Skate Kitchen, la recensione: Quelle brave ragazze... dello skate

La recensione di Skate Kitchen, il film di Crystal Moselle su un collettivo di skater americane presentato al Sundance nel 2018.

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Skate Kitchen: Rachelle Vinberg in una scena del film

Una storia di sorellanza e affermazione della propria femminilità tra kickflip, ollie e trick, a bordo di una tavola da skate. La nostra recensione di Skate Kitchen non po' non che partire da qui, da un racconto di crescita e scoperta declinato al femminile, in un mondo tradizionalmente dominato da figure maschili. Sullo sfondo New York, gli skatepark, la sottocultura di strada, l'underground metropolitano, gruppi di giovani skaters che l'attraversano stropicciati e facendo largo uso di droghe.
Il film, in uscita il 18 luglio, rievoca a tratti le atmosfere ben più selvagge e crude di Kids di Larry Clark, ma le analogie finiscono qui: restano le suggestioni da cinema indie e la spinta al realismo, in questo caso forse un po' più edulcorata. La regista è Crystal Moselle, che abbiamo imparato a conoscere con il documentario The Wolfpack e che anche in Skate Kitchen conferma uno sguardo lucido e avanguardista sulla modernità.

Una trama da racconto di formazione

La trama di Skate Kitchen è semplice, ricalca un classico coming of age, un racconto iniziatico che si nutre della visione originale e unica di Crystal Moselle, ancora una volta (come con i sei fratelli di The Wolfpack) al seguito dei protagonisti.
Macchina a spalla e ritmi dettati da una vocazione documentaristica, la regista trascina lo spettatore nel quotidiano di un collettivo di skater americane, le Skate Kitchen, un gruppo di ragazze che sfreccia per la Grande Mela guadagnandosi il proprio spazio tra gli skatepark di Manhattan, a colpi di cadute e acrobazie. La Moselle le ha incontrate per la prima volta in treno mentre chiacchieravano, poco dopo le ha scelte per fare un cortometraggio per MiuMiu, That one day, presentato al Festival di Venezia nel 2016; da lì l'idea di realizzare un film facendo recitare le reali Skate Kitchen sulla base di una sceneggiatura scritta con Jen Silverman e Asihan Unaldi.

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Skate Kitchen: una scena del film con Rachelle Vinberg

La storia seguirà il cammino verso l'età adulta dell'introversa Camille (Rachelle Vinberg), solitaria ragazza di Long Island, che nell'incontro con un gruppo di skaters newyorchesi scoprirà se stessa, troverà l'amore (quello per il giovane Davon interpretato da Jaden Smith) e conquisterà il proprio spazio nel mondo lontano da casa e in fuga da una madre che di quella passione per la tavola proprio non vuole saperne. Ne verrà fuori uno spaccato autentico di un mondo popolato da adolescenti e dominato dalla cultura street, dove a farsi largo in un universo prevalentemente maschile è una banda di donne giovani e indipendenti.

The Wolfpack: un videoregistratore come antidoto contro la solitudine di sei fratelli cinefili

Personaggi reali per una storia di emancipazione femminile

Il valore aggiunto sono proprio loro, le reali protagoniste della storia, attrici capaci di dar vita ai personaggi della sceneggiatura ispirandosi a loro stesse. Molte scene sono state improvvisate, il resto è un solido lavoro di scrittura, dentro ci finiscono frammenti di vita reale dove si parla di tavole, rampe e kickflip, ma in cui c'è spazio anche per filmarsi su Instagram, cadere, rialzarsi, fare sesso e fumarsi una canna. Padrone dei propri corpi segnati dai lividi, doloranti, affogati nelle felpe o sensuali quando si abbandonano alle note rap di festini underground.

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Skate Kitchen: Rachelle Vinberg in un momento del film

In primo piano un nuovo modo di declinare un genere cinematografico, che passa da un'istanza femminista e mette da parte il maschile relegandolo al ruolo da coprotagonista. Una storia di emancipazione femminile dove resistono anche se in una versione più patinata, gli ingredienti della gioventù psichedelica e borderline raccontata da Harmony Korine e Larry Clark ci sono tutti.

Conclusioni

Alla fine della recensione di Skate Kitchen non possiamo non ribadire l'unicità di un film, che ricalca i clichè del cinema indie e rivisita da un punto di vista femminile un genere cinematografico già ben esplorato da Larry Clark e Harmony Korine. La regista Crystal Moselle conferma il proprio sgardo moderno sul reale e cuce un racconto di emancipazione femminile in luoghi tradizionalmente dominati dal maschile tra skatepark, rave e rampe.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La rivisitazione di un genere cinematografico che riparte da un'istanza femminista.
  • Lo stile di Crystal Moselle in bilico tra fiction e vocazione documentaristica.
  • La scelta di far recitare le vere Skate Kitchen si rivela una mossa vincente per genuinità e verità.

Cosa non va

  • Un ritratto lucido ma forse un po' troppo edulcorato.