In onda il 22 e 23 maggio 2022 su Rai 1, Solo per passione - Letizia Battaglia fotografa è un sentito omaggio a una figura estremamente importante per il panorama culturale italiano e non solo. Letizia Battaglia è un simbolo, una donna che ha fatto della giustizia e della libertà il suo credo, che ha scardinato con fatica e tenacia i meccanismi patriarcali che la imprigionavano, dedicando la vita alla lotta contro la mafia nel modo più efficace che conoscesse: la fotografia. Letizia vive, infatti, in una Palermo arcaica e bigotta. Dopo aver subito una violenza da uno sconosciuto la sua libertà viene limitata, limite che la porterà a sposarsi troppo presto, ingabbiandosi in un matrimonio che le causerà solo privazioni e dolore. Dopo anni di malattia e mancanze decide finalmente di riconquistare la libertà perduta, coltivando le proprie passioni e avvicinandosi agli ambienti intellettuali di Palermo, è così che entra in contatto con L'ora, giornale di stampo progressista che, dopo la separazione dal marito, le offre un lavoro prima come giornalista, poi come fotografa. Grazie alla fotografia Letizia scopre un mondo nuovo fatto di autorealizzazione ma anche di atrocità: sarà lei, infatti, a fotografare molti degli omicidi di mafia che insanguinano la città in uno dei periodi più bui del nostro paese. Morta il 13 aprile scorso, la fotografa non ha fatto in tempo a vedere la miniserie a lei dedicata, produzione di qualità, ma sopratutto manifestazione d'affetto del regista Roberto Andò verso l'amica ora scomparsa. Abbiamo potuto assistere alla conferenza di presentazione della serie in cui il regista e la protagonista Isabella Ragonese hanno parlato di questa difficile e particolare produzione.
L'importanza di raccontare questa storia
Solo per passione - Letizia Battaglia fotografa è di sicuro un'opera complessa che però restituisce al grande pubblico la figura di una donna anticonformista che con la sua determinazione ha cambiato non solo la sua vita, ma in qualche modo anche la storia. Parlare di tali personaggi è estremamente importante, farli conoscere ad un pubblico più vasto possibile rientra nei doveri di una rete che si prefigge di fare non solo intrattenimento ma servizio pubblico. Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ha sottolineato proprio questo: la difficoltà del progetto unita all'importanza di portarlo alla luce: "Non era semplice portare sul piccolo schermo questa storia. Non ho avuto modo di conoscere Letizia Battaglia, ma è una donna che ha lottato per Palermo e per le donne e questa è una lotta universale. Quello che ha fatto Roberto Andò è mettere in luce queste due lotte. La fotografia come diceva Roland Barthes è un atto sovversivo perché ci induce a pensare. Lei ha fatto questo, ci ha fatto vedere i morti perché dovevamo pensare, ha condotto un atto sovversivo per indurci al pensiero."
Solo per passione, la recensione: un sentito omaggio alla fotografa Letizia Battaglia
Raccontare un personaggio complesso
Roberto Andò, regista della serie, ha scelto di iniziare il suo intervento raccontando, tra lacrime di commozione, la complessa personalità di colei che era prima di tutto per lui un'amica: "Io oggi avevo un appuntamento con Letizia e devo dire che questo appuntamento in qualche modo lo abbiamo rispettato. Per tutti Letizia era diventata uno di quei personaggi a cui affidare un mandato e questo se l'è conquistato con tenacia, non solo facendo la fotografa. È una donna che non si è mai risolta in qualcosa, l'idea di cambiare il mondo la dominava. Era incredibile ma anche brusca e scostante. Anni prima avevo tentato di raccontare L'Ora e lei venne a saperlo, mi disse 'Ma come, fai un film su L'ora e non su di me?' Poi andammo a mangiare e litigammo. Letizia è sempre stata la persona in prima fila non solo in una dimensione pubblica, ma anche nelle cose che non si sanno. Faceva molto volontariato, non c'era giorno che non si dedicasse agli altri. Così ha affrontato il mestiere di fotografa e proprio per questo la miniserie è un ritratto della società italiana. Letizia ha avuto una vita da romanzo, forse perché era in anticipo sui tempi ed entrava quindi in contatto con persone che si rivelavano inadeguate, come il padre e il marito, inadeguati a raccogliere la sua necessità di libertà."
Andò ha anche spiegato come ogni singolo snodo di trama sia stato approvato da Letizia Battaglia stessa: "All'inizio ho fatto dei colloqui con Letizia in cui lei mi ha raccontato la sua vita. Lei mi ha messo così a parte anche dei segreti di famiglia, se così vogliamo dire, e noi ne abbiamo fatto un uso nei limiti del buon senso. Non c'è niente che abbia censurato, il film è costruito interamente su quello che lei ha raccontato. Noi ci siamo presi delle libertà, ma sempre con il suo benestare. La porzione di invenzione è ad esempio il rapporto con il direttore Nisticò: lei è entrata attraverso Nisticò e noi abbiamo costruito un rapporto complesso, ci sembrava bello che queste due personalità che rappresentavano il giornale dialogassero." Ha poi anche sottolineato come raccontare una persona in vita durante le riprese sia stata un'impresa ardua: _"In passato ho fatto un film su Tomasi di Lampedusa e anche lì c'erano persone ancora viventi, ma in confronto questo è stato come scalare una montagna."
La difficolta di interpretare Letizia Battaglia
Il difficile compito di interpretare Letizia Battaglia è stato affidato a Isabella Ragonese:"Senza dubbio è il ruolo della vita: non mi era mai capitato di avere nelle mani la responsabilità di una vita intera, senti il dovere di rispettarla di fare qualcosa che sia il più possibile simile e in cui lei si fosse potuta rispecchiare in qualche modo. Ancor più per me che sono palermitana, Letizia è stata come interpretare una strada importante di Palermo, un monumento. È stata sempre presente nella città, quindi certo, ero spaventata per la responsabilità. Fondamentale è stata la fiducia che mi ha accordato Roberto e la benedizione che lei stessa mi ha dato." L'attrice ha poi raccontato dei suoi timori nel conoscere colei che avrebbe dovuto interpretare: "La prima volta che l'ho incontrata avevo molta paura perché lei è una tipa molto schietta. Poi mi ha fatto un caffè, abbiamo parlato e ho scoperto che avevamo fatto la stessa scuola teatrale a Palermo, una scuola gratuita, lei era una donna che aveva molti interessi." Alla domanda su quale scena si sia rivelata più difficile per lei da interpretare, la Ragonese ha così risposto: "La scena più difficile? Tutte. Il periodo più difficile raccontato è stato quello della Letizia meno conosciuta, prima che diventasse una fotografa, avevo poco materiale su di lei trentenne e lì c'è un po' di invenzione che spero sia, come a volte succede, più vera della realtà."