Paolo Costella è uno degli sceneggiatori più importanti del nostro cinema attualmente in attività e che, anche nel momento (ormai risalente a diversi anni addietro) in cui ha deciso di dedicarsi alla regia, ha continuato a firmare copioni in grado di esplorare possibili commistioni tra i canovacci più tradizionali e sfumature particolari e spesso surreali. Lo scopo è sempre, a volte più e a volte meno, raccontare le relazioni umane.

Il suo ultimo film, Storia di una notte, tratto dal romanzo Nelle Migliori Famiglie di Angelo Mellone, dimostra in pieno sia la sua poetica sempre più votata alla complessità dei registri linguistici sia la voglia di continuare ad analizzare le persone partendo dalle strutture sociali primordiali, in questo caso la famiglia.
La pellicola flirta continuamente con un livello narrativo al di là del racconto più "regolare", giocando con tempi, flashback e what if per creare un'impalcatura che lavori in funzione del vero centro di gravità permanente della storia: l'incomunicabilità, in questo caso conseguenza del lutto. Nel farlo c'è un lavoro maggiore sulla messa in scena lavorato sugli spazi e sui ritmi, approfittando del grande lavoro drammaturgico che sono in grado di fare Giuseppe Battiston e Anna Foglietta, ottimi protagonisti di un film spinoso, ma stimolante.
Storia di una notte, anzi due
Piero (Battiston) e Elisabetta (Foglietta) sono una di quelle coppie felici e benestanti che ormai sono sempre più rare nella nostra società. Lei è un'accademica con una famiglia ricca alle spalle, la stessa che non ha mai accettato il suo matrimonio con il suo lui, nonostante la sua professione da medico di primo livello. A dispetto della mancata benedizione i due sono molto uniti e hanno tre splendidi figli con i quali conducono una vita felice.

Il loro equilibrio viene sconvolto dalla perdita del figlio maggiore. Una perdita che crea un vuoto incolmabile e un dolore impossibile da elaborare, persino per una famiglia come la loro, che ne esce a pezzi. Piero ed Elisabetta si allontanano e i loro due figlioletti si ritrovano senza guida e, anzi, si fanno carico del ruolo di collante per tenere unito il poco che resta.
È merito loro se la famiglia si ritrova, dopo due anni dal tragico avvenimento, la famiglia si ritrova di nuovo insieme, a Cortina, in attesa di trascorrere un Natale di distensione. Accade però un altro tragico fatto, che coinvolge ancora uno dei figli della coppia, e che rischia di distruggere (stavolta in modo definitivo) le vite di tutti. Per Piero ed Elisabetta la seconda lunga notte con la loro famiglia in gioco, anche se l'ago della bilancia potrebbero non essere comunque loro.
Un film interessante, ma non pienamente coeso

Storia di una notte inizia presentandoci in pochi momenti una famiglia unita da un calore importante e una certa vivacità, salvo poi creare un racconto antitetico dal punto di vista emotivo, anche dal punto di vista cromatico e registico, passando dal rosso al blu e da inquadrature d'insieme a un montaggio che viviseziona l'unità. Tutto cambia con la sliding door catalizzatrice degli eventi. Al calore sopraggiunge il vuoto, al contatto si sostituisce la distanza, in mezzo l'incomunicabilità che metaforicamente miete come vittima i figli, in questo caso un figlio costretto ad un intervento delicatissimo in seguito ad un incidente con gli sci.
La regia lavora con gli spazi geometrici e claustrofobici dell'ospedale, utilizzando corridoi, porte e riflessi per creare costanti barriere tra i protagonisti, i quali, anche quando conviventi del medesimo spazio, raramente si guardano. Nell'attesa della notte essi sono costretti a fare i conti con il passato, le loro colpe e i loro dolori, presenti sotto forma di ombre, fantasmi e proiezioni, sia visiva che sonore. La musica è un fattore in particolarmente usato da Costella per raccontare le emozioni al pubblico, anche se il suo uso è spesso didascalico.
La musica, così come la bravura di Giuseppe Battiston e Anna Foglietta sono gli strumenti che il regista adopera per controbilanciare la freddezza di un racconto a ben vedere piuttosto ostico, soprattutto per la volontà di giocarlo su di un rigore formale e narrativo a tratti troppo rigido. Storia di una notte assume a tratti i contorni di un trattato teorico sulla destrutturazione famigliare, anche se il suo cuore rimane profondamente legato alla dimensione umana (vedi anche il finale). Questa contraddizione semantica che pervade il film per la maggior parte del tempo depotenzia una struttura invece molto interessante per suo inusuale il registro.
Conclusioni
Storia di una notte è un esperimento con il quale Paolo Costella prova a legare ad una dramma familiare classico una narrazione rigida e distaccata operante al di fuori del racconto lineare. Per farlo si affida molto alla rigorosità della messa in scena, controbilanciata dall'empatia che portano i protagonisti ai loro personaggi e all'uso della musica. Due strumenti solo in parte utili, dato che si avverte comunque una certa contraddizione tra il punto di vista e la natura più profonda della pellicola, fortemente umana.
Perché ci piace
- Il registro usato per raccontare la storia è interessante.
- Le trovate registiche e fotografiche funzionano.
- I due protagonisti sono ottimi.
Cosa non va
- L'uso della musica è spesso didascalico.
- Non si raggiunge una coerenza piena tra la natura del film e il punto di vista adoperato.