Sweet Home 2, la recensione: il ritorno al Green Home convince solo a metà

La recensione di Sweet Home 2, serie cult sudcoreana targata Netflix e tratta dall'omonimo webtoon, sempre più emancipata dal fumetto originale, ancora gore e spietata ma con effetti speciali e narrative più che discutibili e di dubbio gusto.

Sweet Home 2, la recensione: il ritorno al Green Home convince solo a metà

Rispetto ad Hellbound, Sweet Home è un prodotto di serie C. Se la serie live-action tratta dall'omonimo e premiatissimo webtoon del brillante Yeon Sang-ho è un esempio di genere ricco d'idee e di un'ottima drammaturgia, Sweet Home è una serie carnevalesca e spesso persino raffazzonata. Intrattiene, affascina e diverte, il più delle volte, ma nasce come web series e si vede, per questioni di budget, cura tecnica e interpretazioni.

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Sweet Home: una foto di scena della serie

Se la prima stagione uscita nel 2020 l'ha resa un piccolo cult nel panorama streaming pandemico (in realtà spinta molto un anno dopo dal successo di Squid Game), Sweet Home 2 mette in risalto soprattutto i difetti del titolo, ed è un peccato soprattutto considerando il materiale di partenza. Considerando i tre anni di distanza dalla prima stagione e l'attesa creata attorno al prodotto, era lecito aspettarsi dei miglioramenti sia strutturali che concettuali, ma così non è stato, specie considerando l'abissale divario creatosi tra la narrativa del webtoon e quella del live-action, che sembra sempre più intenzionato a camminare sulle proprie gambe e creare qualcosa che unisca sotto l'egida del dubbio gusto orrore e società in un contesto mostruoso e apocalittico, possibilmente al costo più ridotto possibile.

Fuori dalla zona verde

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Sweet Home: una scena tratta dalla serie

I nuovi episodi di Sweet Home riprendono esattamente poco dopo gli eventi della prima stagione. Sono in tutto 8, due in meno del capitolo seriale precedente, e questo può indicare la volontà di concentrarsi unicamente sulle storie necessarie oppure di una riduzione narrativa a fronte di un utilizzo del budget più oculato. Osservando la serie, viene da pensare si tratti del primo caso. Il protagonista Cha Hyun-su (Song Kang) è riuscito a resistere alla completa transizione verso la mostruosità, scegliendo di aiutare i suoi compagni dei Green Home apartments a fuggire consegnandosi all'esercito. Gli interessi e le azioni di Ryu Jae-wan (Lee Joon-woo) non combaciano purtroppo con il sacrificio altruista di Cha, ed è a causa sua che l'intero gruppo viene infatti catturato dall'esercito nonostante la buona volontà del protagonista. Sappiamo che i militari hanno il compito di scortare i sopravvissuti alla maledizione apocalittica verso un centro sicuro. Ed è qui che in linea di massima si svolgerà l'intreccio di questa seconda stagione, fuori "dalla zona verde" sicura degli appartamenti e in un contesto differente.

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Sweet Home: un'immagine della serie Netflix

Il problema è anche l'esercito, che spaventato dai primi sintomi di transizione a mostro (il sangue dal naso) uccide senza pensarci due volte "gli infetti", anche se nel corso della trama un soldato in particolare si troverà costretto a fare i conti con la propria umanità. Il resto del racconto si focalizza su Hyun-su e la possibilità di un vaccino per curare la malattia da estrarre dal suo sangue, ma scopre molto presto che il metà umano e metà mostro Jung-Ui myeong è intenzionato a impedire che questo accada. Tutto questo prima di un salto temporale di un anno che vedrà i sopravvissuti riorganizzarsi presso lo Stadio Olimpico di Seul, ampliando anche l'organigramma del personaggi e del world building di Sweet Home.

Sweet Home, la recensione: la serie Netflix che ci trasporta in una Corea popolata da mostruose creature

Uno sforzo poco evidente

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Sweet Home: una scena della serie

I cambiamenti strutturali della storia non sarebbero stati un problema se fossero stati ideati con maggiore efficacia. La questione di fondo è sempre quella: l'impalcatura narrativa e drammaturgica di Sweet Home è un incubo. Non c'è modo né voglia di empatizzare con i personaggi, per lo più comparse asservite allo scopo di genere del prodotto. Non hanno retroscena sufficientemente approfonditi ed è davvero complesso seguire l'alternarsi costante dei personaggi sullo schermo, così come la trama spesso caotica e non sempre puntuale. C'è da dire che regia e montaggio (che ci provano ad essere pop e seducenti) non aiutano l'incedere della storia né le sequenze di maggior impatto visivo. Persino i mostri sembrano essere secondari, questa volta, per uno show The Walking Dead wannabe che non riesce però a tramutare concretamente la propria ambizione e utilizzare ad esempio "moralmente" queste creature per riflessioni sociali o individuali interessanti.

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Sweet Home: un'immagine della serie

I mostri appaiono anzi senza una logica e non è infatti chiaro - perlomeno, ancora - quali siano i motivi delle trasformazioni e del perché non tutti lo facciano. L'augurio è che per la terza e annunciata stagione produzione e regia aggiustino il tiro, specie per l'evidente potenziale attualmente sprecato.

Conclusioni

Al netto di un fascino irresistibile da cult di serie B e di una chiara volontà da spettacolo crudo, thriller e gore, la seconda stagione di Sweet Home fa un passo indietro rispetto alla prima, aprendo le porte della "zona verde" e ampliando il mondo d'azione, l'organigramma seriale e la trama. La regia pop non sempre riesce nell'ambizione di confezionare sequenze avvincenti o momenti emozionanti, coadiuvata da un montaggio incerto. Alla fine siamo davanti al proverbiale "si lascia guardare", che è però un peccato dato il grande potenziale finora inespresso del prodotto in termini visivi e riflessivi. Speriamo nella terza stagione.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Le interpretazioni efficaci del cast.
  • I contrasti e gli scontri tra Hyun-su e Myeong.
  • Alcune sequenze d'azione...

Cosa non va

  • ... ma montaggio, effetti speciali e regia non aiutano l'eccellenza.
  • Trama dispersiva, personaggi con cui non si entra in contatto.
  • L'ambizione pop non è ben concretizzata.