Su RaiUno la vita di Enrico Mattei, un pezzo di storia dell'Italia

Interpretato da Massimo Ghini e co-prodotto da Rai Fiction e Lux Vide, Enrico Mattei - L'uomo che guardava al futuro andrà in onda domenica 3 e lunedì 4 maggio. Il regista Giorgio Capitani e il cast ci parlano di una figura importante del nostro dopoguerra, mentre l'Eni annuncia uno sconto sulla benzina in occasione della messa in onda del tv movie.

Dopo aver interpretato un "padre coraggio" alla ricerca della verità sulla morte del figlio nel recente film tv Sui tuoi passi, Massimo Ghini torna ad essere protagonista di un prodotto targato Rai Fiction. Nel biopic Enrico Mattei - L'uomo che guardava al futuro, Ghini veste i panni di una figura chiave dell'Italia ferita e povera del dopoguerra, un imprenditore ostinato con una visione ben precisa di quello che sarebbe dovuto essere il Paese di domani. Enrico Mattei intuisce che lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo possono valere il benessere del paese e chiamato a liquidare l'Agip, disattende il suo compito per trovare il petrolio e sfidare le Sette Sorelle, cioè le più ricche compagnie petrolifere, per dare all'Italia un ruolo di primo piano sul mercato internazionale. Quella narrata nel tv movie di RaiUno, in onda in prima serata domenica 3 e lunedì 4 maggio, è una success story che narra di un uomo nato povero, costretto fin da giovane a lavorare, capace di raggiungere i vertici dell'imprenditoria grazie alla sua spregiudicatezza, mosso da un obiettivo ben preciso: fare il bene del Paese, permettere la rinascita e la ricostruzione dell'Italia dopo le miserie della guerra. La sua si configura come un'impresa pioneristica in un mondo ancora tutto da scoprire, un'impresa fisica, dura, difficile, che viene percorsa sulla base di un sogno in grado di trascinare tutti quelli che gli stavano intorno, ma che nello stesso tempo fece nascere forti malumori tra i suoi nemici che quando si accorsero del suo potere e delle sue possibilità fecero di tutto per contrastarlo. E poi c'è la sua morte, un attentato i cui mandanti non sono mai stati individuati, che spezzò la vita di Mattei mentre era in volo su un aereo insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista americano William Mc Hale.

Accanto al piano ufficiale, L'uomo che guardava al futuro va a scavare anche nella vita personale di Mattei, raccontando la sua storia d'amore con la ballerina Greta Paulas (interpretata da Vittoria Belvedere) segnata dalle difficoltà della coppia di avere un figlio e messa in crisi dall'ossessione dell'uomo di raggiungere la sua impresa. Nel presentarlo alla stampa, il produttore Luca Bernabei parla di "film di impegno civile che rende onore alla Rai, capace di unire in un'opera che racconta un pezzo di storia del nostro paese l'impegno con quegli elementi che possano interessare il grande pubblico, anche i più giovani che non conosco nulla di lui." Insieme a Bernabei, sono intervenuti alla conferenza stampa di presentazione del tv movie, tenutasi proprio nel giorno del 103° anniversario della nascita del celebre imprenditore che legò il suo nome al risveglio dell'Agip e alla nascita dell'Eni, il regista Giorgio Capitani, la sceneggiatrice Monica Zapelli, i protagonisti Massimo Ghini e Vittoria Belvedere e i due giovani comprimari Simone Montedoro e Mirco Petrini. Intanto, Stefano Lucchini, Direttore delle relazioni esterne dell'Eni, annuncia che in occasione della messa in onda della miniserie dedicata a Mattei l'azienda effettuerà uno sconto su benzina e gasolio nei 2800 punti vendita dell'Agip: dal prossimo 1 maggio e fino a lunedì 4 sono previsti infatti 10 centesimi di sconto durante gli orari di chiusura.

Giorgio Capitani, come si è avvicinato a una storia così importante come quella di Enrico Mattei?

Giorgio Capitani: Come uomo conoscevo poco Mattei, sapevo di lui quello che era noto a tutti, e durante la lavorazione del film ho scoperto tante cose su di lui. Mattei era considerato da molti un uomo senza scrupoli, cinico, ma se lo è stato, è stato per il bene dell'Italia. Secondo molti era un corruttore incorruttibile e un grande donnaiolo, ma curiosamente politica e donne le ha sempre lasciate fuori dal suo studio. Era un uomo coscienzioso, con la passione per la pesca, che non ha mai intascato i suoi stipendi da Presidente dell'Eni, non ha mai avuto bisogno di rubare o di farsi corrompere, perché era al di sopra di queste cose. Ci siamo innamorati tutti di lui, e trovo che sia morto troppo presto. L'Italia, e non solo, avrebbe avuto bisogno di lui oggi. La sceneggiatura che mi era stata presentata era già molto affascinante sulla carta e man mano che si realizzava prendeva vita e diventava vera. Abbiamo necessariamente romanzato delle parti, come il rapporto con la moglie, ma d'altronde chi poteva sapere con certezza cosa succedesse nel chiuso della loro stanza?

Qual era l'atteggiamento di Mattei nei confronti dei partiti politici?

Giorgio Capitani: Mattei ha sempre dichiarato di aver usato i partiti politici come fossero taxi, 'Salgo, mi faccio portare dove voglio, scendo e pago.' Forse questo può essere considerato un atteggiamento cinico, ma il suo interesse primario era sempre il bene dell'Italia. Comunque sia, la differenza rispetto all'oggi, è che Mattei era un uomo al di sopra delle cose, che guardava solo alla libertà che si poteva ottenere grazie all'indipendenza energetica.

Monica Zapelli, com'è stato il lavoro in fase di sceneggiatura?

Monica Zapelli: Per noi si trattava di una sfida estremamente stimolante e ricca di fascino. L'Italia di oggi non può prescindere dal sogno di Enrico Mattei di portare energia a basso costo in tutte le case del paese. Questa è anche la storia di un "eretico" e di un paese che riusciva a immaginarsi uno sviluppo, è il racconto di un uomo che ha costruito tutto col proprio lavoro. Il nostro compito era quello di rendere affascinante la vita di un industriale, che sappiamo bene non essere proprio una figura che si presti a questo genere di racconti. Nella storia della nascita dell'Agip e dell'Eni c'è il racconto di un'impresa che mette le mani nel fango, le gesta di un repubblichino che insieme a un partigiano diventano simbolo di un'Italia che si rimbocca le maniche, la sfida accettata e vinta di un uomo che ha permesso il progresso del nostro paese.

Massimo Ghini, com'è riuscito a calarsi in un ruolo così complesso come quello di Mattei?

Massimo Ghini: Mi aiutato molto il fatto che faccio sempre il pieno all'Agip! A parte gli scherzi, prima di girare mi sono stati molto utili i racconti di Ettore Bernabei, il quale ha conosciuto bene Mattei, nel costruire un personaggio che affrontavo con difficoltà e passione. Mi è servita a capire meglio la personalità del personaggio anche un'intervista di Biagi fatta a Mattei poco tempo prima della sua morte, in cui questi spiegava con eloquenti gesti quello che aveva fatto, che stava facendo e che avrebbe voluto fare. La sua capacità di comunicazione, mossa dalla preoccupazione di farsi capire da tutti coloro che lo ascoltavano, è stata per me una fonte di ispirazione, così come la sua eleganza.

In questo periodo la figura del manager è sempre più nell'occhio del ciclone. Mattei ai suoi tempi dichiarava 'Non desidero essere un uomo ricco in un paese povero.' Come si colloca questa figura nel panorama di oggi?

Massimo Ghini: Il dovere di chi trasforma una storia in un film è riportare un racconto a un esempio. In questo caso abbiamo l'esempio di un uomo che ha portato fino in fondo uno scopo nobile in maniera ben precisa. Non m'interessa fare polemiche riguardo a quello che sta succedendo oggi. In cuor mio spero solo nel futuro pensando che a fronte di tanti manager messi in discussione ce ne siano almeno altrettanti dalla grande onestà.

Qual è stato il momento più difficile durante la lavorazione del film?

Massimo Ghini: Nel mese di dicembre siamo stati in mezzo ai pozzi sotto una pioggia battente, una difficoltà tecnico-logistica vera che ci costringeva a girare in una vera e propria palude. Anch'io che sono fatto di tungsteno, dopo due settimane di pioggia e freddo, sono crollato e mi hanno dovuto portare via. La produzione si è fermata una settimana perché ero davvero cotto, ma poi mi sono ripreso e abbiamo portato a termine il lavoro.

Come hanno lavorato gli altri attori sui proprio personaggi?

Vittoria Belvedere: Mattei era un personaggio importante, pubblico, e si sa poco e niente della moglie Greta. Io stessa ho avuto difficoltà a calarmi in questo ruolo e se non fosse stato per i documenti che ci ha fornito l'Eni, difficilmente sarei riuscita a entrare nel sentimento di questa donna. Greta appariva come una donna dura, per le sue origine austriache, perché non era facile stare vicina a un simile personaggio e perché alla fine si è annullata, con un figlio che non è mai arrivato, una situazione che non le ha mai permesso di sentirsi completa.

Simone Montedoro: Io interpreto Ottavio, un personaggio realmente esistito, ma sul quale non esiste molto materiale. Sono riuscito però a ricrearlo grazie all'amore di Mattei, un uomo probabilmente tra i più importanti nel dopoguerra. Ottavio diventa l'angelo custode di Mattei, gli salva la vita una volta e fino alla fine resta accanto a lui.

Mirco Petrini: Fabbri invece è un personaggio inventato, fantasioso, romanzato, un ragazzo filoamericano che diventa braccio destro di Mattei perché è molto scaltro e sa che in questo modo può diventare un uomo di potere. E' un personaggio interessante che instaura con Mattei un rapporto molto vicino a quello tra padre e figlio: in realtà, era Mattei che vedeva in lui il figlio che non aveva mai avuto, mentre Fabbri cercava di non lasciarsi coinvolgere da questo tipo di rapporto proprio per le sue ambizioni di potere.