondare a Mosca il suo impero televisivo, una emittente libera e indipendente.
L'unico a potersi permettere di finanziare un'idea così folle è il suo "principe azzurro" incontrato qualche anno prima, il banchiere russo Alexander Vinokurov: il gioco è fatto e ad Aprile 2010 "Dozhd. Il canale dell'ottimismo", come decide di chiamarlo, va in onda per la prima volta. Nessuno in quel momento avrebbe mai immaginato che quella donna eccentrica venuta da Michurinsk e che "sapeva sognare", sarebbe diventata un giorno il simbolo della resistenza al regime putiniano in nome della libertà d'espressione e della verità giornalistica.
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Storia di una donna che sapeva sognare e di una tv resistente
Cosa abbia spinto Sindeeva ad aprire una stazione tv (fama? Denaro? Desiderio di successo?) con "un logo rosa" che aveva desiderato a lungo, non è facile dirlo: non sa nulla di notizie e tg e non è un'attivista, ma non esista ad assumere giovani giornalisti che non hanno mai lavorato per le tv controllate dal governo, si oppongono fermamente a Putin e spesso appartengono alla comunità LGBTQ, che di lì a poco se la sarebbe dovuta vedere con le leggi del Parlamento russo contro i gay. Così inizia l'infinita parabola di cadute, inciampi e ripartenze di Dozhd Tv raccontata da Vera Krichevskaya ripercorrendone le tappe salienti attraverso il video-diario di Natasha e i filmati di repertorio: dall'ingenuo ottimismo degli esordi con reporter alle prime armi e poco avvezzi al video fino alla prima messa al bando del canale appena una settimana dopo il lancio e alla sua estromissione dai fornitori di servizi via cavo voluta da Putin nel 2014. Ad ogni attacco Dozhd diventa sempre più famiglia, una comunità convinta che si debba informare la gente e riportare la verità costi quel che costi, anche vendere tutte le proprietà di famiglia per mantenerla a galla (davanti a inserzionisti che uno dopo l'altro rescindono i contratti) o trasferire le trasmissioni sul web.
Il racconto procede a ritmo serrato di anno in anno e inframmezzato da incursioni pop, come le didascalie rosa fluo che presentano i vari personaggi intervistati; mentre il tono scanzonato e bizzarro dell'inizio cede il passo agli eventi che si avvicendano sullo sfondo: Dozhd sarà la sola emittente russa a trasmettere le immagini degli attentati all'aeroporto di Domodedovo nel 2011, l'unica a dare conto delle manifestazioni di piazza a Mosca contro Putin, per i brogli elettorali che nel 2012 lo portarono al terzo mandato e le successive riforme Costituzionali del 2020. I giornalisti di Dozhd furono tra i pochi che continuarono a raccontare ostinatamente in diretta la repressione del dissenso, gli arresti, gli scontri, fino al ritrovamento del cadavere di Boris Nemtsov (esponente dell'opposizione), le prime operazioni in Donbass e l'inizio delle proteste in Ucraina.
Quel piccolo mondo libero "non solo ti diceva quello che stava realmente succedendo intorno a te, ma ti faceva sentire anche meno sola", spiega la voce di Vera, l'altra protagonista di questo percorso, la seconda persona a entrare in Dozhd nel 2008, ma anche una delle prime ad abbandonare il progetto, salvo rimanere vigile dietro le quinte a seguirne da lontano le avventure. E a volerne raccontare la storia in questo film, tra l'amore commosso e incondizionato per la libertà e l'illusione di un futuro migliore che non è mai arrivato.
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Conclusioni
La conclusione della recensione di Tango con Putin non può non ribadire lo spessore di un’opera che attraverso le vicende di Dozhd TV ripercorre in poco più di un’ora e mezza le principali trasformazioni di un paese, la Russia, e la sua deriva autoritaria sotto il regime putiniano. Attraverso un racconto in presa diretta della nascita di una delle ultime tv libere e indipendenti nella Russia Di Putin e della sua fondatrice, la regista Vera Krichevskaya realizza un documentario ricco di spunti di riflessione sul valore della resistenza, della libertà di espressione e sul diritto di difenderla a qualsiasi costo.
Perché ci piace
- Il resoconto appassionato dell’incredibile storia di resistenza di Dozhd TV, l’unica emittente libera e indipendente a sopravvivere al regime putiniano.
- Un manifesto della libertà di espressione.
- Il valore della ricerca della verità ad ogni costo.
- Un ritratto capace di cogliere tutte le sfumature e le evoluzioni di Natasha Sindeeva, l’eccentrica fondatrice di Dozhd TV.
Cosa non va
- Gli spunti di riflessione e le informazioni sono forse troppi per essere tenuti insieme in un racconto di poco più di un’ora e mezzo. Il rischio per lo spettatore meno informato sull’argomento, è quello di perdersi.