Steve, in classe con Cillian Murphy: "Gli insegnati sono i custodi delle generazioni future"

"L'attimo fuggente? Un'opera potente. E no, nonostante i miei genitori, non avrei mai potuto diventare professore". L'incontro con l'attore premio Oscar. Il film è su Netflix dal 3 ottobre.

Cillian Murphy in Steve

Giacca nera e camicia bianca, Cillian Murphy è al centro del palco in occasione della conferenza stampa virtuale di Steve, lungometraggio diretto da Tim Mielants e tratto dal romanzo breve Shy di Max Porter. Il film, scritto dallo stesso Porter, è stato presentato al Toronto Film Festival prima di approdare in streaming su Netflix (il 3 ottobre). In Steve, ambientato a metà degli anni Novata, Murphy interpreta un professore alle prese con una tipica giornata lavorativa, confrontandosi con un gruppo di ragazzi con marcate problematiche sociali, mentali e comportamentali. Traumatizzato da un evento passato, e dipendente dai medicinali, Steve deve in qualche modo proteggere l'integrità della scuola dall'imminente chiusura, provando a salvare la sua integrità psicofisica.

Steve Cillian Murphy Jay Lycurgo
Steve: Cillian Murphy e Jay Lycurgo in un'immagine

Steve, tra gli altri, è prodotto dallo stesso Cillian Murphy che, in apertura di incontro, spiega come sia avvenuto il suo coinvolgimento nel progetto:"Io e Max siamo buoni amici e avevamo già realizzato due progetti insieme, e stavamo cercando di inventarci un altro progetto, e io avevo letto il libro. Era stato pubblicato circa due anni prima. A Max è venuta l'idea di adattare il libro. Ma invece di adattare il libro in sé, abbiamo adattato la storia da una prospettiva congiunta, quella di Shy, il ragazzo protagonista del romanzo e poi quella di Steve, che nel libro era un personaggio molto marginale. E così abbiamo intrecciato le due storie, e in un certo senso orbitano l'una intorno all'altra, cercando entrambe di raggiungersi".

Steve: Cillian Murphy racconta il film Netflix

Steve
In classe con Cillian Murphy

Steve, come vedrete, è un personaggio che bilancia autorità, compassione e la propria fragilità. Un uomo che cerca di tenere uniti gli altri, mentre a malapena riesce a tenere unito se stesso. "Ho sentito una responsabilità verso questo tipo di comunità, i cui membri sono sottopagati e sottovalutati e tutti si tengono duramente a galla", continua l'attore premio Oscar. "Ma fanno il miglior lavoro possibile. Sono i custodi della prossima generazione e proteggono questi ragazzi che stanno lottando. Volevo davvero essere il più veritiero e onesto possibile nel ritratto. Volevo mostrare che questi insegnanti e assistenti sociali lavorano attraverso l'amore, come una vocazione".

La responsabilità di essere insegnati

Curioso che Cillian Murphy provenga da una famiglia di insegnati. Sua madre, il nonno, alcuni zii. Anche il padre, Brendan, lavorava per il Dipartimento dell'Istruzione. Un ruolo, quello di Steve, scritto forse nel destino. "Non ci avevo pensato, almeno fino all'inizio della produzione. Non avevo mai afferrato pienamente, a livello concettuale, il fatto che i miei genitori stessero in piedi di fronte a degli adolescenti per tutto il giorno, a gestire tutte queste emozioni, e poi tornassero a casa ad occuparsi di me e dei miei fratelli. La gente mi ferma per strada e mi dice: "Tua mamma mi ha insegnato il francese a scuola, ed era un'insegnante davvero brillante"".

Steve Steve Cillian Murphy Tracey Ullman Scena
Steve: Cillian Murphy, Tracey Ullman in una scena

E prosegue: "I ragazzi che vedete in Steve sono potenzialmente ancora più difficili, probabilmente sono molto più difficili dei ragazzi comuni anche se penso che ci siano molte sfide anche nelle scuole tradizionali che, tuttavia, non corrono il rischio di essere chiuse da un giorno all'altro. La scuola del film vive sotto una spada di Damocle, potrebbe essere chiusa. In ogni caso, Steve ha aumentato enormemente il mio rispetto per tutti coloro che lavorano nel settore dell'assistenza e dell'istruzione".

La forza delle storie

Restando sul tema, l'attore ha confidato che, nonostante la sua famiglia, di fare l'insegnante non era tra i suoi piani. "Ho capito fin da giovane che non sarei divenuto un professore. Non penso che sia qualcosa che puoi fare con leggerezza. È come è una vocazione di vita. Ma ricordo bene un insegnante di inglese, quando avevo circa 15 anni. È stato molto importante. Mi ha aperto al teatro, al linguaggio, alla poesia e alla performance in un modo brillante. Si chiama Bill Wall. È anche merito suo se certe storie continuano ad essere raccontate, rafforzando il sottogenere narrativo che mette al centro studenti e insegnati. Penso a L'attimo fuggente. Sono film che continuano a risuonare dentro di noi".