Porre la musica al centro di una serie tv non è mai semplice e i risultati possono essere sorprendentemente buoni o, al contrario in grado di affossare progetti molto promettenti e, come spiegheremo in questa recensione di Soundtrack, il nuovo progetto targato Netflix si posiziona quasi perfettamente a metà tra le due situazioni.
Joshua Safran ritorna a cercare il contatto con i musical di Broadway dopo Smash, cancellato fin troppo prematuramente. I "brani" che compongono la prima stagione di questo show danno vita a un "album" che parla di seconde occasioni, rimpianti, amori e dolore con sensibilità, pur facendo i conti con una sceneggiatura con tanti passaggi a vuoto, in attesa, probabilmente, di una possibile seconda stagione.
Intrecciando personaggi e dimensioni temporali, la storia procede con qualche intoppo, fino a un finale emozionante, che trasmette agli spettatori un senso di speranza che ben si adatta al periodo delle feste.
I protagonisti dei "brani"
Nellie (Callie Hernandez) è un'aspirante artista che viene lasciata inaspettatamente dal suo fidanzato e deve quindi decidere cosa fare nella propria vita. Il suo rapporto con la madre Margot (Madeleine Stowe), una star del cinema, è complicato, e altrettanto lo è quello con il padre Frank (Campbell Scott), che ha trascorso anche un periodo in prigione a causa di una truffa. La sua migliore amica Gigi (Megan Ferguson), invece, le è sempre accanto.
Sam (Paul James) è invece da poco vedovo ed è disposto a tutto, anche a rinunciare alla propria carriera come cantautore, pur di occuparsi del figlio Barry (Isaiah Givens). Ad aiutarlo in questo difficile periodo ci sono la zia Annette (Marianne Jean-Baptiste), che gestisce un ristorante e deve occuparsi dei suoi figli, Leah (Juliet G. James) e di Dante (Jahmil French). Poi troviamo l'assistente sociale Joanna (Jenna Dewan), che da tempo ha detto addio alla sua potenziale carriera come ballerina.
Gli episodi svelano progressivamente in che modo la storia dei due protagonisti è legata da questa celebrazione dell'amore, proponendo alcuni momenti musicali che mettono in primo piano le emozioni dei personaggi, un po' in stile Crazy Ex-Girlfriend.
Una colonna sonora d'eccezione per la serie Netflix
A differenza di altri progetti che inseriscono la musica nella propria struttura narrativa, Soundtrack non mostra gli attori realizzare le proprie cover delle canzoni utilizzate, ma li impegna in sequenze in playback che prevedono anche delle elaborate coreografie in stile teatrale. Questi momenti quasi onirici, che a un certo punto coinvolgono anche l'utilizzo dell'animazione, conferiscono alla serie un pizzico di originalità necessaria a distinguerla dalle tante proposte simili. La colonna sonora comprende pezzi contemporanei come quelli di Katy Perry e Demi Lovato a classici di Chet Baker e Dolly Parton, passando inoltre per canzoni rap e atmosfere sofisticate grazie ai contributi di St Vincent ed Etta James, senza dimenticare hit di Whitney Houston e Joni Mitchell. La fusione tra l'intreccio tipico delle serie tv drammatiche e la musica può stupire lo spettatore, ma fa anche emergere qualche perplessità, soprattutto nei momenti mashup, in cui si intrecciano due canzoni e altrettanti personaggi diversi. Lo show riesce però a giustificare la presenza delle coreografie e delle performance e, dopo un paio di puntate, si è ormai abituati alle improvvise interruzioni che trasformano protagonisti e comparse in star di un musical.
Un progetto sostenuto dalla bravura del cast
A distinguersi in modo positivo sono le performance di Jenna Dewan, totalmente a proprio agio e bravissima nella parte dell'ex aspirante ballerina: un personaggio che interpreta nel migliore dei modi e con estrema energia le coreografie firmate da James Alsop. Anche Megan Ferguson riesce ad emozionare nell'episodio in cui è protagonista: Gigi è infatti la figura che sorprende maggiormente dopo essere stata in secondo piano per la gran parte della stagione, con una puntata che colpisce dritto al cuore per la sua carica di malinconia, solitudine e amarezza.
Il cast della serie è di buon livello e propone delle interpretazioni convincenti che sostengono bene anche i passaggi meno credibili del racconto. Callie Hernandez esprimere la giusta dose di insicurezza e determinazione, pur facendo i conti con uno script che rende Nellie un personaggio impulsivo e fragile, mentre Paul James è una scoperta interessante con la sua capacità di passare dallo spaesamento causato dalla perdita alla determinazione nel voler costruire un futuro migliore per suo figlio.
Intorno alla coppia di protagonisti si muovono Madeleine Stowe, indimenticabile protagonista di Revenge, che ritorna nel ruolo di una madre ambiziosa che non sempre si rende conto dei bisogni e dei desideri delle persone che fanno parte della sua vita; Marianne Jean-Baptiste, che smorza un po' la durezza di una donna segnata dal passato che non sa creare un dialogo con i propri figli; Jenna Dewan, che tratteggia con leggerezza e sensibilità la sua assistente sociale che riconosce la buona volontà di un padre in difficoltà e si avvicina, forse troppo, alla sua vita; Campbell Scott, che regala il meglio di sé in una strepitosa scena in cui perde totalmente il controllo; e, infine, il giovanissimo Isaiah Givens che regala uno dei momenti più intensi dello show quando il piccolo Barry cerca di "ritrovare" la propria madre e i ricordi che lo legano a lei.
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Una sceneggiatura con troppi passaggi a vuoto
Lo show prodotto per Netflix fatica però a convincere per quanto riguarda la gestione del racconto: l'alternarsi di passato e presente, fin troppo in stile This is Us, non aiuta e appesantisce forse eccessivamente una struttura già piuttosto esile. Non basta inserire le consuete differenze sociali che ostacolano l'amore tra i protagonisti e i pregiudizi nei confronti della comunità afroamericana per rendere la narrazione una riflessione ponderata sulla realtà quotidiana. Lo show da il suo meglio quando invece ritorna a concentrarsi sui singoli personaggi, sul significato dell'amore e su come ognuno di noi affronti il lutto in modi diversi. La storia più interessante diventa così quella di Sam e di Barry, pur non essendo raccontata nella sua interezza e per questo potrebbe essere al centro della seconda stagione.
Visivamente gli episodi sono comunque curati con attenzione e le coreografie sono davvero spettacolari e ben ideate, permettendo agli attori di concentrarsi anche sull'espressività, non solo sui movimenti, della propria performance. Discutibile, invece, la scelta di non far cantare il cast e limitarsi a un playback che in più momenti appare quasi ridicolo.
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Conclusioni
Il nuovo progetto di Joshua Safran ideato per Netflix, come abbiamo raccontato nella nostra recensione di Soundtrack, appare eccessivamente frammentato e, per questo, non convince realmente. Più che un concept album dedicato alla capacità di trovare la forza di ricominciare dopo un evento drammatico, la serie si propone come una compilation che accosta elementi troppo diversi tra loro per trovare una propria identità ben definita. La seconda metà della stagione, tuttavia, alza il livello del progetto. L’esperimento sviluppato per la piattaforma di streaming fatica a trovare una propria personalità, ma quando ci riesce si colloca tra i titoli più interessanti della fine del 2019.
Perché ci piace
- Le coreografie sono spettacolari e ben eseguite.
- Il cast è convincente.
- Alcune scene hanno un grande impatto emotivo.
- L'episodio dedicato a Gigi è una parentesi inaspettata e davvero efficace.
- La colonna sonora è stata curata con grande attenzione.
Cosa non va
- L'intrecciarsi di passato e presente e le tematiche ricordano troppo This Is Us.
- Alcuni dei momenti musicali appaiono fin troppo surreali.
- Molte parti del racconto e tematiche sono delineate a grandi linee.
- La dose di buoni sentimenti e retorica potrebbe risultare indigesta a molti spettatori