Roberto ha trent'anni e lavora come agente immobiliare, pur senza grande successo: bistrattato da colleghi e superiori, colleziona un fallimento dietro l'altro e il suo stesso posto comincia a essere a forte rischio. Nipote di un puparo con il quale è cresciuto e che gestisce un piccolo teatro dove organizza spettacoli di marionette, il protagonista vive in una catapecchia e ha un solo amico, ma fortunatamente per lui il destino sembra tendergli la mano.
Come vi raccontiamo nella recensione di So tutto di te, Roberto viene infatti contattato da uno degli hacker più famosi al mondo che, prima di consegnarsi alla giustizia, gli dona un computer contenente dati su milioni di persone, capace tramite gli algoritmi di entrare nella vita di chiunque. Con il dispositivo a sua disposizione, Roberto ha modo di scoprire passioni e segreti dei suoi clienti e usarli a proprio vantaggio, ma la situazione prende una piega imprevista quando decide di sfruttare tale trucchetto anche per conquistare l'affascinante Sara, la ragazza dei suoi sogni...
Aspettative e risultati
Apprezzabile in parte il tentativo di uscire da un certo canovaccio della commedia popolare contemporanea e anche l'originalità nel non rifarsi al facile espediente degli instant remake che così tanto hanno preso piede nella nostra cinematografia recente. Roberto Lipari è qui protagonista, regista e sceneggiatore di un film che ad ogni modo non può dirsi effettivamente rivoluzionario, in quanto giocante ancora una volta sugli stereotipi fortemente connotati in quella terra siciliana dove l'autore è d'altronde nato e cresciuto. So tutto di te parte da un assunto a dir poco forzato, con il dono fatto dall'hacker forse redento a questo Calimero improvvisato, un deus ex machina quanto mai provvidenziale per innescare a conti fatti l'ingranaggio chiave della narrazione.
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Il mondo a portata di mano
L'aver a disposizione una sorta di enciclopedia globale, quel "so tutto di tutti" che già esplicita il titolo, aveva infatti modo di essere esposto in maniera più intelligente, con risultati ben più redditizi non solo per il destino dei personaggi ma anche per l'evoluzione del film stesso, che invece si riduce a una sequela di gag e battute fin troppo tipiche e riviste. Tanto che si gioca costantemente su diversità e assonanze idiomatiche, con la lingua giapponese al centro di improbabili situazioni e dialoghi - basti pensare all'esclamazione usata in tono dispregiativo "sei figlio di una geisha" - e un vago rimando cinefilo con il collezionista di cimeli da ingannare al momento propizio. Perché d'altronde Roberto diventa un mistificatore seriale, tanto che era più che ovvia la catarsi finale all'insegna di quel sentimentalismo pronto a mettere d'accordo tutti, come ampiamente preventivabile.
Italia sì, Italia no
Naturalmente nel cast è presente anche Sergio Friscia, l'inseparabile compagno di Striscia la notizia che qui veste i panni di una sorta di bizzarro villain/rivale, e il parterre di attori vanta la presenza di Leo Gullotta quale guest-star nonno puparo e la bella Roberta Rigano come interesse amoroso. Interesse amoroso che è al centro di una love story a dir poco paradossale, in quanto sia lui che lei si trovano a mentire o usare identità fittizie nel tentativo di far colpo l'uno sull'altra. E poi ancora incomprensioni sulla musica trap nonché il tentativo di offrire uno sguardo a tutto tondo sui i vizi e mali dell'italiano medio, dai nostalgici del duce ai complottisti vari fino a chi crede agli alieni e molto altro ancora, in un ennesimo riciclo dei cliché che stona parzialmente con l'assurdità di un incipit che aveva le potenzialità per raccontare qualcosa di nuovo, senza scadere nella solita tiritera come purtroppo accade.
Conclusioni
Un agente immobiliare a cui non ne va una giusta riceve come dono inaspettato un computer di un hacker e tramite gli algoritmi è in grado di scoprire tutto di tutti, al punto da rivitalizzare la sua carriera lavorativa e conquistare la ragazza dei suoi sogni. Ma c'è sempre un dazio da pagare e la verità viene prima o poi a galla. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di So tutto di te, la commedia scritta, diretta e interpretata da Roberto Lipari parte da un spunto potenzialmente accattivante che però nella sua relativa messa in scena cede alle logiche di certo, basso, cinema popolare, tra equivoci e gag imbastite su stereotipi o infelici giochi di parole su differenze linguistiche, al punto che la premessa si esaurisce nell'ennesima fiera dei luoghi comuni.
Perché ci piace
- Uno spunto narrativo improbabile ma potenzialmente accattivante...
Cosa non va
- ... non supportato dal resto della narrazione, cedente a cliché tipici di certo cinema popolare.
- Sono poche le gag e la battute che vanno a segno.
- Un cast altalenante.