Dopo il successo in patria, arriva anche in Europa Suzume (Suzume no Tojimari), settimo lungometraggio dell'autore e regista di Your Name., che è stato presentato in competizione alla 73° edizione della Berlinale, riscuotendo un largo apprezzamento. Di anime in concorso a Belino non se ne vedevano da vent'anni, l'ultimo fu La città incantata del maestro di Hayao Miyazaki che nel 2002 vinse l'Orso d'Oro in ex aequo con Bloody Sunday di Paul Greengrass.
Shinkai quest'anno tenta quindi di ripetere la storia, forte di una pellicola suggestiva ed emotiva che riporta sul grande schermo molte delle tematiche a lui care, alzando però l'asticella della qualità grazie ad animazioni sempre più precise ed efficaci e a immagini potenti ed evocative dal fortissimo impatto visivo. La nostra recensione di Suzume sarà quindi l'analisi di un film al quale, ve lo diciamo fin da subito, abbiamo veramente faticato a trovare un difetto e che ci ha colpito ben oltre le nostre aspettative, facendoci desiderare di poterlo rivedere al più presto nelle nostre sale.
Fantasy e sentimenti nella trama di Suzume
La diciassettenne Suzume vive in un paesino del Kyūshū, nel sud del Giappone, insieme a sua zia che l'ha adottata dopo la morta della madre quando lei era solo una bambina di pochi anni. Una mattina, nel tragitto verso scuola, incontra un misterioso ragazzo, Souta, che è alla ricerca di alcune rovine. Spinta dalla curiosità, la ragazza decide di seguirlo fino ad un villaggio abbandonato tra le montagne dove trova una misteriosa porta e spinta dall'impulso di aprirla, libera inavvertitamente una calamità sulla città sottostante. Grazie a Souta, il pericolo viene scongiurato ma, a causa di una serie di imprevisti, i due saranno costretti ad intraprendere un viaggio attraverso il Giappone per mettere in sicurezza porte simili e scoprire cosa si cela dietro a questi terrificanti fenomeni che in qualche modo sembrano collegati tra loro.
Your Name. Lo struggente anime che ha conquistato il Giappone
Un autore in crescita
Non c'è dubbio, Makoto Shinkai come regista e animatore sta di sicuro affinando le sua qualità nel corso degli anni. Da Oltre le nuvole, il luogo promessoci fino a questo ultimo Suzume, l'autore è migliorato sotto un'infinità di aspetti: ha di sicuro acquisito maggiore consapevolezza nella scrittura, riuscendo a tessere una trama avvincente ed equilibrata raccontando, grazie ad una storia fantastica, il Giappone contemporaneo, le sue paure e le sue risorse. Di pari passo si nota un miglioramento anche per quanto riguarda gli aspetti tecnici: le animazioni si fanno ancora più fluide e più performanti, efficaci nel raccontare e rendere tutto il dinamismo che la storia richiede. Ovviamente non faremo faremo spoiler, ma a supporto di quest'ultima affermazione possiamo solo citare un elemento presente anche nel trailer: l'animazione di una piccola sedia per bambini che, grazie ad ottimi stratagemmi tecnici e narrativi, riesce a risultare espressiva pur non subendo particolari modificazioni per renderla più "cartoonesca", un elemento che a noi ha colpito molto e che denota, nel suo piccolo, una certa maturità espressiva da parte di Shinkai.
La potenza delle immagini di Suzume
Impossibile non citare anche la potenza delle immagini. Il regista ha degli elementi visivi che ama inserire in ogni suo lavoro e che sono diventati, nel corso degli anni, il suo marchio di fabbrica. Uno in particolare: il cielo. Il cielo, specialmente se stellato, sembra suscitare un'intensa fascinazione su Makoto Shinkai che lo inserisce in praticamente tutti i suoi film, anche se con significati che possono variare in base alla storia raccontata. In Suzume il cielo suscita meraviglia, i suoi colori che sfumano gli uni negli altri, la sua limpidezza e mutabile vivacità, colpiscono visivamente ed emotivamente, rimarcando quel senso di bellezza naturale che permane anche nelle situazioni più disastrose. La natura può essere madre e assassina allo stesso tempo, terrificante e rassicurante, ma sempre maestosa e affascinate. A volte silenziosa e troppo spesso a noi invisibile, accarezza le nostre vite, circonda benevola le nostre costruzioni finché non si ribella mostrando il lato più terrificante di sé. Questo ci raccontano le immagini, inquadratura dopo inquadratura, fondale dopo fondale.
L'elemento della scelta
Non sono solo gli elementi visivi a ricorrere, ma anche quelli narrativi. Come in altri suoi lavori, anche qui viene riproposto il tema della scelta e la protagonista, posta davanti ad un bivio, deve scegliere cosa fare: se perseguire un bene collettivo o seguire i propri sentimenti. Tutta la storia è costruita per arrivare a quella scelta e come tale questa diventa il fulcro centrale di una vicenda ben scritta, che procede attraverso tempi giusti, forse un po' prevedibile ma solida e ben strutturata, in grado di entrare nel vivo dopo pochi minuti di visione, senza mai mollare lo spettatore nemmeno per un secondo.
A permettere tutto questo è anche l'ottima scrittura del personaggio della protagonista: Suzume è una ragazza forte e determinata che tutti i giorni fa i conti con il trauma della perdita della madre, un dolore che l'accompagna sempre e che sarà motore di molte sue azioni. È possibile fare un parallelismo con le figure femminili dei film del maestro Miyazaki, autore da sempre stimato da Shinkai e da cui ha ammesso più volte di prendere ispirazione, eroine imperfette ma vere, simboli di vita e speranza in un mondo che spesso va rotoli, ed è anche per questo che vi invitiamo, specialmente in tempi come questi, ad andare al cinema appena sarà possibile.
Conclusioni
Per riassumere in poche parole la nostra recensione di Suzume, possiamo affermare che questo film sancisce una crescita innegabile di Makoto Shinkai come cineasta e come autore. Con una visione chiara e una storia avvincente, il regista ci racconta i traumi e le paure del Giappone moderno attraverso una storia fantasy che mira al cuore dello spettatore. Ottima anche la realizzazione tecnica con animazioni fluide e immagini potenti e spettacolari.
Perché ci piace
- Le immagini, potenti e di grande impatto visivo.
- Le animazioni fluide e ben realizzate.
- La scrittura, solida e avvincente con una protagonista forte e determinata.
Cosa non va
- L’unico difetto che ci sentiamo di segnalare è una certa, ma poco influente, prevedibilità della trama.