Cosa c'è dopo la morte? Un interrogativo al quale l'uomo ha cercato di dare risposta dall'inizio dei tempi, per trovare un senso alla propria vita o per elaborare la perdita di una persona cara. Il tema della morte è da sempre al centro del dibattito scientifico, oltre ad aver rappresentato il motore di tutta la filosofia occidentale, impegnata nel chiarirne il significato e nel fornire una spiegazione al mistero dell'esistenza. Surviving Death nasce proprio dalla necessità di rispondere a questa domanda fondamentale. Ispirata al best-seller di Leslie Kean Surviving Death: A Journalist Investigates Evidence for an Afterlife, la docu-serie Neftlix è diretta da Ricki Stern, regista e sceneggiatrice americana già nota al pubblico per il suo lavoro di documentarista e per progetti come The Devil Came on Horseback, The End of America e Joan Rivers: A Piece of Work. Come vedremo nella nostra recensione di Surviving Death, i sei episodi della serie intrecciano racconti di prima mano, testimonianze di professionisti e ricostruzioni degli eventi, mantenendo sempre (o quasi) un approccio duale, fondato sulla scienza ma anche sulla dimensione spirituale. Il risultato è un viaggio al di là dell'esistenza umana che si pone l'obiettivo di elevarsi al di sopra di qualsiasi presa di posizione assoluta sul tema ma che, soprattutto in alcuni episodi, manca di fondamenta e oggettività.
Surviving Death: tra scienza e spiritualità
La docu-serie diretta da Ricki Stern si propone di investigare l'aldilà, fornendo numerose interviste a persone che hanno vissuto esperienze di pre-morte, che affermano di aver avuto contatti con i propri cari defunti o che ricordano i particolari di una vita passata. Per compiere il suo processo di esplorazione della vita dopo la morte, Surviving Death si avvale di un approccio duale: vengono presi in esame, infatti, sia le conoscenze di medici, scienziati e psichiatri, sia i punti di vista di persone dalla spiccata spiritualità come medium o esperti di paranormale. In questo modo, la serie prende le distanze da qualsiasi presa di posizione assoluta sul tema, permettendo di scegliere da quale parte propendere e di scoprire credenze diverse dalla propria. A tal proposito, risulta vincente la scelta di non utilizzare una voce fuori campo, che avrebbe potuto influenzare lo spettatore, ma di lasciare la parola esclusivamente alle testimonianze dirette.
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Un viaggio in sei tappe
Come abbiamo già detto nella nostra introduzione, Surviving Death: cosa c'è dopo la morte? si compone di sei episodi da 50 minuti circa, ognuno dei quali costituisce un tassello di questo processo investigativo atto a scoprire se la morte rappresenti la fine dell'esistenza o se, invece, esista un'aldilà che accoglie lo spirito dopo il trapasso. Il primo episodio, intitolato Esperienze di premorte, riporta le drammatiche testimonianze di alcune persone che, dopo essere clinicamente decedute, sono tornate in vita; racconti avvalorati anche dai medici che le hanno avute in cura e dai professionisti che ne hanno studiato i risvolti fisici e psicologici. Il secondo e il terzo episodio (Medium: Parte 1 e 2) sono incentrati sulla figura del medium e sulla possibilità di mettersi in contatto con i cari estinti. Viene narrata la loro funzione e, soprattutto, le tecniche utilizzate per stabilire un canale di comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il quarto episodio, Segnali dall'aldilà, esplora i modi in cui i defunti possono comunicare la propria presenza ai vivi: dalle voci alle luci tremolanti, dagli odori alle manifestazioni animali. Apparizioni di defunti, la quinta puntata della docu-serie, rappresenta un viaggio nella storia degli avvistamenti di fantasmi, dalla fine del XIX alle moderne indagini paranormali, mentre il sesto e ultimo episodio, Reincarnazione, indaga il fenomeno dei bambini in grado di ricordare le proprie vite passate, raccogliendo prove a supporto di una possibile esistenza di una vita dopo la morte.
La morte: un tabù della cultura occidentale
La morte è spesso considerata un tabù, soprattutto nella cultura occidentale. Questo perché la paura e il dolore ci hanno portato a negarla, ad escluderla dalle nostre vite e dalle nostre conversazioni. Surviving Death, invece, ci ricorda che si tratta di un evento naturale nonché di una parte imprescindibile della stessa esistenza. La serie, infatti, non costituisce solo una ricerca sulla vita ultraterrena ma mostra anche come la connessione (reale o immaginata) tra i vivi e i cari defunti sia in grado di donare sollievo alle persone, consentendo loro di elaborare il lutto. Come ha dichiarato la stessa Stern nel corso di un'intervista, questo progetto ha l'obiettivo di parlare a chiunque abbia provato a comprendere il significato della morte o si sia mai chiesto quale sia stato il "destino" di una persona amata perduta.
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Un intento raggiunto a metà
Sebbene l'obiettivo di Surviving Death sembri essere quello di una narrazione oggettiva dei fenomeni, mantenendo un equilibrio tra scienza e spiritualismo, questo non avviene in tutti gli episodi. La serie, infatti, tiene fede appieno al proprio intento nella prima e nell'ultima puntata, soffermandosi su testimonianze dirette avvalorate da un riscontro scientifico; questo conferisce una sorta di veridicità ai racconti, stimolando lo spettatore a farsi una propria idea a riguardo. Quando viene affrontato l'argomento dei medium, invece, lo scetticismo tende a prendere il sopravvento: l'approccio scientifico risulta completamente accantonato e nessuna prova che possa essere anche solo lontanamente credibile viene presentata. Qui la serie assume i tratti tipici della maggior parte dei documentari dedicati al tema, con i medium che rivelano informazioni tranquillamente rintracciabili sul web e le anime dei defunti che comunicano tutte nel medesimo modo. Di certo il mondo è pieno di cose che non possono essere testate scientificamente, tuttavia questo non significa che, in assenza di prove logiche, la risposta risieda automaticamente nel soprannaturale o nella fede. Possiamo quindi dire che, sebbene fornisca interessanti spunti di riflessione, Surviving Death ci lascia con più domande che risposte.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Surviving Death, la docu-serie ispirata all'omonimo best-seller di Leslie Kean e diretta da Ricki Stern si pone come obiettivo quello di indagare l'aldilà, esplorando la possibilità che la coscienza umana possa sopravvivere alla morte del corpo. Per farlo, affronta diversi argomenti, dalle esperienze pre-morte alla figura del medium, dalle apparizioni di fantasmi alla reincarnazione, cercando di mantenere un approccio duale, basato sia sulla scienza sia sulla spiritualità. L'obiettivo, però, viene raggiunto a metà e, spesso, è un sentimento di scetticismo a prendere il sopravvento, lasciando lo spettatore con dubbi e perplessità. Nonostante ciò, la serie fornisce interessanti spunti di riflessione, grazie anche alla possibilità di poter ascoltare le testimonianze dirette dei protagonisti di eventi "soprannaturali".
Perché ci piace
- Testimonianze dirette
- Approccio duale, scientifico e spirituale
Cosa non va
- Le puntate dedicate ai medium