Dopo aver partecipato al concorso della 78esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Spencer di Pablo Larraín esce finalmente nelle sale italiane il 24 marzo. Il regista, dopo Jackie, torna a raccontare la storia di una donna realmente esistita e diventata un'icona: Lady D. A interpretarla Kristen Stewart, nominata all'Oscar 2022 per la sua interpretazione.
Pablo Larraín ha scelto l'attrice americana dopo averla vita nel film di Olivier Assayas Personal Shopper, una moderna storia di fantasmi. E in effetti Spencer, che in certi momenti ricorda molto le atmosfere di Shining di Stanley Kubrick, anche nel malsano color verde che ritorna nelle immagini, è a sua volta un racconto infestato da spettri.
Il regista ha detto di aver fatto il film per sua madre, ma Spencer, oltre al tema della maternità, spazia tra percezione di se stessi e ruolo nella società, mette in immagini sogni e ferite, vita e morte, ricerca della libertà e negazione del corpo. Un film di riflessi e di doppi, in cui realtà e fantasia si fondono. Ne abbiamo parlato proprio con Pablo Larraín.
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Spencer: passato, presente e futuro di Lady D si confondono
Diana dice nel film che il passato e il presente sono la stessa cosa, il futuro non c'è. Possiamo dire che lei è Marty McFly e tu sei il suo Doc perché le hai ridato il suo futuro?
No, lei parla come qualcuno che sta capendo come affrontare il suo ruolo. Ogni membro della famiglia reale, che sia qualcuno che ne è entrato a far parte come Diana o ci sia nato, deve confrontarsi con una forza enorme, formata da storia e tradizione. È una bella idea che viene da Steven Knight: la percezione del tempo può essere confusa. Quando dici che passato e presente sono la stessa cosa non sai più dove ti trovi, a quale parte della storia stai assistendo. L'idea che non ci sia futuro fa capire il contesto del personaggio.
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Spencer: sogni e traumi sono la stessa cosa?
La parola "trauma" viene dal greco e in inglese significa "ferita", invece in tedesco "trauma" significa "sogno". Il tuo personaggio è più perseguitato dai suoi sogni o dai suoi traumi?
Dici se sono la stessa cosa?
Non lo so, dimmelo tu.
Sono sicuramente connessi. I sogni sono sempre espressione delle nostre ferite, dei nostri desideri, sono connessi a livello subconscio. È questo il bello dei film: puoi creare la psicologia del personaggio, la sua condizione, che ti fa pensare ai suoi traumi e ai suoi desideri. Sì: penso siano la stessa cosa.
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Spencer e il rapporto di Diana con il cibo
È interessante come tu abbia utilizzato il cibo nel film: il cibo è vita, è cura e tu hai fatto mangiare delle perle a Diana. Come ci hai lavorato?
Volevamo un look molto preciso. Il cibo doveva essere non soltanto bello: doveva farti venire voglia di mangiarlo. Invece la nostra protagonista, Diana, ha problemi con il cibo: diventa un problema, specialmente nel contesto natalizio, in cui ci si aspetta che le persone mangino tutto il tempo godendosi il Natale. Diventa un altro trauma per lei, perché è costretta a mangiare quando invece non vuole. A causa del suo stato mentale decide di espellerlo dal suo corpo. È un ciclo importante. Sono sicuro che un disturbo dell'alimentazione sia sempre collegato a uno stress psicologico. Il cibo diventa uno strano tipo di nemico. È una cosa inusuale, ma molto bella cinematograficamente.
Pablo Larraín tra ricerca della libertà e fantasmi
Amo che uno dei temi principali di tutti i tuoi film sia la ricerca della libertà. Cos'è la libertà per te?
È quella cosa che capisci che non hai soltanto quando la perdi. È talmente necessaria per tutti e così scontata per molte persone che quando non ce l'hai ti manca davvero. È come la salute. È essenziale per gli esseri umani. E oggi, in un mondo in cui c'è la guerra, quella parola ha un significato diverso. A volte pensiamo che l'unico modo per ottenere la libertà sia liberarsi degli altri, o di una situazione, ma penso che l'unico modo di raggiungere davvero la libertà sia con te stesso. Puoi essere libero capendo chi sei. Così le cose forse diventano più facili.
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Molti dei tuoi personaggi sono quasi dei fantasmi: perché sei così ossessionato dalle storie di fantasmi? Anche quando non lo sembrano.
Usiamo le parole per descrivere le cose: la parola fantasma descrive la manifestazione visiva di qualcosa che accade soltanto dentro il personaggio. I film possono fare questo: un film può mostrare ciò che una persona, in questo caso Diana, vede. Tutti abbiamo delle visioni, tutto il giorno: ricordi, vediamo foto sui nostri telefoni, ci vediamo nei riflessi degli specchi. E quando metti tutto questo sullo schermo diventano dei fantasmi, ma penso facciano parte della nostra esperienza quotidiana.
È interessante: Charles dice a Diana che devono esserci due versioni di lei. Oggi tutti abbiamo accettato questo fatto: lo stavi dicendo, i social media ci hanno diviso in due. Secondo te perché lo stiamo facendo? E dove ci porterà? Il cinema può aiutare?
Non lo so. Non credo di avere una risposta intelligente a questo. Non credo che i social media servino a mostrare a gli altri chi siamo, ma a crearci la nostra identità. È per questo che non li ho.
Pablo Larraín e il futuro del cinema
Visto che tutto sta cambiando, che cos'è il cinema oggi per te?
Penso sia sempre lo stesso. È sempre una delle più belle manifestazioni dell'intelletto umano. Arte e rappresentazione. Può cambiare dove e come lo vedi, perché lo vedi, può cambiare perfino il contenuto, ma l'idea di sedersi e abbandonarsi a ciò che c'è sullo schermo, di farsi portare attraverso ogni tipo di viaggio, ricordo ed emozione rimane intatta e immutabile. Penso sia meraviglioso. Non so cosa succederà, ma sarà diverso.