Un terribile terremoto mette in ginocchio una piccola comunità. Come visto al telegiornale, lasciano le loro case, e si spostano all'aperto, dentro le tende della Protezione Civile. Gli adulti, per abituarsi, ci mettono un po', invece i più piccoli prendono le stravaganti giornate come se fossero una gita fuori porta. Tra loro c'è la piccola Viola, che immagina il terremoto come se fosse un amico che la fa uscire di casa. La stessa Viola che farà amicizia con Anna, appena arrivata in quella che una volta era una città. Ecco, in breve, Superluna, il nuovo film di Federico Bondi che, dopo Mar Nero e Dafne, continua il suo percorso attraverso storie sfumate, viste con lo sguardo puro.
"Non puoi pensare prima, o provare a tracciare un filo rosso. C'è una storia di cui ti innamori, anche in base ai temi, che poi ritrovi. Ciò che volevo recuperare è la dimensione dell'altro. Oggi si ascolta sempre meno", spiega il regista a Movieplayer.it, presentando il film in anteprima da Alice nella Città 2023. Nel ruolo di Viola e Anna, le rivelazioni Francesca Raffone e Olivia La Terra Pirrè "Come hanno lavorato? Gli attori si sono attenuti alla sceneggiatura, ma li ho però lasciati liberi di improvvisare in alcuni punti. Poi con i bambini è stato fatto un altro lavoro, e abbiamo formato un bel gruppo. Per certi versi è stato divertente. Doveva esserci una dimensione ludica, un gioco".
"Una questione di attenzione"
Superluna riavvicina le persone dopo una catastrofe, ma davvero abbiamo bisogno del dramma per tornare ad essere uniti? "Ho provato a smettere di fumare, ma come faccio a smettere? Dovrei impaurirmi. È una questione di attenzione. I telefoni ci rubano attenzioni e occasioni poi perdute per sempre. Non si parla più. Oggi non si può rubare nulla per far sì che poi diventi cinema. Dove è l'origine del pensiero? Dove è il pathos? Come puoi lavorare sulle emozioni, se non provi qualcosa di forte? Se non ci credi davvero fare cinema è impossibile. Per non parlare poi delle distribuzioni... ecco: Superluna non ha ancora una distribuzione. Non ci sono nomi famosi? Eppure, ci sono grandi attori, da Lino Musella ad Antonia Truppo. Lavori su un soggetto, su un film, ma poi che fai se nessuno lo vede? C'è anche un problema di promozione. Se esci e non lo dici, che senso ha? Importante che venga visto".
Il senso pericoloso di normalità
Ma come si esce dalla propria dimensione? "Non ci vuole per forza un terremoto, basta stare attenti. Volevo costruire questa storia attraverso gli occhi di due bambine, che tornano a fare un'esperienza. La bambina ha un solo modo per superare il trauma: dare un senso. Lei si convince che il terremoto è un amico che la fa uscire di casa. Per lei si trasforma in un campeggio, e non vorrebbe tornare indietro, alla normalità".
Il problema principale, secondo Federico Bondi, è lo sfruttamento scellerato dello smartphone, capace di strappare tempo e attenzione. "Non c'è un dialogo. Sono strumenti narcisisti e autistici. Ed è un allarme, considerando che anche gli adulti dovrebbero dare il buon esempio. Siamo bombardati da informazioni, a tante cose non si può dare un nome. Per il mio cinema parto da un presupposto: mi devo emozionare. affrontando questioni urgenti, recuperare l'ascolto".