"Ti assicuro che il 70% delle persone che vedranno questo film la storia di Stefano Cucchi non la conosce, conosce il 20% di quello che passano i telegiornali, ovvero uno che si drogava, è entrato in galera, gli hanno menato ed è morto. Ci sono invece numerosi dettagli all'interno di questa storia, che vengono scanditi in modo molto preciso durante il film, grazie a una sceneggiatura dettagliata, che è il motivo per cui ho accettato di fare questo film".
Alessandro Borghi - forse alla migliore interpretazione della sua carriera, non solo per il grande lavoro fatto sul corpo e sulla voce, ma per come è riuscito a sparire totalmente nel ruolo - crede nel film che ha fatto, ci crede in maniera sincera: presentato nella sezione Orizzonti della 75esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e disponibile dal 12 settembre su Netflix (e in diverse sale), Sulla mia pelle, film di Alessio Cremonini sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, arrestato il 22 ottobre 2009 e morto in carcere pochi giorni dopo a causa di percosse, è un racconto duro, che lascia ammutoliti dopo la visione.
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Non facendo di Stefano Cucchi un santino, sono infatti mostrati i suoi problemi con la droga, Sulla mia pelle cerca di ricostruire i fatti, costringendo lo spettatore a riflettere e a farsi numerose domande. Proprio il motivo che ha spinto l'attore ad accettare il ruolo: "Raccontiamo questa cosa perché sappiamo che il cinema è il giusto strumento per cercare di insinuarsi nella mente e nelle coscienza delle persone: abbiamo fornito al pubblico gli strumenti per valutare una storia. Sento una forte connessione tra questo film e Non essere cattivo, non per quanto riguarda la trama, ma per l'uso dello strumento cinema: ho cercato in questi anni di seguire gli insegnamenti di Claudio Caligari, incontrarlo è stata una delle più grandi fortune della mia vita, ovvero andare su un set quando si ha la necessità di raccontare qualcosa. A volte ci riusciamo, a volte un po' meno, il nostro lavoro è fatto così, di momenti: se guardo indietro sono contento dell'uso che ho fatto del cinema in questi anni, ho sempre cercato di dare forma a storie a cui ero legato. Questa ha una componente in più, perché in tutti questi anni la storia di Stefano mi ha coinvolto dal punto di vista emotivo, molto tempo prima di pensare di poterne fare un film. Questa per noi è una storia vera, necessaria. Per me lo spirito del cinema deve essere questo".
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