Mentre ci approcciamo a scrivere la nostra recensione di Suspicion, ci sentiamo abbastanza contenti che la nuova serie disponibile su Apple Tv+ si sia presentata con due episodi, gli stessi che abbiamo visto in anteprima e di cui parleremo. Servono 90 minuti per presentare al meglio le vicende di questo thriller americano, remake di un successo israeliano chiamato False Flag, che vede parecchi protagonisti e un mistero da risolvere. Suspicion dosa alacremente il ritmo narrativo e gli indizi, pone le basi per una stagione che potrebbe riservare parecchi colpi di scena, ma sembra anche fidarsi un po' troppo delle proprie premesse. Perché se è vero che i prossimi sei episodi (che verranno distribuiti una puntata a settimana) potranno dimostrare davvero la forza di questa serie, non si può dire che questa prima tranche sia davvero appassionante.
Un rapimento, tre sospettati
Accade tutto abbastanza in fretta. Un ragazzo, con le airpods sulle orecchie, sta tornando nella sua stanza di un hotel di New York. Improvvisamente quattro criminali, mascherati con i volti della famiglia reale del Regno Unito, lo stordiscono e lo rapiscono, chiudendolo in una valigia. Le telecamere di sicurezza dell'hotel riprendono tutto e il video viene velocemente pubblicato online, diventando virale. Il ragazzo è il figlio di Katherine Newman (Uma Thurman), una donna di successo che smuove velocemente le indagini, alla ricerca dei colpevoli. L'occhio dell'investigatrice Vanessa si poserà su alcuni comuni cittadini londinesi, di ritorno da un viaggio a New York, che verranno presto accusati e messi sotto interrogatorio. Tra di loro, l'insegnante Tara (Elizabeth Henstridge), l'informatico Aadesh (Kunal Nayyar) e la novella sposa Natalie (Georgina Campbell). Tutti loro avevano passato, per motivi diversi, la serata in cui è accaduto il misfatto nello stesso hotel e non hanno né veri e propri indizi contro di loro, né prove o testimonianze che possano scagionarli totalmente. Inizierà così una sfida a colpi di domande e risposte tra gli investigatori e i sospettati. Forse qualcuno di loro non sta dicendo la verità. Nel frattempo, un uomo di nome Sean, arriva a Belfast e sembra nascondere dei segreti.
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Due episodi introduttivi
Un episodio non basta. I primi 45 minuti di Suspicion introducono solamente i personaggi e la vicenda, terminando proprio quando la narrazione sembra partire davvero. Sarà necessario guardare subito dopo anche il secondo episodio per farsi un'idea forse un po' più generale sulla serie e sperare di rimanere quantomeno interessati al mistero che, con pochi e dosati indizi, si svolge nello schermo. Perché quello che sembra mancare a Suspicion è una vera e propria capacità magnetica per interessare lo spettatore. Questi primi novanta minuti (che, è bene ricordare, sono già un quarto del totale della storia di questa prima stagione) sono davvero troppo introduttivi e non riescono, una volta conclusi, a lasciare una traccia forte nei riguardi dello spettatore. Tutto procede senza troppe novità rispetto alla tradizione del genere thriller, lasciando che il racconto prosegua con il ritmo di un romanzo e mantenendo una sorta di continua scoperta sui personaggi, le loro identità e ciò che nascondono. Accadono parecchi eventi e si parla molto, ma la tensione sembra mancare. Le ragioni di certi comportamenti o una vera e propria scrittura psicologica dei personaggi sembrano essere posticipati ai prossimi episodi.
Telecamere di sorveglianza
Tutto si può dire se non che a Suspicion manchi la qualità generale. Dal chiaro sapore cinematografico (si nota anche dal formato utilizzato), con una buona cura fotografica e nella messa in scena, la serie sembra non avere un vero e proprio difetto vistoso. Anche il cast, seppur non composto da celebrità (va detto che Uma Thurman è più una guest star che un vero e proprio personaggio protagonista), funziona a dovere. Ogni personaggio riesce a essere sin da subito caratterizzato e riconoscibile, anche se sembra mancare un legame empatico che, soprattutto in un racconto in cui si gioca con il ruolo di sospettati, colpevoli e innocenti, permetterebbe allo spettatore di trovare gli episodi più avvincenti. Suspicion sembra quindi molto simile alla ripresa di una telecamera di sorveglianza, elemento ricorrente e che, con la scelta dell'inquadratura a volo d'angelo, viene spesso evidenziato. Un racconto che procede, senza troppi sbalzi emotivi, come deve andare, seguendo i canoni della sceneggiatura necessaria. Non c'è nulla fuori posto eppure il risultato è una visione un po' fredda e troppo calcolata - almeno per il momento -, che lascia nascosto un vero e proprio traino. Anche l'importanza data ai social network, al momento non trova una vera e propria forza narrativa, risultando un ennesimo ingrediente che non cambia più di tanto il sapore complessivo.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione di Suspicion non possiamo dire che la nuova serie targata Apple Tv+ sia un fallimento o presenti veri e propri difetti. Certo, manca un vero e proprio traino emotivo per lo spettatore, che si ritroverà di fronte a un racconto ancora troppo introduttivo, che rimanda molto agli episodi che verranno. La qualità tecnica rimane alta e il cast dà corpo a personaggi ben riconoscibili, ma il tutto appare sin troppo calcolato. Per un thriller che vorrebbe coinvolgere lo spettatore, ci si aspettava un po’ di più.
Perché ci piace
- La qualità tecnica della serie non presenta veri e propri difetti.
- Il cast riesce subito a dar vita a personaggi riconoscibili.
- La storia sembra lasciar presagire sviluppi interessanti.
Cosa non va
- Due episodi sin troppo introduttivi rischiano di non coinvolgere lo spettatore.
- Manca un legame empatico forte verso i personaggi.