Due mondi diversi, due culture si fondono nel nuovo film interpretato da Stellan Skarsgård, What Remains. Un noir cupissimo ispirato a una storia vera scritto dalla moglie dell'attore, Megan Everett-Skarsgård, in collaborazione con il regista cinese Ran Huang. La fusione tra Oriente e Occidente si concretizza con un cineasta cinese che dirige una troupe svedese on location in Finlandia. Protagonista della storia Gustaf Skarsgård, uno dei figli di Stellan, noto per il ruolo di Floki in Vikings e per la partecipazione a Westworld che, a partire dal 23 agosto, potremo apprezzare in Oppenheimer. In solidarietà con lo sciopero degli attori SAG-AFTRA, padre e figlio si rifiutano di rispondere a domande non strettamente legate al film, che vede nel cast anche Andrea Riseborough, assente dalla premiere di Locarno 2023, dove il film è stato presentato Fuori Concorso, proprio per via della mobilitazione.
Nel ruolo di Mads Lake, uomo affetto da problemi psichiatrici conseguenza delle molestie sessuale subite dal padre quando era piccolo, Gustaf Skarsgård si trova al centro di un'indagine poliziesca sulla morte di alcuni ragazzini che potrebbe aver ucciso... oppure no. Un personaggio delicato, disgustoso e al tempo stesso profondamente umano. "Il mio personaggio, quello di Andrea e quello di Stellan si intrecciano in uno strano nodo di fragilità, bugie, traumi, manipolazioni. Nessuno vive solo, ogni personaggio ha un suo interesse a essere legato agli altri". "Il mio poliziotto viene catturato in questa strana rete psicologica" aggiunge Stellan Skarsgård. "Io cerco sempre film che non sono stati scritti, nuove sfide attoriali, personaggi complessi. Questo script è veramente cupo e bello, questo è il motivo per cui l'ho accettato. Volevo far parte di questo viaggio all'inferno".
Un dramma "familiare" nero come la notte
Accusata scherzosamente di aver "torturato" la famiglia, Megan Everett-Skarsgård si difende spiegando che Stellan e Gustaf sono entrati a far parte del progetto molto dopo che il film era stato scritto. Nella prima fase, il regista Ran Huang si è concentrato sul tentativo di creare un forte legame tra Pechino e la Svezia, un paese che non conosceva affatto. Le peculiarità del film nascono da questo strano incontro/scontro di culture. E poi c'è stata la difficoltà di affrontare un genere come il true crime, che attira il grande pubblico, ma solleva anche polemiche su polemiche come nel caso di Dahmer, serie Netflix di Ryan Murphy campione di ascolti attaccata dalle famiglie delle vittime del serial killer, che hanno accusato l'autore di lucrare sul loro dolore.
"Non so se esiste un modo giusto di affrontare questi temi sensibili" ha spiegato Megan Everett-Skarsgard. "Abbiamo cambiato i nomi e nascosto tutti i dettagli legati alle persone coinvolte in questa storia perché non volevamo coinvolgerle. È facile ridurre le persone a buone e cattive, quello che abbiamo cercato di fare noi è raccontare la complessità dell'essere umano". "È stato estremamente doloroso", ha ammesso Gustaf Skarsgård. "Ma mi ha aiutato avere Ran lì, e papà, e Andrea, così ho potuto davvero immergermi in questo fottuto viaggio. Sarebbe stato facile essere respinti dal tema perché è così problematico e doloroso. È la via d'uscita facile dire 'Non parliamone'. Ma se è così, allora sai che c'è qualcosa da esplorare." Sulla collaborazione con Andrea Riseborough aggiunge: "È un attrice incredibilmente dotata e intuitiva, è stato meraviglioso lavorare insieme. Eravamo due isole che si incontrano e ne nasce una dipendenza reciproca tra due persone incasinate".
La negazione della catarsi
Stellan Skarsgård non è certo nuovo a personaggi problematici. Tra drammi e villain spettacolari, ci ha abituato a grandi interpretazioni, ma stavolta si misura con un piccolo ruolo in un progetto caratterizzato da un marcato realismo. Parlando del suo poliziotto, Soren, spiega: "È un uomo che ha perso tutto, non riesce più nemmeno a vedere la figlia, è interessante vedere a cosa si aggrappa. Al caso di Mads, deve trovare una missione nella vita. Sono tre personaggi in cerca di assoluzione e cercando il modo di espiare, che sia confessare un crimine, fare un figlio o risolvere un caso". Gustav Skarsgård conclude: "Quando guardi film come questo ti aspetti che a un certo punto arrivi la conclusione con la scoperta della verità, che ci sia una spiegazione convincente. Ma in questo caso non accade, non c'è catarsi e questa è la prima cosa di cui mi sono reso conto leggendo lo script. Il film lascia lo spettatore nei suoi dubbi".