Se Kurtz - il titanico e perverso protagonista di Cuore di tenebra di Joseph Conrad, non si fosse arreso all'ingovernabile wilderness, non fosse caduto inneggiando all'orrore, l'orrore!, ma avesse fatto ritorno in Inghilterra ricco e pieno di propositi di vendetta, forse sarebbe stato un uomo come James Keziah Delaney.
Ci piace pensare che, quando hanno concepito il loro show, Tom Hardy, suo padre Chips Hardy e la loro penna d'elezione Steven Knight avessero un'idea del genere. Per lo meno ci sentiamo di dire che questa è la sensazione che ricaveranno dal pilota di Taboo, miniserie di otto episodi appena inaugurata sulla BBC, i navigatori e gli esploratori della narrativa inglese del diciannovesimo secolo. Anche per tutti gli altri, tuttavia, Taboo si presenta come uno show avvincente e carico di suggestioni polarizzanti.
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Segreti indicibili
Il protagonista di Taboo torna dalla morte, perché morto era creduto da tutti, dopo avventure ed efferatezze che possiamo soltanto iniziare a immaginare (ma la bella teleplay di Knight ci offre una miriade di indizi deliziosamente raccapriccianti). L'uomo sopravvissuto al cuore di tenebra è visto come un selvaggio, un "negro", dai familiari - una sorella di madre diversa che lo guarda come se vedesse un fantasma e un cognato imbecille e razzista che lo odia - e dai membri della civile società londinese: non resterà qui a lungo, dice l'altera ed enigmatica Zilpha di Oona Chaplin: "questo non è più il suo mondo". Ma noi abbiamo il sospetto che James Kaziah Delaney non abbia un mondo a cui tornare, solo diversi mondi da esplorare e profanare. Gli sono tutti ostili, e per tutti lui è letale. L'Europa fetida e parassitica; l'Africa misteriosa, animista e cannibale; l'America culla di infinite possibilità e di una violenza ancora inconosciuta.
Il Kurtz di Conrad è un personaggio oscuro e contraddittorio che sfioriamo appena in Cuore di tenebra, di lui sappiamo solo ciò che raccontano Marlow e altri personaggi: è un filantropo o un genio del male? Un eroe o un aguzzino? Un dio o un demonio? La verità ci sfugge perché è inconoscibile come la natura che consuma Kurtz. James invece torna fra i vivi. Se l'ambizione di Taboo è quella di raccontarci l'uomo trasfigurato dall'immersione violenta in un altro mondo, dall'avidità e dalla follia, ci sono pochi attori al mondo in grado di affrontare un'impresa tanto difficile e rischiosa. Tom Hardy per fortuna è uno di loro.
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Il corpo del padre
Ma se "il ritorno di Kurtz" è una chiave di lettura fertile per avvicinarsi a Taboo, un altro spunto dal punto di vista antropologico e drammatico che ci viene servito dallo show di FX e BBC One è quello legato all'ambivalenza nei confronti della figura paterna, tanto più alla luce del fatto che l'idea per lo show è stato concepito da un tandem padre-figlio. Il pilot di Taboo si apre con il ritorno in città di James, che immediatamente si reca all'obitorio al cospetto del cadavere del padre, spirato al termine di una lunga discesa nella follia; l'uomo aveva una compagnia commerciale internazionale, e James è lì per prendere possesso della sua eredità. Eredità che include la concessione di un'inospitale striscia di terra americana che si affaccia sul Pacifico, la Baia di Nootka, che per diverse ragioni che esploreremo nei prossimi episodi dello show, fa gola a molti, inclusa la potentissima Compagnia delle Indie Orientali.
James strappa a suo padre il viatico per l'aldilà (le monete sugli occhi) e raccoglie la sua maledizione, ma in un certo senso è protettivo nei confronti del genitore defunto, e quello con la sua memoria (e quella della madre) è l'unico legame in qualche modo "affettivo" che questo individuo formidabile e spaventoso intrattiene con il prossimo.
A chi racconta a James Delaney che il padre folle e moribondo lo chiamava attraverso gli oceani, lui risponde "lo sentivo". Uno dei piccoli tratti che suggeriscono un elemento soprannaturale con un ruolo per il momento poco chiaro, ma decisamente promettente.
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La città purulenta
Quelli che abbiamo sfiorato sono solo alcuni degli spunti dello show, che ci immerge in un'immaginario pre-industriale debitore di Conrad quanto di Dickens, Byron, Haggard, il tutto portato a un livello inedito di corruzione e ripugnanza, per contribuire a scardinare i riferimenti della nostra morale. Le "voci" sugli atti bestiali di James in Africa, il passato da occultare nella preghiera di Zilpha, i bambini prostituti e i ladri di cadaveri sono solo superficialmente i segreti indicibili, i tabù di Taboo. Il vero e profondo orrore è una civiltà corrotta e mortifera che giudica, manipola, sfrutta e opprime; James Delaney ne è il prodotto e l'emblema, il figlio che divora il padre, l'eroe post-umano del colonialismo e del capitalismo.
Movieplayer.it
3.5/5