Rinnovarsi è difficile per ogni genere cine-televisivo. Si tratta di una banalità, è vero, ma va tenuto presente guardando il modo in cui tante produzioni da grande o piccolo schermo si affannano, spesso inutilmente, per trovare qualcosa di nuovo da mettere in scena o un modo originale per farlo. Difficile rinnovare i procedurali, ancora impegnati a smaltire l'impatto di uno show come CSI: Scena del crimine, o le serie fantastiche dopo il fenomeno Lost, così come è arduo trovare un modo per raccontare il mondo adolescenziale senza ricorrere a storie sentimentali più o meno credibili. Si tenta la via dell'ibrido, come Twilight (e serie come The Vampire Diaries o The Secret Circle a seguire), o Glee, ma quando il teen drama è il proprio pane quotidiano, come è il caso di ABC Family, si deve trovare anche una soluzione diversa per ridare dignità al genere in quanto tale.
La rete via cavo ha dalla sua la possibilità di farlo senza le eccessive pressioni dei network principali, ma pian piano sembra riuscire nell'impresa: se Pretty Little Liars e Make it or Break It - Giovani campionesse riescono a tratti a mantenere la giusta freschezza, il passo in più arriva da Switched at Birth, in arrivo anche in Italia su DeeJay TV dall'8 Febbraio.
L'idea di partenza della serie di Lizzy Weiss è semplice e già vista: due ragazze vengono scambiate alla nascita (di qui il titolo) ed ognuna cresce con la famiglia dell'altra, fin quando una delle due, da sempre insospettita dalle troppe differenze tra lei ed i suoi presunti genitori, non fa il test del DNA nell'ambito di un progetto scientifico scolastico e fa venire a galla l'accaduto. Si tratta di Bay (Vanessa Marano), figlia dei benestanti Kennish, ma diversa, e non solo fisicamente, da loro. Ha vissuto fino ai sedici anni nella famiglia che avrebbe dovuto accogliere Daphne (Katie Leclerc), cresciuta invece con Regina Vasquez (Constance Marie) e senza un padre, un italiano che li ha abbandonati quando la piccola aveva solo tre anni.
Data la voglia dei Kennish di conoscere la loro vera figlia, ma anche a causa dei problemi finanziari di Regina, le due famiglie finiscono per vivere a stretto contatto, perchè Daphne e la madre si trasferiscono in una dependance dell'ampia villa della famiglia che ha cresciuto Bay, creando i naturali contrasti che la situazione comporta. La semi-convivenza forzata tra le due famiglie, e tra due stili di vita ed ambiti sociali così diversi, è spunto per molti risvolti non certo originali, ma ben orchestrati e sviluppati nel corso degli episodi. A rendere originale il tutto è l'aggiunta di un dettaglio non da poco: Daphne è non udente, avendo perso l'udito in seguito ad una meningite contratta nei primi anni di vita.
Lungi dall'essere una semplice aggiunta melodrammatica, la disabilità di Daphne è ben gestita in fase di scrittura e diventa anche motore narrativo della storia, con una messa in scena che non si tira indietro di fronte al problema, interi blocchi degli episodi sono interamente partlati nel linguaggio dei segni, con la coraggiosa aggiunta di sottotitoli per renderli comprensibili allo spettatore. Sono sequenze caratterizzate da inquadrature più ampie di quanto solitamente si usa per i dialoghi, perchè devono comprendere anche le braccia degli attori che recitano con il linguaggio dei segni, e sottolineate da una particolare enfasi sugli effetti sonori che li circondano, in modo da dare maggior risalto al silenzio che accompagna i dialoghi tra loro.
Se per la Leclerc ed altri membri del cast, dall'intenso Sean Berdy nel ruolo di Emmet, amico d'infanzia di Daphne, a Marlee Matlin, che del ragazzo interpreta la madre, la recitazione con l'ASL (American Sign Language) può risultare più naturale, data la loro condizione, è ammirevole lo sforzo anche degli altri membri del cast che hanno dovuto imparare i proprio dialoghi nella doppia versione, a parole ed a segni.
E si tratta di un cast di buon livello nel suo complesso, che ai già citati interpreti affianca anche volti noti come D.W. Moffett e Lea Thompson nei panni di John e Kathryn Kennish. Switched at Birth resta comunque un teen drama, quindi non sorprende che parte degli sviluppi siano legati ai problemi ed agli amori delle due protagoniste, alle loro incertezze, accresciute dalla situazione bizzarra in cui si trovano, ed ai loro sogni. Intorno ruotano le storyline degli altri personaggi e la causa intentata dai Kennish ai danni dell'ospedale colpevole dello scambio delle due ragazze. Storie che si intrecciano senza particolari forzature, che poco per volta rivelano anche alcuni risvolti inattesi della vicenda di base, e che sanno tratteggiare con gradualità i caratteri dei vari protagonisti. Non manca l'introduzione di alcuni nuovi personaggi ricorrenti, non per ultimo il ritorno in scena del padre naturale di Bay, che promettono di tener vivo l'interesse, nella speranza che queste novità non vadano ad intaccare un equilibrio mantenuto per tutta la parte iniziale della prima stagione, andata in onda in patria la scorsa estate.