Ci sono tre titoli nella filmografia di Dario Argento nati sotto una stella straordinaria e, stando alle dichiarazioni del regista, frutto di un'idea chiara, limpida e precisa. Questi film, guarda caso, sono anche quelli che hanno caratterizzato le due fasi di una carriera fantastica che ha toccato il suo apice tra gli anni Settanta e Ottanta. Parliamo de L'uccello dalle piume di cristallo del 1970, il primo della cosiddetta Trilogia degli animali, Profondo rosso del 1975, lo snodo cruciale, che vede il regista romano passare definitivamente dal thriller all'horror, e Suspiria del 1975, che invece apriva il periodo dell'altra trilogia, quella delle madri.
Suspiria in particolare rappresentò un vero e proprio punto di svolta in termini di consapevolezza e di maturità della poetica di Dario Argento, il quale, mettendosi a lavoro sul titolo, riuscì a mettere a fuoco in modo sempre più chiaro quale sarebbe diventata la nuova area di interesse del suo cinema e anche in che modo l'avrebbe esplorata, rinnovando i suoi punti di riferimento semantici e gli immaginari da cui avrebbe attinto. Nonostante poi lui stesso dichiarò come aveva avvertito la necessità impellente di chiudere una produzione che nelle sue ultime fasi aveva finito con l'inghiottirlo.
Una lavorazione intensissima per un film così importante da riposizionare il genere nella sua accezione italiana, ampliandone le ambizioni artistiche e anche le mire tematiche, dimostrando come esso poteva mescolare l'immaginario tradizionale nostrano (gotico e suspense) con altri mondi cinematografici per poter guardare al futuro e farsi esponente della narrazione di una transizione storica delicata, ma imponderabile. Suspiria ha rappresentato di fatto una nuova assunzione di responsabilità per un filone cinematografico intero vincendo la sfida del tempo; trovando nel femminile la figura contemporanea (prima di altri), tant'è che è stato oggetto anche del remake omonimo di Luca Guadagnino, uno degli autori contemporanei più rilevanti. Un titolo per questo imperdibile e che è possibile recuperare sul grande schermo dal 12 al 18 febbraio 2024 in versione 4K grazie al lavoro di Cat People.
Le origini di Suspiria
Dopo la felice e consolidante esperienza di Profondo Rosso, Dario Argento decise di raccontare qualcosa di completamente irreale, guardando verso il mondo dei miti e delle favole per trasportarli nella realtà post Seconda Guerra Mondiale e tra le tante possibili scelte decise per uno dei più importanti e immortali, ovvero quello legato alla stregoneria. Come ammise lui stesso "un tema già affrontato numerose volte dal cinema". Ecco i nuovi punti di riferimento del cineasta romano, che tramite Suspiria accedette ad una nuova era del suo cinema e, nel farlo, rimise in gioco tutto se stesso, come i migliori artisti bohemien.
Emancipazione, ma anche senso di continuità, per un regista che ha sempre avuto nel suo bagaglio professionale la capacità di essere anche un grande postmoderno, in grado di rielaborare ciò che lo ha appassionato, sia in relazione al mondo della Settima Arte e sia in relazione ad altri media che hanno toccato la sua vita personale e nello specifico la sua creatività. Serviva però una figura nuova, una in grado di permettere questa trasformazione, una a metà tra esperienza personale e nuove possibilità evolutive.
E quindi la donna, e quindi la strega. Anzi, le streghe. "Le streghe mi hanno fatto sempre paura, quando ero piccolo ne ero terrorizzato, Biancaneve e i sette nani mi ha impressionato tantissimo, non a caso Suspiria è notevolmente ispirato a quella favola". Miti e favole con protagoniste donne, intorno a questa formula Argento scrive il suo film più politico e moderno, dove narra il passaggio verso il mondo moderno. Una scelta tematica che si rivede anche nel look, ottenuto grazie a quei geni di Luciano Tovoli (fotografia) e Giuseppe Bassan (scenografia), e nelle musiche con il ritorno dei Goblin. Una nuova estetica, tra cinema espressionista, George Méliès e quel technicolor lisergico dei primi classici della Disney, facendo leva sulla natura oniricamente immaginifica del romanzo da cui il film è tratto, Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey.
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Come raccontare un nuovo Mondo
Per rimanere sul sentiero tracciato dall'articolo, possiamo vedere la protagonista di Suspiria, l'indimenticabile Susy Benner (interpretata dalla bravissima Jessica Harper), come una sorta di Biancaneve, che esce dal suo mondo idilliaco, nel suo caso gli Stati Uniti, per avventurarsi in una realtà del tutto diversa e ben lontana dalla sicurezza e dalla riconoscibilità di casa sua. Argento sceglie Friburgo, ovvero una città situata nel cuore del Vecchio Continente e nella nazione che rappresenta il centro nevralgico della necessità di un cambiamento del Mondo Occidentale, spezzato dai demoni e dai fantasmi della guerra appena finita e che ora deve guardare al futuro. Uno scontro/incontro tra ciò che verrà e ciò che è stato lo si vede anche dalla scelta del casting dell'antagonista più significativa della pellicola (con buona pace di Helena Markos), ovvero Madame Blanche, interpretata da Joan Bennett, l'attrice feticcio di Fritz Lang, tra l'altro alla sua ultima interpretazione.
In questo senso più che una Biancaneve sarebbe meglio definire Susy un "Alice nel Paese degli Orrori dell'incertezza" (alter ego metacinematografico di un Dario Argento che si avventurava nel fantasy per la prima volta) e di questo senso di estraniamento e di inciampo continuo è avvolto anche il film, che si perde all'interno delle architetture senza senso in termini di proporzioni e grandezze, alla pari della struttura e delle logiche narrative pensate per intrappolare lo spettatore e la protagonista. Questo viaggio negli inferi di Susy simboleggia infatti un mondo antiquato e ormai maledetto, che sfrutta il suo fascino misterioso per inghiottire ogni nuovo ospite, ogni novità e ogni eco di modernità, dal canto suo incapace di orientarsi.
La soluzione che trova la pellicola è quella di porre fine a questo impianto narrativo, sociale e politico attraverso una depurazione frutto della messa a fuoco della figura della strega. Tradotto: la libertà attraverso il rogo di una società matriarcale che ha fallito nel suo ruolo di accoglienza e istruzione per farla rinascere attraverso l'apertura verso l'altro. In questo caso, Dario Argento ha superato le frontiere di un mondo che stava cambiando e che si apriva alla globalizzazione e al capitalismo. Una scelta che molti rimpiangono, ma che caratterizza il nostro presente, ancora oggi. Suspiria è quindi cinema che ha anticipato i tempi, destinato a non morire mai. Come le streghe.