"Il mondo giovanile legato alla tragedia mi ha sempre interessato", dice Masimiliano Camaiti, il regista di Sulla stessa onda, in streaming su Netflix dal 25 marzo. Il film che adotta le dinamiche del genere young adult, ancora poco esplorato dal nostro cinema, racconta l'amore di Sara e Lorenzo, due adolescenti che in una notte di mezza estate, durante un corso di vela, finiscono per innamorarsi. Un colpo di fulmine, poi il rientro a casa a Palermo che li metterà a dura prova quando la malattia di Sara, la distrofia muscolare, tornerà ad affacciarsi prepotentemente nella sua vita. La storia arriva direttamente dal vissuto del regista, "qualcosa che è accaduto nella mia vita personale". A interpretare i due protagonisti i giovanissimi Elvira Camarrone e Christian Roberto; per entrambi, come per i colleghi adulti, Donatella Finocchiaro, Corrado Invernizzi e Vicenzo Amato nei ruoli dei genitori, leggere, studiare e documentarsi è stato fondamentale per sapere come avrebbero dovuto muoversi. "Gli incontri con i ragazzi malati sono stati fondamentali per capire quello che fino a quel momento avevamo solo letto", racconta Elvira. "Una cosa è informarsi e un'altra è stare lì con loro e guardarli negli occhi", gli fa eco Christian.
Il teen drama, la malattia e la tenerezza del primo amore
Negli ultimi anni la produzione di teen drama ha sfoggiato spesso l'arma dell'ironia per raccontare la malattia e la morte. Tu hai scelto un registro più realistico, riuscendo comunque a tenere lontano la retorica del dramma.
Massimiliano Camaiti: Scegliere il tono di Sulla stessa onda è stata la cosa più difficile da fare: mi ritrovavo a realizzare un film di genere per una piattaforma con un pubblico molto importante, alla fine ho deciso di fare quello che mi sarebbe piaciuto vedere come spettatore. E forse mi sono spostato involontariamente dal teen drama al melò, al racconto di un destino che incombe; ho cercato però di non trattarlo con patetismo, e mi sono indirizzato più verso la storia d'amore che su quella della malattia della protagonista. Mi interessavano molto di più le ricadute psicologiche della malattia, ponendo ad esempio la domanda se ci sia qualcosa di più forte dell'amore, o se al contrario l'amore possa vincere sempre.
Sulla stessa onda, la recensione: Fino all'ultimo respiro
Potremmo individuare nella tenerezza il sentimento che si nasconde dietro la storia di ogni personaggio?
M. C.: Nel film non ci sono cattivi e penso che la tenerezza del protagonista, Lorenzo, che ci crede sempre fino alla fine, sia un elemento positivo di cui in questo momento abbiamo bisogno. Parliamo di un amore che bisogna comunque andarsi a cercare, perché oggi la felicità non ci arriva più tanto facilmente.
Elvira Camarrone: L'amore riesce a superare qualsiasi ostacolo e penso che questo messaggio oggi arrivi molto più di prima; la tenerezza è sicuramente presente, è alla base dell'amore che in questo film si manifesta in tutte le sue forme.
Donatella Finocchiaro: L'amore come antidoto alla malattia, al dolore e alla sofferenza è il messaggio universale del film.
Quanto era importante raccontare l'universo della malattia che circonda Sara?
M. C.: La chiave per narrare la malattia ci è stata fornita dalla testimonianza di un ragazzo al centro di distrofia muscolare di Palermo. Stavamo lì ad ascoltarlo trattenendo le lacrime, mentre ci raccontava l'ultimo giorno in cui aveva camminato, ci ha detto di averci messo mezz'ora prima di chiamare i suoi genitori perché non voleva arrendersi e che era stato bellissimo, quel giorno lo ricordava con una gioia immensa. Questo racconto ci ha dato una chiave di lettura positiva per tutte le sofferenze di Sara, che quando cade si rialza e va a cercarsi le gioie (la regata, l'amore) all'interno di quello che le resta da vivere.
Lo sport, la Sicilia e il rapporto con il mare
L'altro elemento del film è la vela e il rapporto con l'acqua, come vi siete trovati a salire in barca?
E. C.: Il rapporto dei siciliani con il mare è sempre molto stretto, la passione per la vela è stata una conseguenza, mi affascina, ma non l'avevo mai praticata se non poco prima delle riprese del film. Per un mese abbiamo seguito dei corsi teorici e pratici per capire anche semplicemente come stare su una barca, virare, stranvare... Senza questo film non sarei mai salita su una barca a vela!
Christian Roberto: Rivedere il mare fa sempre un certo effetto, soprattutto a me che sono siciliano ma sto a Roma da otto anni. Sono un ballerino ma non avevo mai praticato vela, è stato un momento di svago, quello più divertente. Donatella F: Vivo male nelle città dove non c'è il mare, forse in un'altra vita ero un pesce. Vivo a Roma da cinque anni e il mare mi manca moltissimo, è fondamentale per stare bene.
M.C.: L'acqua è un elemento fondamentale del film, gli dà un sapore fiabesco e atemporale, questi panorami siciliani eterni gli danno un tono quasi nostalgico. Si era pensato all'inizio di girarlo a Roma, ma per fortuna qualcuno ha detto no!
Essere Sara e Lorenzo
Sappiamo che all'inizio non è stato facile per Christian e Elvira trovare i personaggi. Cosa vi ha sbloccato?
C. R.: È stato complicato e lungo, ma Massimiliano ci ha aiutato e indirizzato. In qualche modo io mi sono avvicinato al personaggio di Lorenzo e viceversa, trovando così un punto di incontro. Con Elvira c'è stata subito sintonia sin dal primo provino. All'inizio però c'erano delle scene, in particolare una, che non ci venivano bene; fino a quando non ho sentito una canzone arrivare dal bar accanto alla sala dove provavamo. Sono andato lì, ho preso il titolo, era Promise di Ben Howard e l'abbiamo ascoltata; quando abbiamo riprovato la scena l'abbiamo usata come sottofondo e alla fine eravamo tutti in lacrime. Da quel momento abbiamo cominciato ad ascoltarla prima di ogni prova, tanto che alla fine è diventata uno dei pezzi della colonna sonora.
E. C.: Il personaggio ci è venuto incontro, ma è anche vero il contrario. È bellissimo aver imparato a conoscerci e adesso vedo molto di Lorenzo in Christian e penso che Christian veda allo stesso modo un po' di Sara in me. Avevamo dei caratteri contrastanti nella vita reale, ma sul set eravamo completamente compatibili. Se dovessi descrivere Sara con una parola direi: determinazione. È una ragazza forte che cade e si rialza, sempre con il sorriso, ma sa anche che nessuno si salva da solo, perché c'è bisogno di amore.
In che modo i modelli del genere ti hanno influenzato?
M.C.: Ho visto molto. La divisione in generi però è sempre molto complessa, a volte potrebbe portarti laddove non vorresti andare, quindi a un certo punto me ne sono fregato, nella seconda parte il film cambia tono, si allontana dal teen drama e si allarga alle famiglie, che in genere in questi film rivolti a un pubblico prevalentemente giovanile sono solo accennate.