Rispetto ad Hellbound, Sweet Home è un prodotto di serie C. Se la serie live-action tratta dall'omonimo e premiatissimo webtoon del brillante Yeon Sang-ho è un esempio di genere ricco d'idee e di un'ottima drammaturgia, Sweet Home è una serie carnevalesca e spesso persino raffazzonata. Intrattiene, affascina e diverte, il più delle volte, ma nasce come web series e si vede, per questioni di budget, cura tecnica e interpretazioni.
Se la prima stagione uscita nel 2020 l'ha resa un piccolo cult nel panorama streaming pandemico (in realtà spinta molto un anno dopo dal successo di Squid Game), Sweet Home 2 mette in risalto soprattutto i difetti del titolo, ed è un peccato soprattutto considerando il materiale di partenza. Considerando i tre anni di distanza dalla prima stagione e l'attesa creata attorno al prodotto, era lecito aspettarsi dei miglioramenti sia strutturali che concettuali, ma così non è stato, specie considerando l'abissale divario creatosi tra la narrativa del webtoon e quella del live-action, che sembra sempre più intenzionato a camminare sulle proprie gambe e creare qualcosa che unisca sotto l'egida del dubbio gusto orrore e società in un contesto mostruoso e apocalittico, possibilmente al costo più ridotto possibile.
Fuori dalla zona verde
I nuovi episodi di Sweet Home riprendono esattamente poco dopo gli eventi della prima stagione. Sono in tutto 8, due in meno del capitolo seriale precedente, e questo può indicare la volontà di concentrarsi unicamente sulle storie necessarie oppure di una riduzione narrativa a fronte di un utilizzo del budget più oculato. Osservando la serie, viene da pensare si tratti del primo caso. Il protagonista Cha Hyun-su (Song Kang) è riuscito a resistere alla completa transizione verso la mostruosità, scegliendo di aiutare i suoi compagni dei Green Home apartments a fuggire consegnandosi all'esercito. Gli interessi e le azioni di Ryu Jae-wan (Lee Joon-woo) non combaciano purtroppo con il sacrificio altruista di Cha, ed è a causa sua che l'intero gruppo viene infatti catturato dall'esercito nonostante la buona volontà del protagonista. Sappiamo che i militari hanno il compito di scortare i sopravvissuti alla maledizione apocalittica verso un centro sicuro. Ed è qui che in linea di massima si svolgerà l'intreccio di questa seconda stagione, fuori "dalla zona verde" sicura degli appartamenti e in un contesto differente.
Il problema è anche l'esercito, che spaventato dai primi sintomi di transizione a mostro (il sangue dal naso) uccide senza pensarci due volte "gli infetti", anche se nel corso della trama un soldato in particolare si troverà costretto a fare i conti con la propria umanità. Il resto del racconto si focalizza su Hyun-su e la possibilità di un vaccino per curare la malattia da estrarre dal suo sangue, ma scopre molto presto che il metà umano e metà mostro Jung-Ui myeong è intenzionato a impedire che questo accada. Tutto questo prima di un salto temporale di un anno che vedrà i sopravvissuti riorganizzarsi presso lo Stadio Olimpico di Seul, ampliando anche l'organigramma del personaggi e del world building di Sweet Home.
Uno sforzo poco evidente
I cambiamenti strutturali della storia non sarebbero stati un problema se fossero stati ideati con maggiore efficacia. La questione di fondo è sempre quella: l'impalcatura narrativa e drammaturgica di Sweet Home è un incubo. Non c'è modo né voglia di empatizzare con i personaggi, per lo più comparse asservite allo scopo di genere del prodotto. Non hanno retroscena sufficientemente approfonditi ed è davvero complesso seguire l'alternarsi costante dei personaggi sullo schermo, così come la trama spesso caotica e non sempre puntuale. C'è da dire che regia e montaggio (che ci provano ad essere pop e seducenti) non aiutano l'incedere della storia né le sequenze di maggior impatto visivo. Persino i mostri sembrano essere secondari, questa volta, per uno show The Walking Dead wannabe che non riesce però a tramutare concretamente la propria ambizione e utilizzare ad esempio "moralmente" queste creature per riflessioni sociali o individuali interessanti.
I mostri appaiono anzi senza una logica e non è infatti chiaro - perlomeno, ancora - quali siano i motivi delle trasformazioni e del perché non tutti lo facciano. L'augurio è che per la terza e annunciata stagione produzione e regia aggiustino il tiro, specie per l'evidente potenziale attualmente sprecato.
Conclusioni
Al netto di un fascino irresistibile da cult di serie B e di una chiara volontà da spettacolo crudo, thriller e gore, la seconda stagione di Sweet Home fa un passo indietro rispetto alla prima, aprendo le porte della "zona verde" e ampliando il mondo d'azione, l'organigramma seriale e la trama. La regia pop non sempre riesce nell'ambizione di confezionare sequenze avvincenti o momenti emozionanti, coadiuvata da un montaggio incerto. Alla fine siamo davanti al proverbiale "si lascia guardare", che è però un peccato dato il grande potenziale finora inespresso del prodotto in termini visivi e riflessivi. Speriamo nella terza stagione.
Perché ci piace
- Le interpretazioni efficaci del cast.
- I contrasti e gli scontri tra Hyun-su e Myeong.
- Alcune sequenze d'azione...
Cosa non va
- ... ma montaggio, effetti speciali e regia non aiutano l'eccellenza.
- Trama dispersiva, personaggi con cui non si entra in contatto.
- L'ambizione pop non è ben concretizzata.