Prima di iniziare questa recensione di Stargirl, vale la pena ricordare che la combo Disney, idoli teen e voci magnifiche hanno sempre regalato grandi emozioni. Immaginiamo di unire questa combinazione ad una struttura da sognante dramma adolescenziale con tanto di base letteraria young adult. Se poi a tutto questo ci aggiungiamo la ciliegina sulla torta rappresentata da Jordan Horowitz produttore di La La Land e qui anche sceneggiatore, ecco che il gioco è fatto. Il film Stargirl di Julia Hart, tratto dal romanzo di Jerry Spinelli, è proprio il risultato di tutte queste esaltanti componenti, ad iniziare da Grace VanderWaal, un'attrice cantante e musicista che si è fatta notare bambina con il suo ukulele ad American's got talent e da lì è iniziata l'ascesa.
Non bisogna lasciarsi ingannare dal titolo però, ad offrirci il suo punto di vista su questa storia è Leo Borlock (Graham Verchere), protagonista del film e narratore. Con lui giungiamo nella cittadina di Mica, al liceo i cui Mud Frogs (la squadra di football) non hanno mai vinto niente, dove nessuno si è mai distinto per nulla. Nel giorno del compleanno di Leo, un'apparizione. Una coloratissima ragazza, armata di ukulele, gli si presenta come Stargirl e durante la pausa pranzo in mensa, gli canta un appassionatissimo e acustico Tanti auguri. Chi è Stargirl? L'intero film ci coinvolge per capirlo mentre si sovrappongono nella nostra mente immagini di film amati, libri letti, eroine incantate, a partire da Pippi Calzelunghe fino a Pollyanna per finire con qualche stranezza alla Luna Lovegood. Se l'inizio di Disney+ si può identificare con Stargirl, allora siamo di fronte ad un ben riuscito mix tra racconto di formazione, storia d'amore e un tocco di musical perché è impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla voce calda e vagamente nostalgica di Grace VanderWaal, da far sciogliere anche i cuori più duri.
Le cravatte
Leggere solo la trama di questo film per capire di che si tratta risulterebbe nel 99% dei casi in un errore perché indurrebbe molti a fermarsi lì, pensando: "ecco il solito teen movie, il nerd colpisce la ragazza speciale, si innamorano, succede qualcosa, il ballo risolve tutto". Ma a fare la differenza è il percorso che ti porta a unire tutti quei soliti punti. Il primo tassello sono le cravatte, quelle buffe che il padre di Leo indossava sempre, una, quella con un porcospino che la mamma gli ha regalato quando il padre è scomparso e che è diventata un talismano per il ragazzo. In una città e una scuola dove non accade mai niente, il nuovo ragazzo viene notato con la velocità della luce ed ecco che la cravatta viene presa di mira e rovinata. Ad ogni compleanno però, fino al sedicesimo in cui la storia è ambientata, Leo ne riceve misteriosamente una nuova, perché c'è già un po' di magia in questo film ed invece di essere stucchevole, è una sensazione piacevole.
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Be true to your school
L'abbiamo raccontato ad inizio recensione, l'incontro tra Leo e la misteriosa Stargirl avviene con un Happy birthday sognante a mensa. C'è un alone di magia negli avvenimenti a cui assistiamo per cui sembra di star condividendo con il protagonista un sogno di quelli un po' sbiaditi, dove tutti si muovono ad una velocità un pò più lenta, riflessiva, stralunata. Evidentemente, è così che ci si deve sentire in presenza di Stargirl e la regista Julia Hart riesce a indurci nello stato giusto, grazie ad una fotografia dai colori del tramonto ed una luce che sembra abbracciare la nostra eroina. Ci si sveglia quasi da questo stato quando Stargirl si manifesta nella sua natura di talismano scolastico. La ragazza riesce a risollevare gli animi della prima partita di football con un numero musicale improvvisato del brano Be True to your school, che diventa subito un inno al team, al gruppo, all'unione e l'amicizia. Inutile dire che la canzone rimane nella mente e non ce ne si libera più.
Pollyanna, Pippi Calzelunghe o Luna Lovegood?
Potrebbe essere un caso ma non sembra casuale la somiglianza tra Pippi Calzelunghe e Stargirl, sia fisicamente che negli atteggiamenti. Entrambe sono eccezionali, dagli abiti eccentrici e se Pippi ha come amici un cavallo e una scimmietta, per Stargirl c'è un topo di nome Cannella. A quest'aria di eccezionalità, Stargirl ci aggiunge un'empatia da Pollyanna, una capacità di interfacciarsi in maniera diretta con le persone e con un'attitudine all'ascolto ed all'altruismo. È proprio questa sua ultima caratteristica che la rende prima la persona più amata della scuola, il portafortuna della Mica High school e poi repentinamente il capro espiatorio di qualsiasi cosa vada storto. Eh sì perché Stargirl durante una partita di football decide di stare vicino ad un ragazzo della squadra avversaria che si è infortunato. Un gesto per Stargirl naturale, "era solo e non mi lasciava la mano" ma che agli occhi degli altri, è un tradimento. Stargirl non è come tutti gli altri, lei che è nata Susan ma ha scelto per sé un nome che la rappresentasse di più. Leo, per amore, le suggerisce di provare a diventare simile ai loro coetanei. Sarebbe però come chiedere all'amata Luna Lovegood di spogliarsi di quei filtri che la rendono speciale e invece sappiamo che la lezione più importante per diventare degli adulti sereni è capire che la diversità è bellezza.
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Il ballo, la fine, l'inizio....e i dinosauri
Stargirl è un film che ti incanta con la sua musica, quella che fa innamorare i due protagonisti e li fa duettare insieme. Stargirl è anche più semplicemente una commedia romantica adolescenziale e come tale, fieramente punta al ballo scolastico per unire tutti i punti, per risolvere il conflitto tra Leo e Stargirl, tra Stargirl e i suoi compagni. A spettacolo finito, a musica cessata, allo spettatore rimarrà quella nostalgia da ultimo anno di scuola, da ultimo giorno d'estate, quella sensazione che si è vissuto qualcosa di magico che non potrà più tornare ma che rimarrà impresso nella memoria. Il film suggerisce che così come quando pensiamo ai dinosauri, questi ci sembrano bestie imponenti e magiche nonostante siano realmente esistiti, così Stargirl c'è stata anche se nei ricordi sembra un'allucinazione collettiva, un amico immaginario che tutti si sono creati per sentirsi meno soli e sopravvivere all'adolescenza.
Conclusioni
A fine recensione di Stargirl, possiamo promuovere a pieni vuoti questa new wave della commedia teen iniziata da Disney. La leggerezza delle eroine tipiche di Disney Channel viene arricchita da un’aura da film indipendente e una colonna sonora avvolgente e memorabile, complice il carisma e la voce di Grace Vanderwaal e la supervisione di Justin Horowitz. Se Stargirl è rappresentativo della qualità delle produzioni originali Disney destinate alla piattaforma, ne vedremo delle belle.
Perché ci piace
- Grace VanderWaal ha carisma e voce che incantano ed è perfetta nella parte di Stargirl.
- Sottolinea con leggerezza e nostalgia che la diversità è ricchezza.
- Stargirl è la Pippi Calzelunghe dei millennial e infonde energia.
- Il film rinnova il genere teen dimostrando che al già detto e già visto si può sempre aggiungere originalità.
Cosa non va
- Affronta i temi dell'adolescenza con un alone di surrealtà , parla d’amore ma non di passione, di emarginazione ma non di bullismo. Questo suo distacco dalla realtà potrebbe fargli perdere consensi.