Sputnik - Terrore dallo spazio, la recensione: una famelica creatura aliena e l'orrore del regime sovietico

La recensione di Sputnik - Terrore dallo spazio: grazie al blu-ray della Midnight Factory abbiamo scoperto un fanta-horror russo da non perdere, capace di coniugare l'orrore di un'orripilante creatura aliena e quello del regime sovietico.

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Sputnik: un momento del film

Le uscite homevideo della Midnight Factory di Koch Media sono sempre preziose, ma questa è lo è più che mai perché grazie al blu-ray appena editato abbiamo scoperto l'affascinante e ipnotico fanta-horror di Egor Abramenko, che ha vinto ll Premio Asteroide al Trieste Science + Fiction Festival. Come vedremo nella recensione di Sputnik - Terrore dallo spazio, l'opera prima del regista russo è di quelle da non perdere, perché oltre a raccontare una bella fantascienza che strizza l'occhio ad Alien, è anche un thriller ricco di tensione che sfodera il fascino dei drammoni da guerra fredda.

Ritorno sulla terra con un ospite indesiderato

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Sputnik: una foto

Sputnik - Terrore dallo spazio si svolge nell'Unione Sovietica del 1983: mentre stanno facendo ritorno sulla Terra a bordo della loro navicella, i due cosmonauti Konstantin Veshnyakov (Pyotr Fyodorov) e Kirill Averchenko (Aleksej Demidov) vedono qualcosa di strano sulla loro astronave. Dopo l'atterraggio Kirill verrà ritrovato morto e senza parte della testa, mentre Konstantin è vivo ma presenta qualcosa di decisamente anormale nel suo stato psico-fisico.

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Sputnik: un'immagine

Il rigido colonello Semiradov (Fyodor Bondarchuk) che conduce le indagini sull'accaduto, chiama la psichiatra Tatyana Klimova (Oksana Akinshina), una dottoressa dai metodi poco convenzionali, in una base segreta del Kazakistan per studiare il sopravvissuto e capirci qualcosa in più. Le verrà rivelato e mostrato che un'orripilante creatura esce dal cosmonauta di notte sempre al solito orario, in quello che è un vero proprio rapporto di simbiosi. Ma la dottoressa scoprirà via via anche gli orrori che accadono nella base per poter tenere in vita e studiare la creatura e il suo ospite.

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L'orrore viene dallo spazio, ma anche dall'oppressione del regime

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Sputnik: una sequenza del film

L'orrore arriva dall'essere alieno o da cosa è capace di fare l'essere umano? Il dubbio affiora durante la visione di Sputnik - Terrore dallo spazio, in cui è vero che il protagonista è una creatura mostruosa e aggressiva, ma sotto accusa c'è anche un preciso periodo storico e il regime sovietico con i suoi sorprusi e il controllo opprimente sui cittadini. Nell'atmosfera cupa e plumbea della base militare, in un mondo dominato dalle ferree gerarchie, l'umanità è messa da parte: l'uomo è utilizzato solo come esperimento, magari per una potenziale nuova arma che renda più forte e gloriosa la nazione.

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Sputnik: una scena del film

A questo clima di oppressione contribuisce anche un'azzeccata e inquietante colonna sonora, ricca di bassi che sembrano entrare a controllarti perfino l'anima. Ed è sorprendente come alla sua opera prima, Egor Abramenko sappia gestire in modo ottimale la narrazione, prendendosi i giusti tempi, ma non scendendo mai di un briciolo la tensione, alternando sprazzi di horror fisico e psicologico, e rendendo potente la valenza simbolica di un alieno che si nutre con la paura degli umani.

Interpretazioni impeccabili, dialoghi credibili e un'ottima CGI

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Sputnik: una scena del film

Ma il film funziona anche per altri motivi. Innanzitutto perché i tre elementi chiave del cast sono molto bravi, a partire da Oksana Akinshina, ben lontana dalla figura di un'eroina spaccatutto ma ben calata negli anfratti psicologici di una situazione oggettivamente surreale. Anche la relazione tra i personaggi è ben curata, con dialoghi credibili e interpretazioni intense ma mai forzate. Ma va sottolineata anche un'ottima CGI, quasi sorprendente per come riesce a rendere credibile la creatura aliena, che si muove sempre con naturalezza e fluidità, senza sbavature, tanto da sembrare come una minaccia reale, aliena ma realistica. Tirando le somme, nonostante le tematiche citate molto terrene, la sensazione è quella di vedere quei bei film di fantascienza di una volta.

Il blu-ray: booklet, video fedele alle atmosfere cupe e un audio formidabile

Sputnik Cover

Come detto, Sputnik - Terrore dallo spazio è disponibile anche in alta definizione con il blu-ray contenuto nella consueta elegante confezione slipcase della collana Midnight Factory di Koch Media, arricchita dal solito booklet. Il video risente molto delle atmosfere claustrofobiche, con molte scene scure e croma desaturato tipico da oppressione sovietica. In ogni caso, pur in un contesto difficile, il dettaglio resta buono anche se ovviamente non incisivo. Formidabile invece audio, presente con le tracce DTS HD 5.1 sia per l'italiano che l'inglese. Soprattutto la colonna sonora ci dà dentro con bassi davvero impetuosi che creano pathos e tensione: tutte le scene chiave hanno questo accompagnamento oppressivo che alimentano un'ambienza già ricca di effetti, sia nei momenti più tranquilli che in quelli più movimentati, soprattutto nel finale quando abbondano le scene di azione. Negli extra solo il trailer, ma non dimentichiamo l'elegante booklet di approfondimento.

Conclusioni

A conclusione della recensione di Sputnik - Terrore dallo spazio, non possiamo che ringraziare il blu-ray della Midnight Factory che ci ha fatto scoprire questo gioiellino fanta-horror, sorprendente per essere un’opera prima e capace di abbinare tematiche terrestri e concrete come l’oppressione del regime sovietico, alle minacce provenienti dallo spazio. Il tutto curando molto la relazione psicologica dei personaggi e l’aspetto tecnico del film.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Il calibrato mix tra l’horror fisico della creatura aliena e quello psicologico del regime sovietico.
  • Il costante stato di tensione dato dalle atmosfere plumbee e opprimenti.
  • La colonna sonora ricca di bassi è funzionale alle tematiche del film.
  • Le interpretazioni credibili e un’ottima CGI con effetti molto curati.

Cosa non va

  • Una parte centrale meno fluida dove si perde un po’ di ritmo.