Il regista Steven Soderbergh arriva in una sala conferenze ultra gremita sfoggiando una maglietta dedicata ad uno degli eroi locali - l'omino dei semafori - e con lui ci sono la splendida Cate Blanchett e il giovane attore Christian Oliver.
Soderbergh, questo è l'ennesimo film in cui collabora con George Clooney. Cosa significa poter contare su un'alleanza come questa?
Steven Soderbergh: Ricordo sempre con letizia il giorno in cui io e George ci siamo conosciuti, non so dove sarei ora se non avessi incontrato lui. In quel momento io avevo il disperato bisogno di fare un film che la gente volesse vedere, mentre lui aveva bisogno di un film in cui potesse mostrare cosa sapeva fare. Questo è il sesto film che facciamo insieme e direi che abbiamo dato l'uno all'altro il meglio di noi stessi.
Come mai un film in bianco e nero, così poco commerciale?
Steven Soderbergh: Io non credo che sia anti-commerciale, ma d'altronde il mio senso di cosa è commerciale deve avere qualcosa che non va. Questo film non è piaciuto per niente in America, ma per me è stato l'esperienza cinematografica più bella. Per me il piacere è tutto nel farli, i film, non m'importa cosa succede dopo, e con questo mi sono davvero avvicinato a quello che avevo immaginato nella mia mente. Spero che il film vada meglio in Europa - il piglio narrativo è molto americano, ma l'approccio ai caratteri e alla moralità è più europeo.
Cate Blanchett, come è stato lavorare con George Clooney?
Cate Blanchett: George è straordinario. Quello che abbiamo fatto in questo film è stato un lavoro molto d'insieme, ed è stato facile, veloce e divertente. E così è George. E poi è un vero divo, la personificazione dello star power, come le icone cinematografiche di altri tempi.
Che effetto le ha fatto la sua nuova nomination all'Oscar?
Cate Blanchett: E' la terza, e sono sempre molto onorata, felice e piena di gratitudine.
Che tipo di riferimenti ci sono in questo film? In particolare a queli attrici si è ispirata Cate Blanchett?
Steven Soderbergh: Io ho cercato di rifarmi al cinema di sessanta anni fa, e sessanta anni fa gli attori recitavano in maniera molto diversa rispetto a oggi. Ho dovuto chiedere un tipo di recistazione che è praticamente l'opposto rispetto a quello che viene appreso oggi. E il bello di quell'atteggiamento è proprio che non c'è ironia: quando ho visto gli attori in difficoltà di fronte a quello che gli chiedevo di fare, ho dovuto insistere per convincerli che, nel contesto giusto, avrebbe funzionato.
Cate Blanchett: L'approccio a questo film era diverso dal solito, perché richiedeva un rapporto diverso con il pubblico e con la cinepresa. Non credo di esseremi ispirata ad un'attrice in particolare, certo ho studiato molte pellicole di quegli anni, e in particolare le attrici tedesche. Interpreto una donna tedesca in questo film, anzi colgo l'occasione per scusarmi per l'accento. Ho fatto quanto potevo! Christian Oliver è stato il mio accent coach.
Christian Oliver: Per me è stata un'esperienza formidabile quella di lavorare in un film del genere, accanto a personaggi di questo calibro. Grazie per questa opportunità.